Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. Morningstar dedica l’intera settimana all’educazione finanziaria, tra i tanti temi coinvolti non potevamo non parlare di monete digitali. Oggi a parlarne con noi c’è Silvia Attanasio, responsabile ufficio innovazione di ABI, l’associazione bancaria italiana. Silvia lei sta lavorando da tempo su queste tematiche per ABI, partirei chiedendole di spiegarci cosa sono le monete digitali e come sono nate.
Silvia Attanasio: Le valute digitali sono rappresentazioni digitali di valore o di diritto. Cioè, un modo per scambiarsi valore nel mondo digitale. Una grande particolarità che è stata introdotta dalle tecnologie sottostanti a questo concetto di monete digitali, cioè blockchain e DLT, è l’unicità. Mentre normalmente possiamo duplicare qualunque oggetto digitale, possiamo fare copia-incolla di una foto, un testo o una pagina web, questo non può accadere con le monete digitali, altrimenti avremmo un grande problema. Quindi è stata questa innovazione che ha consentito di portare il concetto di valore anche nel mondo digitale.
Baselli: In questo contesto, già da un po’ si sente parlare di euro digitale. Ci può delineare un po’ meglio questo progetto? Quando è partito? Perché è nato? E a che punto siamo?
Attanasio: L’euro digitale rientra nel concetto delle monete digitale, che è un’area estremamente vasta, dove coesistono strumenti molto diversi: le criptovalute con la loro variabilità di valore, le stablecoin, … le monete di banca centrale sono proprio un’altra cosa. Sono passività di banca centrale, come lo sono le banconote e le monete, rese disponibili al pubblico in forma digitale. Quindi stiamo parlando della possibilità di avere qualcosa che è indipendente dal soggetto che me la sta offrendo e che posso utilizzare per i miei pagamenti.
Si tratta anche di una risposta ad azioni che sono state portate avanti da attori privati o da altri Paesi che stanno facendo ricerche e progetti analoghi, e che aiuterà la nostra banca centrale, cioè quella in cui riponiamo la massima fiducia, oserei dire, a tutela delle economie europee e della giurisdizione europea anche nel campo delle monete digitali.
Baselli: Concretamente, cosa cambierà l’implementazione di questo tipo di progetti? Fra 5-10 anni, quando l’euro digitale sarà una realtà, quale tipo di utilizzo potrà essere fatto di questo strumento? Quali saranno le conseguenze pratiche nella vita dei cittadini?
Attanasio: In larga parte la risposta a questa domanda dipende dalle decisioni che la BCE, dialogando con i diversi attori, sta prendendo proprio in questo periodo; siamo nel mezzo della fase di istruttoria dell’euro digitale, quindi molti temi sono in questo momento in fase di indagine. Però possiamo già dire certamente che i cittadini saranno in grado di scambiarsi denaro direttamente in forma digitale, fuori da scuola o a cena, utilizzando una app senza domandarsi “ma tu hai questo servizio?”, “ma io ho quest’altro servizio?”, perché il servizio che avremo in comune sarà l’euro digitale.
Con l’aiuto di alcuni strumenti, di alcuni ponti, a cui sta lavorando la Banca dei regolamenti internazionali questo potrebbe funzionare anche a livello internazionale; in più noi ci auguriamo che l’euro digitale possa essere programmabile, quindi introdurre la capacità di dare forma a processi di scambio diversi, come ad esempio la suddivisione di una spesa, o l’erogazione di un bonus, come ad esempio il bonus cultura, in un modo già immediatamente utilizzabile e in modo più semplice rispetto a come accade oggi, assicurando liquidità immediata, disponibilità immediata e controllo nativo di quelle che sono le regole di spendibilità.
Baselli: Grazie ancora a Silvia Attanasio. Per Morningstar, Valerio Baselli, alla prossima.
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