E’ allarme rosso per il clima. Gli scienziati continuano a ripetere che il tempo giusto per l’azione è adesso e che probabilmente siamo già in ritardo. D’altra parte, le conseguenze del surriscaldamento del pianeta sono sotto gli occhi di tutti. Dopo un’estate con un caldo e una siccità record in Italia e in altre parti d’Europa, ora stiamo vivendo un autunno con temperature elevate e, in alcuni luoghi, piogge devastanti.
L’Italia, così come le altre regioni del sud Europa, è particolarmente soggetta ai rischi climatici. Secondo il sesto rapporto di valutazione dell’IPCC (Intergovernmental panel on climate change, gruppo intergovernativo formato da scienziati che si occupa di studiare i cambiamenti climatici), le temperature, che sono già più alte di 1,1°C, stanno colpendo i sistemi naturali e umani nel Vecchio continente e le prospettive future sono negative soprattutto nelle aree meridionali.
I rischi climatici per l’Europa
L’IPCC ha individuato quattro rischi climatici chiave.
1)Mortalità e morbilità delle persone e cambiamenti negli ecosistemi dovuti al caldo.
2) Perdite sostanziali di raccolti agricoli nella maggior parte dell’Europa, che non saranno compensate da maggiori produzioni nel nord del continente.
3)Scarsità d’acqua: nel sud Europa, più di un terzo della popolazione sarà soggetto a scarsità d’acqua con un incremento delle temperature di 2 gradi. Con un aumento di 3 gradi, il rischio raddoppierà.
4) Con un incremento delle temperature di 3 gradi, i costi dei danni e le persone colpite da precipitazioni e inondazioni dei fiumi potrebbero raddoppiare.
I rischi chiave per l’Europa in uno scenario di basso-medio adattamento al climate change
Cosa si può fare
Secondo l’IPCC, ci sono diverse misure che l’Europa può adottare per affrontare e adattarsi al cambiamento climatico. Tra queste figurano i cambiamenti nelle abitudini e gli interventi negli edifici per far fronte a temperature sempre più torride, cambiamenti nelle pratiche agricole e negli allevamenti, maggior efficienza nell’uso dell’acqua, realizzazione di sistemi per gestire le alluvioni e revisione del modo di sfruttare i terreni.
Gli scienziati avvertono che in molte parti d’Europa i piani per affrontare i rischi climatici sono insufficienti e ci sono numerose barriere tra cui le risorse limitate, la mancanza di coinvolgimento del settore privato e dei cittadini, la scarsità di finanziamenti e/o di sensibilità politica e la poca consapevolezza dell’urgenza della situazione.
I rischi climatici in Borsa
Di fronte a questi scenari, può essere interessante per gli investitori conoscere i rischi climatici, in particolare il carbon risk, nel mercato azionario europeo.
In base alla definizione di Morningstar Sustainalytics, il carbon risk score è il rischio “non gestito” da un’azienda, ossia quello che rimane una volta dedotte le azioni che l’impresa intraprende per mitigare l’esposizione verso le emissioni inquinanti.
Secondo la definizione di Morningstar Sustainalytics, i punteggi di rischio carbonio indicano il grado in cui il valore economico di un'azienda è a rischio nella transizione verso un'economia a basse emissioni. Vanno da 0 a 100, dove i punteggi più bassi sono migliori, indicando un rischio di carbonio inferiore.
Ad esempio, se il punteggio è zero, significa che l'azienda ha un rischio materiale minimo o nullo in un'economia a basse emissioni di carbonio. Se è più di 50, significa che è improbabile che l'azienda sopravviva in un'economia low carbon.
Il Morningstar Portfolio Carbon Risk Score è il punteggio di rischio di carbonio ponderato per le attività dei titoli che compongono un indice o portafoglio (solo posizioni lunghe), calcolato in media negli ultimi 12 mesi.
L’analisi dell’indice Morningstar sul mercato azionario dell’Europa sviluppata (developed market – che esclude cioè i mercati emergenti) rivela che il Carbon risk score medio degli ultimi dodici mesi è stato pari a 7,96 punti, in un intervallo che va da zero a oltre 50. Sostanzialmente, il rischio climatico si può considerare basso (dati al 30 giugno).
La serie storica del Carbon risk score di questo indice mostra che dal 2017 (prima rilevazione disponibile), il rischio carbonio è diminuito, soprattutto grazie all’aumento della gestione da parte delle aziende. Secondo i dati Morningstar, nel periodo considerato, il punteggio di Carbon management, che misura la capacità delle aziende di intraprendere azioni per ridurre le emissioni, è passato da 44,71 a 65,41 punti.
Qual è l’esposizione alle fonti fossili del mercato europeo
Un altro dato interessante per comprendere i rischi climatici è l’esposizione alle fonti fossili dell’indice Morningstar developed markets Europe, ossia la presenza di aziende che derivano almeno il 5% dei loro ricavi da attività come l’estrazione di carbone termico, il suo uso per la produzione di energia, la produzione e l’uso di petrolio e gas. Sono anche incluse le imprese con un minimo del 50% dei loro ricavi da prodotti e servizi legati a petrolio e gas.
Dal quando la rilevazione è disponibile (2017), c’è stato prima un sensibile incremento dell’esposizione alle fonti fossili, seguito da una netta diminuzione durante la pandemia, quando i titoli energetici sono stati penalizzati e, di conseguenza, il loro peso nell’indice è sceso. I dati più recenti, però, rivelano un nuovo aumento dopo l’invasione russa in Ucraina. Negli ultimi mesi, infatti, non solo l’esposizione a questo comparto è cresciuta, ma si è tornato a parlare dell’uso del carbone e delle fonti fossili per far fronte alla carenza negli approvvigionamenti di gas naturale. Questa situazione potrebbe accrescere i rischi climatici.
Come ridurre i rischi climatici in portafoglio
Gli investitori che vogliono ridurre i rischi climatici in portafoglio, possono scegliere i fondi e gli ETF che prendono a riferimento gli indici climatici europei. La regolamentazione dell’UE prevede due tipologie di benchmark:
- EU Climate Transition Benchmark (CTB): le attività sottostanti sono selezionate, ponderate o escluse per creare un portafoglio che segua una traiettoria di decarbonizzazione in conformità con gli standard minimi stabiliti dal regolatore europeo.
- EU Paris-Aligned Benchmark (PAB): le attività sottostanti sono selezionate in modo tale che le emissioni di gas serra del paniere di riferimento siano allineate con gli obiettivi di lungo termine previsti dall'Accordo di Parigi sul clima (COP21).
Gli indici Morningstar sui mercati azionari sviluppati che rispettano i criteri dell’UE mostrano effettivamente un rischio climatico più basso. In particolare, il Morningstar Developed Europe PAB ha un punteggio di rischio carbonio di 5,86 come valore medio degli ultimi dodici mesi e un’esposizione alle fonti fossili del 3,99% (al 30 giugno 2022). Il Morningstar Developed Europe EU CTB, invece, ha un carbon risk score di 6,84 punti e un fossil fuel involvement dell’8,15%.
In termini di performance, l’indice europeo climate transition ha fatto leggermente meglio da quando Morningstar ha cominciato a calcolare i rendimenti (20 dicembre 2014), ma le differenze sono minime. La volatilità degli indici climatici (deviazione standard), invece, è stata leggermente più bassa nell’ultimo quinquennio.
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