Nei primi nove mesi del 2022 i risultati delle forme complementari hanno risentito del persistere della fase di discesa dei mercati azionari e di rialzo dei tassi di interesse, che a sua volta determina il calo dei titoli obbligazionari.
Secondo gli ultimi dati della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i rendimenti medi sono risultati negativi e pari a -10,6% e a -12,2%, rispettivamente, per fondi negoziali e fondi aperti; nei PIP di ramo III la performance media è stata pari a -12,4%. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari allo 0,8%.
Entrando nel dettaglio delle diverse linee d’investimento, si va dal -3,3% segnato in media dai fondi negoziali obbligazionari puri al -15,8% dei fondi aperti azionari puri. Nello stesso periodo, il TFR si è rivalutato del 5,2%.
Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, nei dieci anni e nove mesi trascorsi da inizio 2012 a fine settembre 2022, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 2,7% per i fondi negoziali, al 3% per i fondi aperti, al 3,3% per i PIP di ramo III e al 2,1% per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,2 per cento annuo.
Le adesioni
Al 30 settembre 2022, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono 10,1 milioni, in crescita di 410.000 unità (+4,2%) rispetto alla fine del 2021. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di 9,1 milioni di individui.
Secondo i dati Covip, i fondi negoziali registrano un incremento di 278.000 posizioni (+8%), per un totale a fine settembre di 3,735 milioni. Alla crescita delle posizioni hanno contribuito, oltreché i fondi per i quali già da tempo sono state attivate le adesioni contrattuali, ossia quelle che iscrivono automaticamente i nuovi assunti di diversi settori per effetto del versamento di un contributo minimo a carico del datore di lavoro, anche il fondo rivolto al pubblico impiego, per il quale è stata attivata l’adesione attraverso il cosiddetto silenzio-assenso per tutti i lavoratori neo assunti a partire da una determinata data.
Nelle forme pensionistiche di mercato, si rilevano 71.000 posizioni in più nei fondi aperti (+4,1%) e 38.000 posizioni in più nei PIP nuovi (+1,1%); alla fine di settembre, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,806 milioni e 3,652 milioni di unità.
Le risorse in gestione e i contributi
Le risorse destinate alle prestazioni sono, a fine settembre 2022, pari a 202 miliardi di euro; per effetto delle perdite in conto capitale determinate dall’andamento dei mercati finanziari, le risorse sono diminuite di circa 10,9 miliardi rispetto a dicembre del 2021. Nei fondi negoziali, l’attivo netto è di 60 miliardi di euro; esso ammonta a 26,7 miliardi nei fondi aperti e a 43,8 miliardi nei PIP “nuovi”. Nel periodo compreso tra gennaio e settembre del 2022 i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP nuovi sono stati pari a 9,2 miliardi di euro, 407 milioni di euro in più (+4,6%) rispetto al corrispondente periodo del 2021. L’incremento si riscontra in tutte le forme pensionistiche.
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