Benjamin Graham diceva: “il Sig. Mercato, nel breve periodo, è capriccioso. Ma nel lungo termine riflette il vero valore delle azioni, come una bilancia. L’investitore saggio, quindi, dovrebbe vendere o acquistare basandosi unicamente sui fondamentali delle società”.
Ispirandoci a una delle massime più famose del “decano di Wall Street”, abbiamo analizzato l'andamento dei mercati e dei settori europei negli ultimi tre anni, in occasione dell'anniversario dell’arrivo del Covid-19 nel Vecchio continente. Ci sono dei chiari vincitori e perdenti tra i settori e gli stili di investimento? La risposta è: assolutamente sì.
Se guardiamo alla performance dei comparti economici nel periodo che va dalla fine del 2019 ad oggi, quelli delle materie prime, dell’oil&gas e dei prodotti chimici hanno finora ottenuto i risultati migliori, seguiti da tecnologia e salute. Anche l'industria e i beni di consumo difensivi hanno tenuto relativamente bene.
I settori real estate, retail, travel&leisure e delle telecomunicazioni non sono riusciti a recuperare le perdite subite dalla fine del 2019, mentre i titoli bancari e del food&beverage hanno terminato il periodo in leggero rialzo.
La pandemia ha provocato una brusca, anche se breve recessione, seguita da una solida ripresa a livello globale. Tuttavia, ha anche prodotto difficoltà nelle catene di approvvigionamento globali e pressioni inflazionistiche durature. L’impennata dei prezzi delle materie prime e dell'energia è stata successivamente alimentata dalla guerra in Ucraina.
Le banche centrali, che hanno tardato nel capire che non si trattava di un’inflazione temporanea, sono state costrette a inasprire le loro politiche monetarie a un ritmo più veloce di quanto avrebbero probabilmente preferito, e in questo contesto i multipli di Borsa dei titoli azionari sono diminuiti e la dispersione dei rendimenti dei vari stili e settori economici è aumentata. Le azioni large cap europee hanno sottoperformato durante i primi lockdown e sono risalite quando i vaccini hanno iniziato a essere rilasciati, mentre quelle small cap hanno sovraperformato in entrambe le occasioni.
Questa tendenza si è invertita quest’anno, quando il segmento large cap ha iniziato a sovraperformare il mercato, mentre quello small cap ha sottoperformato.
Dal punto di vista degli stili di investimento, la pandemia ha provocato un'inversione di tendenza tra i segmenti value e growth, con le fasi di lockdown e ripresa che hanno favorito principalmente il secondo.
Nell’ultimo periodo abbiamo assistito al recupero delle azioni value, favorito dalle performance dei settori energia e materie prime e, in misura minore, dei titoli bancari e assicurativi.
Probabilmente, tre anni non sono un lasso di tempo abbastanza lungo per determinare se alcuni settori saranno dei vincitori nel lungo periodo, e la guerra in Ucraina rende ancora più complicato fare delle previsioni. Anche la situazione in Cina, dove la crisi del Covid-19 continua sia politicamente che socialmente, non aiuta.
Ci sono molti fattori di incertezza e ciò rende difficile sapere se l'economia mondiale cadrà davvero in una recessione. Nella maggior parte dei paesi sviluppati, il tasso di disoccupazione è attualmente piuttosto basso, ma potrebbe aumentare se l'economia dovesse peggiorare. E anche le condizioni finanziarie sono più rigide rispetto a un anno fa.
La liquidità sta diventando scarsa e probabilmente si sposterà verso quelle industrie considerate maggiormente in grado di crescere in modo sostenibile pur continuando a essere redditizie. Del resto, per citare un famoso giornale, “ci troviamo nel più strano ciclo economico a memoria d'uomo”, ed è tutt'altro che finito.
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