Il 2022 verrà ricordato come il peggiore degli ultimi 20 anni sui mercati azionari globali. Abbiamo provato a fare un bilancio guardando alle performance dei principali mercati geografici e settoriali attraverso gli indici Morningstar. Per uniformare i dati abbiamo calcolato i rendimenti di tutti i benchmark in euro, ponendoci nell’ottica di un investitore europeo, ma il lettore deve tenere conto dell’effetto del tasso di cambio.
Guardando ai risultati in euro, l’indice Morningstar EM Americas è stato l’unico a realizzare una performance positiva (+4,77% in euro) che gli ha permesso di sovraperformare la media delle Borse mondiali di oltre 15 punti percentuali.
Il contributo maggiore a questo risultato è arrivato dal mercato brasiliano, che pesa per il 64% circa della capitalizzazione di mercato complessiva dell’indice della regione e che nel periodo preso in considerazione è salito del 26,6% (in euro). Il Messico, che conta per il 24,3% della performance del benchmark, ha guadagnato il 17%, mentre il Cile (che incide per il 6,5%) ha registrato il miglior risultato facendo segnare +34%. Questi risultati risentono fortemente del deprezzamento della moneta unica verso le valute della regione. Negli ultimi 11 mesi, infatti, l’euro ha perso più del 10% nei confronti del peso messicano e del real brasiliano, mentre il cambio euro/peso cileno è sceso di circa il 3%.
L’indice Morningstar EM Europe ha sofferto il crollo della Borsa di Mosca in seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina (successivamente i titoli quotati sui listini russi sono stati eliminati dall’indice Morningstar), e non è bastata la straordinaria performance del mercato turco, che pesa per circa il 45% sulla capitalizzazione di mercato dell’indice, e che nel periodo considerato ha raddoppiato il suo valore di Borsa (+156% in valuta base)
La negativa performance dell’Asia emergente è da imputare alle vendite registrate sui listini di Cina, Taiwan e Corea del Sud, che complessivamente pesano per circa il 70% della capitalizzazione di mercato del benchmark. In particolare, le perdite accumulate dalle Borse cinesi sono da attribuire alla cattiva intonazione dei settori consumer cyclical e delle telecomunicazioni, che hanno sofferto le forti vendite piovute sui titoli delle Internet company come Alibaba, Tencent e Baidu in seguito alla nuova regolamentazione introdotta dal Partito comunista cinese sia in materia di trasparenza delle loro attività che di antitrust. Nel caso dei mercati dell’Asia emergente, i rendimenti sono solo leggermente distorti dal rafforzamento dell’euro nei confronti delle monete cinesi, taiwanesi e coreane quantificabile attorno al 3%.
La performance dei mercati sviluppati
L’indice Morningstar US Market, a fine novembre, ha ceduto circa il 7% (in euro). Questo risultato, che lo colloca in una posizione migliore rispetto al Morningstar DM Europe (-10,73%), risente del deprezzamento della moneta unica nei confronti del dollaro (attorno al 5%). In valuta base, infatti, i listini statunitensi hanno ceduto oltre il 15%.
Sul risultato della Borsa di New York ha pesato la cattiva intonazione dei settori tecnologia, consumer cyclical e telecom, e in particolare le forti vendite che hanno colpito i cosiddetti titoli FAANG (Facebook, Apple, Amazon e Google, ora denominati come Meta Platforms, Apple, Amazon.com e Alphabet).
Apple, Amazon.com e Alphabet pesano complessivamente per oltre il 10% della capitalizzazione di mercato dell’indice e nel periodo preso in considerazione hanno registrato perdite rispettivamente pari al 7,4%, al 36% e al 23% (in euro).
A compensare parzialmente il negativo risultato riportato da questi settori, ci hanno pensato gli energetici, in rialzo dell’87%, e i titoli dei settori healthcare e beni di consumo difensivi, che complessivamente rappresentano il 23% circa della capitalizzazione di Borsa dell’indice.
Il mercato europeo ha sofferto la deludente performance di alcuni listini dei paesi nordici: Germania, Svezia e Olanda, che pesano per circa un quarto della capitalizzazione di mercato dell’indice Morningstar DM Europe e che hanno accusato le perdite maggiori (rispettivamente -14%, -24% e -16%), mentre i paesi del Mediterraneo, il Regno Unito e la Danimarca sono stati quelli che sono riusciti a limitare meglio i danni.
Il Giappone ha sofferto la cattiva intonazione dei settori tecnologia, beni di consumo ciclici e industria, che complessivamente pesano per oltre il 55% della capitalizzazione di mercato del benchmark. L’indice del paese ha ceduto poco meno del 10% (in euro), ma anche in questo caso il dato risente di un apprezzamento di oltre il 10% del tasso di cambio euro/yen (in valuta base l’indice ha perso solo lo 0,95%).
L’andamento dei settori economici
Tra i settori economici vince quello energetico, seguito a distanza dai comparti difensivi quali utility, consumer defensive e salute. I titoli energetici hanno capitalizzato nel migliore dei modi l’ascesa dei prezzi del barile e del gas naturale, saliti nel corso del 2022 ai massimi dagli ultimi 10 anni, mentre le azioni difensive hanno beneficiato del peggioramento del quadro macro a livello globale, con la crescita dell’inflazione e dei timori per l’ingresso in una fase di recessione che hanno spinto gli investitori a cercare riparo in segmenti del mercato meno sensibili all’andamento del ciclo economico.
In fondo alla classifica troviamo il settore telecom, che nel corso del 2022 è stato fortemente penalizzato dalle vendite che hanno colpito le Internet company, come Alphabet, Tencent e Meta Platforms, e le piattaforme di contenuti multimediali come The Walt Disney, Netflix e Comcast, che nel periodo preso in considerazione hanno perso rispettivamente il 30%, il 43% e il 17%. Male anche i comparti consumer cyclical e real estate, che hanno registrato perdite comprese tra il 15% e il 18%. Il primo ha risentito delle vendite che hanno colpito le azioni Amazon.com (-36%) e Tesla (-38%), che insieme pesano per circa il 20% della capitalizzazione di mercato dell’indice Morningstar Global Consumer Cyclical. Il secondo ha sofferto la risalita dei tassi di interesse, in particolare negli Usa, mercato al quale l’indice è esposto per oltre il 60% della sua capitalizzazione di Borsa.
Le valutazioni di mercato
Se guardiamo alla valutazione in termini di rating assegnato dagli analisti di Morningstar alle azioni coperte dalla nostra analisi, possiamo dire che a fine novembre il mercato globale è ancora relativamente sottovalutato.
Il Morningstar Stock Rating misura il livello di sottovalutazione o sopravvalutazione a cui i titoli sono scambiati sul mercato. Pertanto, guardando il numero di azioni che ottengono 4 e 5 stelle (in verde nel grafico sottostante) e il numero di azioni con 1 o 2 stelle (in rosso) possiamo capire se il mercato azionario è a sconto o se invece è troppo costoso.
Novembre è stato un mese positivo per i mercati. L'indice Morningstar Global Markets, che riflette l'andamento dei mercati azionari globali, ha guadagnato il 3,4% in euro. Per questo motivo la percentuale di azioni con 4 o 5 stelle (il campione è composto dalle 1.441 società coperte dal nostro team di analisti azionari) è scesa dal 63% al 53%. Per quanto riguarda i titoli con 1 o 2 stelle, la quota è aumentata rispetto al mese scorso passando dal 12% al 16%.
Facendo un confronto tra Europa e Stati Uniti, il grafico sottostante mostra chiaramente come le azioni scambiate sui listini del Vecchio continente siano valutate dal mercato a prezzi più convenienti rispetto a quelle statunitensi. In Europa, la percentuale di azioni a 4 e 5 stelle ha raggiunto il 62% (a fine novembre), rispetto al 47% degli Usa. Anche la quota di azioni a 1 e 2 stelle è inferiore in Europa rispetto agli Stati Uniti (10% contro 19%).
In quale settore è più facile trovare occasioni di investimento?
Nei due grafici che seguono, relativi ai settori economici a livello globale, sono rappresentate la quota dei titoli con rating pari a 1 e 2 stelle (sopravvalutati) e quella delle azioni valutate dagli analisti con un rating di 4 e 5 stelle (sottovalutati). Da questi dati si può concludere che energia e beni di consumo difensivi sono i comparti più costosi (la percentuale di titoli con rating pari a 1 o 2 stelle è rispettivamente pari al 25% e al 30%) mentre i titoli telecom, dell'immobiliare e i tecnologici sono tra i settori più economici (con una percentuale di titoli a 4 e 5 stelle rispettivamente del 71%, 71% e 66%).
Alla redazione del pezzo ha partecipato Fernando Luque, Editor per Morningstar Spagna.
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