A Piazza Affari non basta il recupero nel terzo trimestre. L’indice Morningstar Italy ha chiuso il 2022 registrando un passivo del 13,4% (rendimento in euro al 16 dicembre 2022), in linea con la media dei listini del Vecchio continente. Ma quali sono i top e i flop tra le holding che compongono il benchmark?
Large cap
Nel segmento Large cap brillano gli energetici Tenaris ed Eni, che nel periodo considerato hanno guadagnato rispettivamente il 70,33% e il 10,83% cavalcando il rally del prezzo del petrolio, salito nel 2022 ai massimi dagli ultimi 10 anni. Molto bene anche Atlantia (+35%), che nel corso dell’anno ha beneficiato della ripresa del traffico aereo e autostradale, con la fine delle restrizioni imposte dal Covid, del crescente interesse degli investitori, che ipotizzano nuovi investimenti a livello internazionale grazie agli 8 miliardi di euro incassati dalla cessione della partecipazione in Autostrade, e dall’Opa lanciata dalla famiglia Benetton per finalizzare il delisting del titolo (avvenuto il 9 dicembre scorso).
Male le utility Snam ed Enel, che hanno perso rispettivamente l’8,36% e il 24,34% in scia alla cattiva intonazione del comparto, che in Europa soffre per la risalita dei tassi di interesse e per l’incertezza attorno al prezzo dell’energia, e il titolo Ferrari (-8,63%), che ha pagato un cattivo avvio di 2022, in seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina, ma che nella seconda metà dell’anno ha parzialmente recuperato grazie ai buoni risultati delle trimestrali.
Mid Cap
Nel segmento mid-cap brillano i titoli bancari. Il comparto, in media, ha sovraperformato il mercato italiano, anche se le big non sono riuscite a registrare performance positive, ma i titoli Banco BPM e Credito Emiliano hanno realizzato guadagni superiori al 20%.
Nel caso di Banco BPM, le quotazioni hanno beneficiato di numerosi fattori positivi come la risalita dei tassi di intesse, le speculazioni di una possibile acquisizione della banca da parte di Credit Agricole (che ora detiene una partecipazione attorno al 9%), i buoni risultati delle trimestrali e l’upgrade di diversi analisti tra cui quelli di Jefferies ed Equita Sim. Il titolo Credem ha avuto un’ottima seconda metà dell’anno in cui è stato spinto dai numeri positivi registrati nel secondo e nel terzo trimestre.
I guadagni di Leonardo (+24,9%), invece, sono maturati nella prima metà dell’anno, quando lo scoppio del conflitto in Ucraina ha costretto molti paesi a rivedere al rialzo gli investimenti nella difesa.
I peggiori del segmento mid-cap sono stati Amplifon, Nexi e Telecom Italia, che hanno perso rispettivamente il 42,8%, il 47,4% e il 53,14%.
Nexi ha pagato i conti inferiori alle attese del mercato e i timori per la crescita del suo indebitamento. L’aumento della leva finanziaria prodotto dalle numerose operazioni straordinarie concluse dall’azienda nell’ultimo anno, infatti, ha indotto diversi analisti a tagliare il target price e a rivedere le loro raccomandazioni, facendo scattare forti vendite sul titolo.
Amplifon ha sofferto il profit warning lanciato dalla concorrente svedese Sonova per il 2022, mentre Telecom Italia ha toccato a fine settembre il punto più basso degli ultimi 20 anni in scia ai conti negativi dell’azienda, come testimoniato dalle svalutazioni in bilancio e dalle prospettive di crescita per l’anno in corso troppo conservative, e dal primo taglio del dividendo per le azioni di risparmio dal 1997.
Small cap
Tra le azioni del segmento Small cap brillano ancora i bancari e in particolare BFF Bank e Banca Popolare di Sondrio Spa, in rialzo rispettivamente del 10,8% e del 7,5%. Rai Way, leader nel comparto delle infrastrutture e dei servizi di rete per broadcaster, ha guadagnato il 10% circa in scia alle speculazioni di un possibile interessamento di EI Towers e in generale di un consolidamento del settore.
I maggiori ribassi sono stati registrati da Illimity Bank, GVS Spa e Saipem. Il 2022 è stato un anno orribile per la società attiva nell’industria dei servizi per il settore dell’energia che ha perso circa l’80% della sua capitalizzazione di mercato. A inizio anno, la revisione delle previsioni per l’esercizio del 2021, con una perdita stimata superiore a un terzo del capitale, ha dato il primo forte scossone al titolo, il secondo è arrivato in seguito alle difficoltà nel completare il suo aumento di capitale.
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