Il 2022 si è chiuso con rendimenti negativi per la maggior parte degli investitori in fondi ed ETF (Exchange traded fund). Su oltre 300 categorie Morningstar, che comprendono le strategie attive e passive, solo una quarantina ha registrato performance positive.
-Migliori fondi ed ETF: azionari Turchia, settore energetico, strategie Systematic trend
-Peggiori fondi ed ETF: immobiliare indiretto europeo, settore tecnologico, obbligazionari euro a lungo termine.
-Hanno segno meno le categorie di fondi che generalmente costituiscono la parte centrale di un portafoglio diversificato.
I migliori fondi ed ETF
I migliori fondi sono stati gli azionari Turchia (+108,48% in euro), seguiti dal settore energetico (+36,21%). Al terzo posto troviamo le strategie Systematic trend in dollari (+21,66% in euro), che includono approcci trend-following e price momentum (utilizzano posizioni corte e lunghe su future, opzioni e altri derivati).
Azionari Turchia
La Borsa turca ha guadagnato oltre il 122% in euro nel 2022, un dato che si confronta con il -12,96% messo a segno dai mercati azionari globali. Il rally, però, non è stato guidato da ragioni fondamentali. Come ha spiegato in questo articolo Mohsin Memon, gestore sui mercati emergenti di Schroders, “a causa di tassi di interesse reali negativi e di rendimenti governativi poco attraenti, gli investitori locali sono stati costretti a entrare nel mercato azionario per cercare di proteggere i loro risparmi dall'inflazione dilagante”.
Settore energetico
I fondi azionari specializzati sul settore energetico erano stati tra i migliori anche nel 2021. Nell’ultimo anno hanno continuato a beneficiare del rally dei prezzi del gas naturale e del petrolio, che si è accentuato dopo l’invasione russa in Ucraina a febbraio. Il 19 dicembre, l’Unione europea ha trovato un accordo sul tetto al prezzo del gas, ma il 2023 rimane molto sfidante. Intervistato da Morningstar, Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ha dichiarato che “i prezzi del gas continueranno a rimanere alti e la crisi è destinata a durare”.
Systematic trend
Le strategie alternative sono state tra le poche ad offrire rendimenti positivi nel 2022. Per questi fondi, chiamati anche liquide alternative, l’anno era partito bene, seppure con una grande dispersione dei rendimenti. Oltre ai fondi Systematic trend, troviamo tra i migliori degli ultimi dodici mesi anche i Multistrategy e gli Equity Market Neutral.
Francesco Paganelli, senior analyst di Morningstar, aveva detto che le condizioni di mercato stavano cambiando già a luglio del 2021: “Negli ultimi anni, un portafoglio classico (50% azionario e 50% obbligazionario in Europa e 60/40 negli Stati Uniti) ha funzionato molto bene, grazie alle politiche monetarie espansive delle banche centrali e ai bassi tassi di interesse. Gli investitori, abituati ai ritorni a doppia cifra dell’ultimo decennio, dovranno ricalibrare le loro aspettative in un contesto di alte valutazioni azionarie, tassi di interesse in salita e ritorno dell’inflazione. L’obiettivo dei liquid alternative di ritorni positivi e non correlati con il mercato potrebbe acquistare maggior valore in una fase dove le azioni e le obbligazioni faticano a dare diversificazione”. Ed è proprio quello che è accaduto quest’anno.
I peggiori fondi ed ETF
Tra i peggiori fondi ed ETF troviamo gli Azionari sull’est Europa e la Russia, molti dei quali hanno sospeso il calcolo del valore delle quote, oltre che le sottoscrizioni e i riscatti, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Come conseguenza, Morningstar non calcola più le medie di categoria da fine aprile 2022. Nell’arco dei dodici mesi, invece, in fondo alla classifica ci sono gli Obbligazionari in euro a lungo termine (-35,51%), l’Immobiliare indiretto – Europa (-33,95%) e gli Azionari settore tecnologia (-32,04%).
Obbligazionari in euro a lungo termine
In un anno di rendimenti generalmente negativi per il reddito fisso, la peggior categoria è stata quella degli Obbligazionari in euro a lungo termine. Il mercato dei bond ha vissuto uno dei periodi più neri della sua storia nel 2022, a causa di un mix di rialzo dei tassi di interesse, elevata inflazione e rallentamento economico. In particolare, sono stati penalizzati i titoli con scadenze più lunghe perché sono più sensibili all’inasprimento delle politiche monetarie.
Prevedere come sarà il 2023 è difficile, tuttavia alcuni indicatori rivelano che potrebbe essere diverso. Le obbligazioni, soprattutto quelle governative, sono tornate ad avere rendimenti interessanti, dopo i forti rialzi dei tassi da parte delle banche centrali.
Secondo Marta Norton, responsabile investimenti per le Americhe di Morningstar Investment Management (MIM), sia i titoli governativi, sia i corporate bond e il debito investment grade e high yield presentano aree di opportunità. “Non devi prendere troppo rischio per avere un certo ritorno”, dice. “Questo è un cambio di mentalità rispetto al passato”.
Immobiliare Indiretto – Europa
E’ stato un anno particolarmente negativo anche per i fondi che investono in titoli immobiliari europei. Il settore ha sofferto l’incremento dei tassi di interesse e le prospettive rimangono fosche.
“Il forte aumento dei costi di finanziamento potrebbe portare a un rallentamento dell’attività immobiliare e, in alcuni Paesi dove si registra un indebitamento elevato, a una correzione dei prezzi”, spiega Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS GWM in Italia. “Nel nord Europa il valore dei mutui rispetto al Pil (Prodotto interno lordo, Ndr) è molto elevato, per esempio superiore all’80% nei Paesi Bassi, mentre è solo del 31% in Italia”.
Settore tecnologico
Tra i peggiori fondi nel 2022 ci sono quelli del settore tecnologico, che hanno voltato decisamente pagina dopo tre anni di forti rialzi. L’indice Morningstar Global technology ha perso circa il 28% in euro nel 2022, facendo decisamente peggio del mercato globale. A guidare i ribassi sono state le cosiddette big tech come Microsoft, Amazon, Meta Platform (Facebook), Alphabet (Google), Nvidia (semiconduttori) e Apple.
Morningstar ha stimato che la capitalizzazione delle sei big tech statunitensi sia scesa di circa 4 mila miliardi di dollari nel 2022, dai 10,7 mila miliardi raggiunti alla fine del 2021. Cosa aspettarsi nel 2023?
“Prevediamo che le imprese continueranno a portare avanti molte delle loro iniziative di trasformazione digitale, sebbene a un ritmo più lento, anche a fronte della moderazione degli aumenti dei tassi e del rallentamento dell'attività economica. Ciò è dovuto al fatto che questi investimenti stanno trainando i necessari aumenti di produttività, soprattutto in un contesto inflazionistico”, afferma Jonathan Curtis, Portfolio Manager di Franklin Equity Group. “Al contrario, prevediamo una maggiore incertezza nel settore della tecnologia di consumo, dato che gli elementi favorevoli del Covid-19 continuano a moderarsi, i prezzi dell'energia aumentano in Europa e l'attività economica globale rallenta”.
In sofferenza il portafoglio core
Il 2022 è stato un anno difficile per i fondi che generalmente rappresentano la parte centrale di un portafoglio diversificato.
Gli azionari Europa a larga capitalizzazione hanno registrato perdite tra il 7,24% delle strategie value e il 19,85% di quelle growth. Queste ultime sono state più penalizzate di quelle orientate al valore nelle principali regioni del globo. Segno meno anche per l’equity statunitense. Gli azionari internazionali hanno lasciato sul terreno in media tra il 4,58% dei value e il 22,27% dei growth. Non è andata meglio sui mercati emergenti (-16,61% in euro).
Nel reddito fisso, i fondi e gli ETF specializzati in titoli governativi in euro sono scesi di circa il 15% e perdite a due cifre hanno colpito anche i diversificati e i comparti con focus sui corporate bond. I fondi indicizzati all’inflazione hanno largamente deluso (-6,96%).
“Il fatto che l'inflazione sia elevata e in aumento non significa che un fondo o un indice inflation-linked guadagni per forza. Anzi, spesso avviene il contrario. Ciò che conta di più, infatti, è quello che si prevede accadrà all'inflazione nei mesi, trimestri e anni a venire”, ha spiegato Valerio Baselli, senior editor di Morningstar in un articolo del settembre scorso.
Effetto cambio euro/dollaro
Le differenze nei tempi e modi delle politiche monetarie tra Stati Uniti ed Eurozona hanno generato un rafforzamento del dollaro, di cui gli investitori europei devono tenere conto quando guardano alle performance dei loro investimenti in valuta americana. Ad esempio, i fondi obbligazionari governativi in dollari hanno perso mediamente il 5,79% in euro, mentre in valuta base la performance è stata del -11,59%. Gli azionari USA large cap in stile blend sono scesi di circa il 14% in euro e di quasi il 20% in dollari.
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