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Consumatori italiani sempre più sostenibili, ma tra il dire e il fare…

Secondo la ricerca promossa da Agos Insights in collaborazione con Eumetra, il 77% degli italiani è sensibile ai temi ESG, ma – soprattutto in tempo di crisi – non tutti sono pronti a pagarne il prezzo. Quattro i gruppi sociali individuati a seconda del loro atteggiamento verso la sostenibilità.

Valerio Baselli 12/01/2023 | 15:21
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ESG

Dal risparmio energetico all’economia circolare, dalla mobilità agli acquisti responsabili. Sono alcuni dei temi trattati dalla ricerca Agos Insights – I nuovi consumi sostenibili, promossa da Agos (società leader nel credito al consumo partecipata per il 61% dal Gruppo Crédit Agricole e per il 39% d Banco BPM) in collaborazione con Eumetra e presentata questa mattina a Milano.

Il sondaggio, condotto su circa 2.000 persone, mira a diventare un appuntamento annuale per monitorare le abitudini delle famiglie sul fronte green. Ecco le principali osservazioni.

Green sì, soprattutto se conviene
La transizione energetica è sicuramente il tema più sentito in un momento storico che vede forti rincari su tale fronte. In questo senso, il 71% degli italiani ha modificato i propri comportamenti nell'ottica di una maggiore sostenibilità all'interno delle mura di casa e il 69% ha adattato le proprie abitudini per ottenere un maggior risparmio energetico, anche con l’obiettivo di ridurre le spese. Le persone, si legge nello studio, sono in particolare interessate alle potenzialità di un miglioramento della classe energetica di casa (90%) e degli elettrodomestici (94%). 

Sempre sul fronte energetico, emerge un gran bisogno di consulenza. Solo il 38% degli intervistati, infatti, si dichiara consapevole di quanto incidano gli elettrodomestici sulla bolletta. Perciò i consumatori chiedono ad aziende e rivenditori di aiutarli a capire meglio differenze e vantaggi di una soluzione più “verde”.

Sembra invece più difficile modificare le proprie abitudini sul piano della mobilità – solo il 15% degli italiani dichiara di aver individuato soluzioni meno inquinanti per spostarsi – e per i propri acquisiti – il 31% compra anche in funzione della sostenibilità. Uno dei freni alla modifica di questi comportamenti, conferma lo studio, è il costo spesso significativo delle alternative davvero ESG.

Il paradosso dei giovani
Apparentemente contradditoria sembra essere la Generazione Z (tra i 18 e i 24 anni) che, a parole, non dà particolare importanza al tema ma che risulta essere la più attiva nel cercare di comportarsi in modo rispettoso, anche quando questo costa qualcosa di più (l'86% pagherebbe di più per un prodotto sostenibile, contro il 73% di media). “Questi dati riflettono probabilmente il fatto per cui è quasi inutile e superfluo per i giovani ribadire l’importanza del tema, ormai già profondamente interiorizzata, ma più importante agire concretamente”, afferma Ludovico Mannheimer, senior marketing & digital researcher di Eumetra, intervenuto durante la presentazione. “Per i più giovani, ad esempio, fare la raccolta differenziata è del tutto normale, non lo vivono come un cambiamento del proprio stile di vita”.

L’economia circolare (ad esempio la compravendita di abiti e oggetti usati) emerge come modo per essere sostenibili, apprezzata dal 78% degli italiani e utilizzata quasi dalla stessa percentuale (77%), in particolare dai più giovani, che la considerano ormai una modalità di acquisto al pari delle altre.

Gli italiani: idealisti, concreti, impossibilitati e indolenti
A seguito dell’analisi, gli autori hanno delineato quattro grandi tipologie di italiani, con diversi atteggiamenti verso la sostenibilità in base soprattutto al grado di attenzione e di importanza attribuita al tema e alle risorse economiche a disposizione della famiglia:

1)Il gruppo degli “Idealisti” (31%), il più diffuso tra la generazione Z, è caratterizzato da un'età giovane e da risorse economiche a disposizione. Sono i più orientati verso i temi della sostenibilità, quelli che li ritengono più importanti e che più ci stanno attenti nei comportamenti di tutti i giorni.

2)I “Concreti” sono il gruppo più numeroso (32%), prevalentemente femminile. Composto principalmente da persone delle età di mezzo - dai 35 ai 55 - si trovano ad avere a che fare con spese e impegni quotidiani che spesso non permettono di attuare comportamenti sostenibili quanto si vorrebbe. Avendo infatti figli a carico e/o genitori anziani hanno diverse spese che, pur di fronte ad un reddito buono, non permettono di affrontare i costi di molti prodotti sostenibili.

3)Gli “Impossibilitati” (21%) sono un gruppo principalmente maschile e con titoli di studio più bassi. Fanno spesso lavori mal pagati e hanno maggiori difficoltà nel fronteggiare le spese mensili (es. bollette): in questo quadro non stupisce che la sostenibilità sia ritenuta un tema secondario. Hanno sì qualche comportamento green, ma più collegato al tema della riduzione delle spese. Sono di certo i meno propensi a spendere qualcosa di più per prodotti o servizi sostenibili.

4)Gli “Indolenti” (16%) sono un altro gruppo a prevalenza maschile, come i concreti composto da molte famiglie, spesso con un buon grado di istruzione. Stanno bene economicamente e ritengono importante il tema della sostenibilità, ma hanno poca voglia (e forse tempo) di impegnarsi in prima persona. Sono infatti più che disponibili a spendere di più e a utilizzare le proprie risorse per iniziative a favore della sostenibilità, ma non a cambiare i propri comportamenti.

E tu, a quale gruppo pensi di appartenere?

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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