Il settore tecnologico è stato il vero protagonista del rally di mercato più lungo di sempre: tra il 2009 e il 2021, l’indice MSCI World Information Technology è salito di oltre il 650%, segnando solo due annate negative in termini di rendimenti, il 2011 (-2,5%) e il 2018 (-2,6%) e battendo quasi sempre l’MSCI World (addirittura triplicandolo nel 2020).
In tale contesto, strumenti di facile utilizzo, trasparenti e a basso costo come gli Exchange traded fund hanno guadagnato sistematicamente fette di mercato a discapito dei fondi gestiti attivamente, i quali comunque detengono tuttora l’80% degli asset della categoria Morningstar Azionari settore tecnologia.
L’anno scorso, con l’arrivo del mercato orso, il tonfo è però stato pesante: -31% contro il -18% del mercato azionario globale. Di conseguenza, il patrimonio gestito dagli ETF europei esposti al settore tech è diminuito di ben 8 miliardi di euro, scendendo da 32 a 24 miliardi.
Tuttavia, gli investitori non sembrano aver abbandonato la nave. Nel corso del 2022 la categoria è comunque riuscita ad attrarre flussi, registrando una raccolta netta modesta ma comunque positiva, pari a 854 milioni (nel 2021 e nel 2022, la raccolta netta era stata rispettivamente di 6,4 e 6,5 miliardi).
A rimarcare la resilienza dei replicanti tech, c’è anche il fatto che nel 2022 il tasso di crescita organica (che misura la percentuale dei flussi in base al patrimonio iniziale) della categoria è stato del 2,7%, un risultato più che discreto considerando l’andamento del mercato azionario, seppur inferiore al 5,2% di crescita organica segnato dagli ETF azionari nel loro insieme nel 2022.
Attualmente ci sono 84 ETF azionari settore tecnologia quotati su Borsa Italiana. Di questi, 25 sono stati quotati nel 2022. Di seguito i primi dieci in termini di patrimonio gestito al 12 gennaio 2023.
Tra questi, si distingue a livello di masse l’iShares Automation & Robotics UCITS ETF (RBOT), replicante fisico dell’iSTOXX® FactSet Automation & Robotics Index, un benchmark composto da 159 società che generano introiti significativi da settori specifici associati allo sviluppo della tecnologia dell’automazione e della robotica. I due componenti principali sono attualmente le aziende statunitensi Lattice Semiconductor Corp (LSCC) – attiva nel campo dei semiconduttori e specializzata nella produzione di componenti elettronici programmabili – e Intuitive Surgical Inc (ISRG), la quale sviluppa, produce e commercializza un sistema robotico per l’assistenza alla chirurgia mini-invasiva.
Segue il fondo L&G Cyber Security UCITS ETF (ISPY); si tratta di un fondo esposto a un gruppo di società globali che generano una percentuale consistente dei loro ricavi nel settore della sicurezza cibernetica; in particolare, fornitori di infrastrutture che sviluppano hardware e software per tutelare l’accesso interno ed esterno a file, siti internet e reti, oppure aziende che forniscono servizi di consulenza e di sicurezza cibernetica.
Il confine sottile tra tematici e settoriali
Merita un approfondimento la questione relativa alla differenza tra investimenti tematici e settoriali. In generale, possiamo dire che non tutti i fondi settoriali sono tematici, mentre è quasi sempre vero il contrario. Quello dell’industria tecnologica è un buon esempio, in quanto secondo la metodologia Morningstar, i comparti tecnologici per essere inclusi nell’universo degli investimenti tematici non devono semplicemente investire in società del settore tech, bensì devono puntare esplicitamente a uno o più temi specifici, come le tecnologie di prossima generazione.
Sugli 84 ETF appartenenti alla categoria Azionari settore tecnologia, quindi, ce ne sono 18 che Morningstar non considera investimenti tematici. Tra questi, troviamo ad esempio l’Xtrackers MSCI World Information Technology UCITS ETF 1C (XDWT).
Per quanto riguarda gli altri 66, invece, troviamo tre casi in cui l’ETF è sì inserito nell’universo dei tematici dagli analisti di Morningstar, ma non nel gruppo dedicato al tema della tecnologia. Il Rize Education Tech and Digital Learning UCITS ETF A USD (LERN), per esempio, viene assegnato ai temi sociali e dell’istruzione in particolar modo.
Occhio a cosa si ha in portafoglio
Come sempre, è fondamentale che gli investitori comprendano ciò che possiedono, ma ciò è ancor più vero quando si scelgono fondi esposti a un particolare settore, come quello della tecnologia.
Questo tipo di fondi ha, nella stragrande maggioranza dei casi, un profilo dimensionale minore rispetto ai benchmark azionari globali, il che significa che investono in società più piccole. Questa inclinazione verso le small cap è in alcuni casi particolarmente pronunciata. Il già citato L&G Cyber Security ETF, ad esempio, detiene il 78% del suo portafoglio in titoli di media (33%), piccola (33%) e piccolissima capitalizzazione (12%). Altro aspetto importante riguarda le esposizioni di stile. Tipicamente, infatti, i fondi tech che seguono un tema tecnologico investono in titoli di tipo growth.
Infine, chi sceglie di puntare su un fondo esposto a questo settore deve farlo in un’ottica di lungo periodo. Come spiegava Giancarlo Sandrin (responsabile Italia di Legal & General IM) in un’intervista del 2020, “essendo un trend futuro è interessante per un investitore investire su queste tematiche, ma ci vuole un’ottica più di lungo termine. In realtà bisogna avere una visione più ampia. Non si può pensare che la guerra tecnologica interesserà solo le aziende del settore, ma influenzerà sempre più anche le large cap”.
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