Inflazione elevata e incertezza hanno frenato le aziende del settore consumer cyclical nel 2022. L’anno che avrebbe dovuto consolidare la ripresa per il comparto, dopo le enormi difficoltà attraversate durante la prima fase della pandemia, ha invece regalato nuove preoccupazioni, complice la significativa contrazione del potere d’acquisto dei consumatori e uno scenario geopolitico che non fa stare tranquilli sul futuro. Nonostante questo, però, ci sono industrie, come quella del turismo, che lo scorso anno hanno continuato a crescere e che mantengono ottime prospettive anche per il 2023.
Capitolo inflazione: dopo il picco raggiunto nel mese di ottobre, in cui si è attestata al 10,6% nei paesi dell’area euro, a novembre si è registrato il primo arretramento al 10,1% e, stando alle stime dell’Eurostat, a dicembre dovrebbe scendere ulteriormente al 9,2%.
In base alle previsioni degli analisti di Morningstar, l’inflazione è destinata a raffreddarsi ulteriormente nei prossimi mesi, dato che le cause principali del suo aumento, ovvero l’incremento dei prezzi di cibo ed energia, sono storicamente transitori e in fase di indebolimento. Nonostante questo, però, complice anche l’incertezza prodotta dal conflitto in Ucraina e dall’aumento dei tassi di interesse, la fiducia dei consumatori in Europa è ai minimi dalla crisi finanziaria del 2008.
Come mai, allora, l’industria del turismo non sembra avvertire difficoltà? Gli analisti di Morningstar evidenziano come ci siano diversi fattori che possono aiutarci a spiegare questa tendenza: “A sostenere la spesa nel settore ci sono sia elementi economici che psicologici. Dopo due anni di forti limitazioni negli spostamenti, infatti, le famiglie hanno potuto finalmente tornare a viaggiare e il desiderio di rifare le valige era tanto. Inoltre, il lungo periodo di lockdown ha permesso di accumulare un budget extra da spendere e la possibilità di lavorare da remoto dà molta più flessibilità nel pianificare gli spostamenti”, dice Jelene Sokolova, analista azionaria di Morningstar.
La domanda di viaggi in Europa ha superato i livelli pre-pandemia e, stando ai commenti degli operatori di travel retail come Dufry, l’aumento dei prezzi dei biglietti dei voli aerei non ha prodotto fino ad ora nessuna flessione sulle abitudini di spesa dei viaggiatori del Vecchio continente.
Discorso analogo vale per il mercato statunitense. Negli Usa, l’inflazione è in rallentamento negli ultimi tre mesi (pari al 7,1% a novembre) e la spesa per i viaggi è cresciuta da giugno a novembre scorso a un ritmo quattro volte più veloce rispetto a quello registrato dal settore retail in generale (dati: Mastercard SpendingPulse Survey). Inoltre, i dati della Transportation Security Administration americana, agenzia dedita al controllo degli aeroporti, mostrano come il numero dei passeggeri in transito dagli aeroporti americani a novembre sia stato pari al 95% di quello registrato a novembre 2019 e, in base ai dati riportati dalle società del settore coperte da Morningstar, nel terzo e nel secondo trimestre del 2022 i tassi di occupazione delle strutture alberghiere negli Usa sono stati in media rispettivamente del 111% e del 108% rispetto ai livelli registrati negli stessi periodi del 2019.
Nonostante questi numeri, però, l’indice Morningstar Global Travel Services ha ceduto il 23% in euro nel 2022 e in media i titoli del settore sono scambiati a un tasso di sconto del 30% circa. Il segmento più conveniente è quello delle navi da crociera, valutate mediamente con un rapporto Prezzo/Fair value (P/FV) di 0,5, seguito da quello dell’online travel a 0,6. Le aziende attive nell’industria dell’ospitalità, invece, sono leggermente più costose (P/FV pari a 0,8). Le occasioni di investimento, dunque, non mancano, considerato che l’81% dei titoli del comparto coperti da Morningstar sono valutati con un rating di quattro o cinque stelle.
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