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Campari brinda a un 2023 nel segno della forza dei marchi

Campari brinda a un 2023 nel segno della forza dei marchiIn attesa di conoscere il 21 febbraio i conti del 2022, il mercato apprezza la strategia M&A in Usa e la solidità del business.

Fabrizio Guidoni 17/01/2023 | 15:20
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Inizio anno positivo per Campari, che seppur mostrando una lieve minor forza in Borsa rispetto all’indice Ftse Mib, sta raccogliendo da diverse settimane l’attenzione positiva di investitori e analisti. Nel complesso, in effetti, secondo gli esperti il 2023 di quello che è uno dei maggiori player a livello globale nel settore degli spirit, con un portafoglio di oltre 50 marchi che si estendono fra brand a priorità globale, regionale e locale, sarà un anno sostanzialmente solido sul profilo dei conti, probabilmente più ostico nella prima parte ma in miglioramento sulla seconda. Ma per aver conferma di questo scenario incoraggiante bisognerà attendere almeno il 21 febbraio. In quella data infatti è in calendario il consiglio di amministrazione che esaminerà i conti dell'esercizio 2022.

Conti al traino della forza dei marchi in portafoglio
In un'intervista rilasciata lo scorso dicembre, il ceo di Campari, Bob Kunze Concewitz, ha condiviso ottimismo sia sui conti di fine 2022 rispetto alla chiusura dell'anno, sia sull’andamento del business. Alla base di questo atteggiamento positivo ci sono i dati dei primi nove mesi, dove ha spiccato una forte ripresa post picco della pandemia in scia alla forza dei marchi in portafoglio, alla resilienza dell off-trade, cioè tutti quei canali di vendita dove è possibile il solo acquisto (negozio, supermercato, ipermercato della Gdo o Grande distribuzione organizzata) e alla ripartenza dell’on-trade, che comprende il canale Ho-Re-Ca (luoghi dove i drink vengono acquistati e consumati come bar, ristoranti, hotel, catering, ecc.).

Non a caso, a proposito dei conti sul quarto trimestre, gli analisti di Equita in una nota di dicembre spiegavano di stimare un’ulteriore crescita del fatturato (+6% su base annua), seppur in rallentamento a causa della minore stagionalità degli aperitivi, del maggior peso che la Russia ha di solito nel quarto trimestre dell’anno, e della fine del restocking di Espolon, il marchio tequila super premium di proprietà Campari. La società viene giudicata ben posizionata contro il contesto inflattivo, grazie agli alti margini e al buon pricing power, e contro i rischi di recessione essendo leader negli aperitivi, un ambito storicamente resiliente.

Tutto il gusto dell’M&A
L’ampio e solido portafoglio dei brand a proprietà globale rappresenta uno dei punti di forza di Campari. Tra tutti spiccano Aperol, Appleton Estate, Campari, SKYY, Wild Turkey e Grand Marnier. Una lista di qualità che colloca Campari Group, fondato nel 1860, come sesto per importanza nell'industria degli spirit di marca. Non ha quindi sorpreso sentire parlare esplicitamente Bob Kunze Concewitz della politica di M&A del gruppo, volendo dare priorità ai marchi premium e super premium del mercato statunitense, ritenuti complementari rispetto al portafoglio attuale, e facendo riferimento a opportunità di story telling e al loro fascino anche sui mercati asiatici.

L’ultima scommessa è sul bourbon del Kentucky
A conferma di questa strategia va letto l’annuncio di pochi mesi fa dell’acquisizione del controllo (70%) da parte di Campari di Wilderness Trail, distilleria di bourbon del Kentucky con un giovane marchio premium e super premium con spazi di crescita. Campari acquisirà il restante 30% del capitale, per un corrispondente enterprise value per il 100% del capitale pari a 600 milioni dollari attraverso un’opzione call/put esercitabile nel 2031 e ha finanziato l’operazione lo scorso 30 novembre con un prestito, per la precisione un term loan, da 424 milioni di dollari con tasso variabile con scadenza dicembre 2027. Le condizioni del prestito sono state definite “favorevoli” grazie al “profilo finanziario e di business”.

L’attenzione alla disponibilità di cassa
Gli analisti di Websim hanno sottolineato che la società ha optato per finanziare interamente l’acquisizione con debito rispetto a una combinazione di debito e cassa ottimizzando così la disponibilità di cassa per gli investimenti nel business statunitense esistente. Va ricordato che l’operazione si inserisce nel network distributivo su scala globale di Campari che raggiunge oltre 190 Paesi nel mondo, con posizioni di primo piano in Europa e nelle Americhe.  

A confermare la correttezza dell’operazione di Campari è arrivata il mese scorso la notizia dell’annuncio da parte di Pernod Ricard di un investimento di 250 milioni di dollari nei prossimi cinque anni per la costruzione di una nuova distilleria in Kentucky, Marion County, per il suo brand di bourbon Jefferson. Nell’investimento sarebbe incluso anche lo sviluppo di un centro visite allo stabilimento. La società ha annunciato che l’impianto sarà carbon-neutral una volta operativo e sarà la prima distilleria di queste dimensioni a ricevere la certificazione LEED. In precedenza, Diageo aveva reso noto l’acquisizione di Balcones Distilling, uno dei principali produttori di american single malt whiskey di fascia premium.

La view degli analisti
Su tutto questo fermento di M&A in Usa gli analisti di Websim hanno messo in risalto che “il whiskey in generale ed il bourbon americano nello specifico, rappresentano un segmento di prodotto con alti tassi di crescita. Tutte le società del settore stanno investendo pesantemente nell’espansione della capacità di questo prodotto confermando la correttezza e la tempestività della scelta strategica dietro la recente acquisizione da parte di Campari di Wilderness Trail”. Hanno inoltre assegnato a Campari un giudizio “interessante” con target price 11,50 euro. Lo stesso target degli esperti di Equita. Da parte sua Deutsche Bank nelle scorse settimane ha alzato il target price a 12,15 euro da 12 euro, , dicendosi di attendere un anno solido, con una crescita organica nel 2022 stimata al 18,9%. View positiva anche da parte di Bank of America Global Research  che indica Campari tra le top pick del settore beverage.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Fabrizio Guidoni  collabora con Morningstar come data journalist. Ha una lunga esperienza sul mercato azionario italiano e sulla finanza sostenibile.

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