Lo sguardo dei mercati è rivolto alle banche centrali, in questa settimana in cui ci sono i meeting di Federal Reserve, Banca d'Inghilterra e Banca centrale europea.
Le loro decisioni probabilmente influenzeranno l’andamento dei tassi di cambio, con l'euro che ha recentemente recuperato terreno nei confronti del biglietto verde. Nel frattempo, i mercati azionari, da Francoforte a New York a Shanghai, hanno registrato guadagni importanti nelle ultime settimane. Ecco uno sguardo ai mercati in cinque grafici.
I mercati azionari europei hanno avuto un inizio d’anno positivo. Le Borse del Vecchio continente hanno sovraperformato i listini statunitensi (come spiega Jocelyn Jovène nel suo articolo) e i mercati del Regno Unito hanno seguito una traiettoria simile.
Nonostante la guerra in Ucraina e le conseguenti incertezze macroeconomiche, ci sono diverse ragioni che sostengono la recente tendenza al rialzo dei mercati azionari.
"La riapertura della Cina, i prezzi dell'energia più bassi e il raffreddamento dell'inflazione rafforzano la nostra visione positiva sulle azioni nel lungo termine", sostiene il BlackRock Investment Institute (BII) nel suo commento settimanale. "Tuttavia, pensiamo che l'ottimismo del mercato sia arrivato troppo presto".
"Pensiamo che gli investitori che scommettono sui tagli dei tassi della Fed nel corso dell'anno rimarranno probabilmente delusi, anche se si prevede una recessione e si iniziano a vedere i danni economici prodotti dall'eccessiva stretta monetaria. Gli studi dimostrano che spesso ci vuole più di un anno perché il rialzo dei tassi di interesse e/o la carenza di liquidità influisca pienamente sull'economia reale", aggiungono gli analisti di BII.
Questi giorni faranno luce sulle intenzioni delle banche centrali. Il presidente della Bce, Christine Lagarde, e il governatore della Banca centrale olandese, Klaas Knot, hanno chiarito al World Economic Forum di Davos che vogliono attenersi alle promesse di un aumento dei tassi di interesse di 0,50 punti percentuali nei prossimi incontri di febbraio e marzo.
I tassi di interesse daranno anche il tono allo sviluppo dei mercati valutari. Il dollaro USA si è comportato molto bene nel 2022 rispetto all'euro e alle altre principali valute a causa dei maggiori rendimenti statunitensi e della debole propensione al rischio degli investitori.
“Il calo del cambio EUR/USD è stato guidato interamente da un ampio rally del dollaro e non da fattori specifici dell'euro. Il mercato ha accumulato un'enorme quantità di dollari negli ultimi mesi, paragonabile ai periodi che hanno caratterizzato il crollo di Lehman Brothers, il Covid o la guerra commerciale di Trump. Ciò ha portato a una significativa sopravvalutazione del dollaro”, sostiene George Saravelos di Deutsche Bank Research.
L'euro è addirittura sceso sotto la parità con il dollaro USA alla fine di settembre, ma da allora si è notevolmente stabilizzato. Quest’ultima tendenza, secondo Deutsche Bank, rischierebbe di essere invertita nel caso dovessero sopraggiungere degli eventi che facciano risalire il grado di avversione al rischio a livello globale e che dunque producano un nuovo apprezzamento del dollaro.
Allo stesso modo, gli analisti di Amundi prevedono un deprezzamento del dollaro USA quest'anno. “Il biglietto verde ha avuto uno dei suoi rally più forti di sempre nel 2022. Gli asset avversi al rischio si sono deprezzati, l'incertezza si è trasformata in volatilità e tutte le valute del G10 hanno sofferto, senza eccezioni. Le sorprese positive dell'inflazione statunitense e la possibilità di un rialzo dei tassi inferiore alle attese da parte della Fed hanno agito come un ritorno alla normalità e la correzione del dollaro è stata significativa”, sottolinea la società di asset management.
Nel frattempo, anche nell'Eurozona crescono le speranze che i tassi di inflazione aumentino meno bruscamente in futuro e gli ultimi dati danno sostegno a questa tesi. Il motivo principale è il calo dei prezzi dell'energia. Sul TTF olandese, ad esempio, il gas naturale con consegna per il giorno successivo è stato scambiato recentemente attorno ai 58 €/MWh, il punto più basso dal settembre 2021 (leggi l’analisi sulle dinamiche del mercato del gas di Valerio Baselli).
Allo stesso modo, anche i prezzi del petrolio sono scesi molto rispetto ai massimi estivi. I lockdown in Cina, fenomeni metereologici e la debole attività industriale hanno rallentato la domanda nei paesi OCSE.
Tuttavia, è probabile che la situazione si inverta per effetto dall’aumento della domanda da parte di Russia e Cina. "La domanda globale di petrolio è destinata ad aumentare di 1,9 milioni di barili al giorno (bpd) nel 2023, per raggiungere quota 101,7 milioni di barili al giorno, e quasi la metà di questo guadagno è da attribuire alla revoca delle restrizioni Covid in Cina", afferma l'Agenzia internazionale per l'energia (IEA) nelle sue previsioni per la domanda di greggio.
Allo stesso tempo, l'offerta di petrolio da parte dei paesi dell’OPEC+ dovrebbe diminuire a causa della mancanza dei volumi prodotti dalla Russia. "La crescita dell'offerta mondiale di petrolio nel 2023 è destinata a rallentare a 1 milione bpd dopo l’incremento di 4,7 milioni registrato lo scorso anno".
Tuttavia, è probabile che intervengano i paesi non OPEC+. “Gli Stati Uniti sono la principale fonte mondiale di crescita dell'offerta e, insieme a Canada, Brasile e Guyana registreranno un record nella produzione di petrolio per il secondo anno consecutivo", afferma l'AIE nel suo Rapporto sul mercato petrolifero del gennaio 2023.
Per quanto riguarda la Cina, Pechino ha ripristinato la politica industriale a dicembre, quando ha messo in atto un'inversione di 180 gradi nella politica di gestione della pandemia. La brusca fine dei lockdown ha portato inizialmente a tassi elevati di Covid a dicembre, che hanno comportato un rallentamento delle attività e una carenza di lavoratori nella produzione industriale.
"Dicembre potrebbe essere il punto più basso della traiettoria di crescita cinese nel breve termine. I dati indicano una rapida ripresa delle attività economiche, dato che l'infezione ha probabilmente raggiunto il picco in tutto il paese", ha affermato Chaoping Zhu, global market strategist di JP Morgan Asset Management.
Alla luce della fine del lockdown e degli stimoli politici, la ripresa economica nel 2023 dovrebbe essere significativa anche in Cina. “I settori dei servizi dovrebbero essere i primi a beneficiare del ritorno della domanda. Anche le vendite di beni di consumo potrebbero aumentare grazie al miglioramento della fiducia dei consumatori”, afferma Zhu. Inoltre, le famiglie hanno accumulato liquidità durante gli anni della pandemia. Questo rinnovato ottimismo si sta facendo sentire sui mercati azionari. Il Morningstar China Index è salito di circa il 13% dall'inizio di dicembre e del 40% rispetto al suo minimo di fine ottobre.
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