L'inflazione italiana resta a due cifre su base annua a gennaio ma si attenuta notevolmente rispetto al mese precedente, come reso noto dall'Istat mercoledì mattina.
I prezzi al consumo dell'Italia sono saliti del 10,1% su base annua a gennaio dopo essere aumentati dell'11,6% a dicembre, risultando in linea con le stime del mercato.
La flessione del tasso di inflazione si deve, principalmente, al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici regolamentati, in calo dell'11% dall'aumento del 70% di dicembre, e, in misura minore, di quelli degli energetici non regolamentati, su del 60% dal più 63%. degli alimentari non lavorati, in aumento dell'8,0% dal più 9,5% del mese precedente, e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, su del 5,5% dal più 6,2% di dicembre.
Gli effetti di tali andamenti sono stati solo in parte controbilanciati dall'accelerazione dei prezzi dei beni alimentari lavorati, su del 15,2% dal 14,9%, dei beni non durevoli, in aumento del 6,8% dal 6,1%, e dei servizi relativi all'abitazione, in aumento del 3,2% dal 2,1%.
L'inflazione mensile si attesta allo 0,2%, in rallentamento dallo 0,3% del mese precedente ma sopra le stime dello 0,1%.
L'inflazione armonizzata - calcolata secondo parametri europei - è stata del 10,9% su base annua a gennaio dal 12,3% di dicembre mentre, su base mensile, la deflazione dell'1,3% segue l'inflazione dello 0,2% del mese precedente.
L'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale a gennaio al 6,0% dal 5,8% del mese precedente mentre quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile al 6,2%.
L'Istat prevede un'inflazione del 5,3% per l'intero 2023 e una del 3,2% per la componente core.
Di Giuseppe Fabio Ciccomascolo, Alliance News senior reporter
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