-Banche, beni di consumo ciclici e utilities hanno innescato il rally di Piazza Affari.
-Le small e mid cap hanno corso meno delle large cap da inizio anno.
-L’Italia rischia una breve recessione durante l’inverno.
Piazza Affari ha schiacciato il piede sull’acceleratore da inizio anno, sorpassando le Borse europee.
L’indice Morningstar Italy TME (target market exposure), rappresentativo dell’85% della capitalizzazione di mercato, ha guadagnato nel solo mese di gennaio l’11,57% contro il +9,57% del paniere rappresentativo dell’Eurozona e il +6,64% del Morningstar Europe TME. E la sua corsa sta continuando anche a febbraio.
Gli investitori sono tornati ad acquistare i titoli delle società a larga capitalizzazione, in particolare i finanziari, i beni di consumo ciclici e le utilities, che sono stati i settori che hanno contribuito maggiormente alla sovraperformance rispetto alle Borse dell’Eurozona a gennaio. Per contro, il settore farmaceutico ha pesato negativamente sul risultato del primo mese dell’anno.
All’interno del paniere dell’indice Morningstar Italy TME, il maggior supporto alla performance è venuto da Unicredit, Intesa Sanpaolo, Enel e Ferrari, che hanno tutti messo a segno rialzi a due cifre. Il listino, invece, è stato penalizzato soprattutto dall’andamento di Diasorin e Amplifon.
Occhi puntati sulle trimestrali di Piazza Affari
Il maggior peso del settore finanziario nel paniere, rispetto ad altri indici europei che hanno una più elevata esposizione ai titoli industriali, ha sostenuto gli acquisti a Piazza Affari. Le banche, infatti, tendono a beneficiare della prima fase del rialzo dei tassi, perché migliora i loro margini di interesse. In effetti, le trimestrali stanno rivelando buoni dati agli investitori, come dimostra quella di Unicredit.
Gli investitori guardano alla comunicazione dei risultati di bilancio anche negli altri settori. “Le aspettative sono state ridimensionate pesantemente nel 2022”, afferma Massimo Trabattoni, responsabile azionario Italia di Kairos. “C’è quindi la possibilità per le società di battere le stime sia sul fatturato, dove molto dipenderà dai consumi, sia sui margini, dove il rientrare delle pressioni inflattive potrebbe aiutare il mondo corporate”.
“Se il 2022 è stato un anno caratterizzato da una indifferenziata compressione dei multipli scaturita dal rialzo dei tassi più che da un deterioramento dei fondamentali, nel 2023 questa dinamica dovrebbe lentamente esaurirsi, con il mercato azionario che nelle sue aspettative sta incorporando un’espansione dei multipli”, conclude Trabattoni.
Le incognite per le small cap
Gli investitori si stanno riposizionando sui titoli a larga capitalizzazione dopo i ribassi del 2022, mentre si muovono più cauti sulle società a piccola capitalizzazione. Il FTSE Italia small cap, che è rappresentativo di questo segmento, ha guadagnato il 6,59% a gennaio, dopo aver perso oltre il 12% l’anno scorso.
“Le small-mid cap potrebbero invertire la performance sofferta nel 2022”, si legge nell’ultimo report di Intermonte, pubblicato il 30 gennaio 2023. “I titoli growth dovrebbero ritrovare slancio”. Tuttavia, non vanno ignorati i segnali che arrivano dal fronte macro e le decisioni di politica monetaria delle banche centrali.
“In questo scenario, riteniamo che la direzione delle stime - che emergerà dai risultati trimestrali - rimarrà il principale fattore discriminante per la selezione del portafoglio e confermiamo la nostra preferenza per i titoli di qualità esposti a trend solidi, soprattutto nel settore tecnologico”.
Investitori fuori dai PIR
Nel segmento delle small e mid cap di Piazza Affari, la liquidità rimane limitata, come confermano anche i flussi negativi registrati dai fondi PIR (Piani individuali di risparmio). Secondo i dati di Assogestioni, i PIR tradizionali hanno registrato deflussi per oltre 330 milioni di euro nel terzo trimestre, peggiorando l’andamento rispetto ai primi sei mesi del 2022. Per quanto riguarda i PIR alternativi (prevedono, tra l’altro, l’investimento minimo obbligatorio del 3,5% del fondo in small cap non quotate su FTSE Mib e Mid, Ndr), la raccolta si è fermata a 14,5 milioni di euro, in rallentamento rispetto al resto dell’anno.
“La recente volatilità e l'incertezza del mercato dovrebbero continuare, almeno nel breve periodo, e probabilmente limiteranno gli afflussi nei prossimi mesi”, si legge nel rapporto di Intermonte. Alla luce dell'attuale scenario e dei dati sui PIR del terzo trimestre 2022, i ricercatori hanno rivisto al ribasso le stime di raccolta per l’intero 2022 e rimangono cauti sul futuro, a causa del contesto di mercato e degli sviluppi politici.
L’Italia va in recessione?
Dal punto di vista macro, il 2023 ha portato notizie miste agli investitori. Da un lato, l’inflazione si è raffreddata a gennaio, anche se rimane sopra il 10%; dall’altro il PIL (Prodotto interno lordo) ha registrato una lieve contrazione nel quarto trimestre (-0,1%).
Secondo Paolo Pizzoli, senior economist di ING, “è probabile una recessione tecnica durante l’inverno, che dovrebbe, però, già finire nel secondo trimestre 2023. I primi tre mesi dell’anno vedranno probabilmente l'economia risentire ancora degli effetti dell'ondata inflazionistica sui consumi privati attraverso il canale del reddito disponibile. Tuttavia, come nel 2022, un mercato del lavoro resiliente fungerà probabilmente da efficace ammortizzatore per le famiglie, fornendo una parziale compensazione”.
La riscossa dei fondi Azionari Italia
Dopo aver perso in media il 13,42% nel 2022, i fondi e gli ETF (Exchange traded fund) specializzati su Piazza Affari hanno guadagnato quasi il 10% nel primo mese dell’anno.
Tra i migliori troviamo Amundi IS Italy MIB ESG ETF, che replica la performance dell’indice MIB ESG, fornendo un’esposizione alle 40 società italiane con buone pratiche ambientali, sociali e di governance, tra le 60 più liquide del mercato. L’ETF, che ha tre stelle Morningstar, aveva registrato perdite inferiori alla categoria nel 2022, anno in cui gli investimenti sostenibili si erano generalmente comportati peggio di quelli tradizionali sulle Borse mondiali.
Tra i fondi a gestione attiva, Fidelity Italy è quello che più ha cavalcato il rally di inizio anno a Piazza Affari. Il comparto, che ha un Analyst rating pari a Silver nella classe considerata in questo articolo (report di Francesco Paganelli del 28 luglio 2022), è gestito da Alberto Chiandetti dal 2008, manager di grande esperienza sul mercato italiano che l’anno scorso aveva vinto i Morningstar Fund Awards. “La selezione dei titoli rappresenta generalmente la principale fonte di valore aggiunto”, commenta Paganelli. “Ma può portare anche a sottoperformance nel breve periodo, come accaduto tra il 2017 e il 2019”.
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