Il settore dell’abbigliamento è davvero in crisi?

I negativi numeri del 2022, dice David Swartz analista di Morningstar, vanno interpretati sulla base di un confronto molto sfidante con l’anno precedente e del peggioramento del quadro macro. Il comparto è complessivamente scontato dal mercato, ma le occasioni migliori sono tra le aziende produttrici che possono vantare un Economic moat.

Francesco Lavecchia 14/02/2023 | 10:03
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Francesco Lavecchia: Benvenuti a Morningstar, sono Francesco Lavecchia e oggi sono in compagnia di David Swartz. David è un analista azionario di Morningstar ed è il nostro esperto nel settore dell'abbigliamento.

David, come hai scritto nel tuo ultimo report sull'industria dell'abbigliamento, i risultati del 2022 sono stati influenzati dal peggioramento del quadro macroeconomico. Potresti spiegarci meglio il perché del rallentamento delle vendite rispetto al 2021 e dei maggiori costi operativi?

David Swartz: Il 2021 è stato un anno molto buono per l'industria dell'abbigliamento a causa degli alti livelli di spesa dei consumatori raggiunti con la fine della fase acuta della pandemia. Allo stesso tempo, si sono registrati forti ritardi nelle consegne della merce che hanno prodotto bassi livelli delle scorte di magazzino per le imprese del settore. Questo ha permesso loro di fare grosse vendite a prezzo pieno e dunque di registrare margini di profitto elevati. Nel 2022, invece, la spesa dei consumatori è rallentata e le spedizioni hanno ripreso i loro ritmi normali, lasciando molti rivenditori e produttori di abbigliamento con scorte eccessive in magazzino. Questa situazione ha causato sconti diffusi e allo stesso tempo i costi di spedizione, i salari e i prezzi delle materie prime come petrolio e cotone sono aumentati fortemente nella prima metà dell'anno, esercitando ulteriore pressione sui margini di profitto. Negli ultimi mesi, l'inflazione è diventata meno preoccupante, anche se la spesa dei consumatori continua a essere generalmente debole. 

Lavecchia: Ora guardiamo la stabilità finanziaria del settore dell'abbigliamento, le metriche di stress finanziario suggeriscono che l'industria è molto polarizzata. Circa la metà delle aziende che copriamo sono in ottima salute mentre le altre stanno soffrendo. Secondo te questa situazione può essere spiegata con le differenze nei modelli di business tra i produttori di abbigliamento e i negozi al dettaglio e credi che sia una situazione temporanea o invece è destinata a durare nel tempo?

Swartz: È vero che in generale i negozi al dettaglio stanno avendo maggiori difficoltà rispetto ai produttori di abbigliamento poiché l'intensa concorrenza e l'aumento dei costi hanno messo sotto pressione i loro margini. Nello specifico, le società che stanno avendo maggiori problemi sono i grandi magazzini, come Nordstrom, Macy's e Kohl's, e i negozi di abbigliamento come Gap. Tutte aziende alle quali non riconosciamo un Economic moat. Per quanto riguarda i produttori di abbigliamento, essi tendono ad avere costi operativi inferiori in quanto non devono assumere personale e non devono gestire un gran numero di negozi. I produttori che possono vantare una forte solidità finanziaria sono quelli che hanno un grosso potere di determinazione dei prezzi come Nike, a cui riconosciamo un Moat nella misura di Ampio, e Lululemon, a cui riconosciamo un Moat nella misura di Medio. Riteniamo che le metriche finanziarie della maggior parte delle società appartenenti all’industria dell’abbigliamento miglioreranno nei prossimi anni man mano che le economie globali si riprenderanno dalla pandemia e l'inflazione si ridurrà e non crediamo che per nessuna delle aziende del settore coperte da Morningstar sia a rischio la stabilità finanziaria. 

Lavecchia: Guardando alle valutazioni di mercato, quale segmento ti sembra possa offrire i maggiori margini di apprezzamento e qual è la tua migliore idea di investimento?

Swartz: La maggior parte delle azioni nel segmento dei grandi magazzini viene scambiata al di sotto della nostra stima del fair value e a un rapporto P/E medio inferiore a 10 volte. Tuttavia, ci sono azioni sottovalutate in tutti segmenti del settore dell’abbigliamento. La mia migliore idea di investimento  è VF Corporation, azienda che commercializza Vans, The North Face e altri importanti marchi di abbigliamento. VF ha avuto molti problemi nell'ultimo anno e ha recentemente tagliato il suo dividendo. Nonostante questo, le riconosciamo un Moat nella misura di Medio, per via del valore dei suoi brand e le sue azioni sono scambiate a un tasso di sconto superiore al 50% rispetto alla nostra stima del fair value di 61 dollari. Inoltre, l'atteso annuncio di un nuovo CEO potrebbe essere un catalizzatore positivo per il titolo.

Lavecchia: Molto bene David, grazie mille per il tuo tempo e per le tue informazioni. Per Morningstar sono Francesco Lavecchia.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Gap Inc22,04 USD6,89Rating
Kohl's Corp16,40 USD0,55Rating
Lululemon Athletica Inc315,14 USD2,22Rating
Macy's Inc15,07 USD3,50Rating
Nike Inc Class B75,10 USD2,37Rating
Nordstrom Inc22,37 USD0,54Rating
VF Corp18,79 USD0,75Rating

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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