L'inflazione italiana è stata confermata in rallentamento a gennaio, più di quanto inizialmente previsto, come reso noto dall'Istat mercoledì (22 febbraio).
Il tasso di inflazione dell'Italia è sceso al 10,0% su base annua a gennaio dall'11,6% di dicembre e scendendo ulteriormente rispetto alla stima iniziale dell'Istat del 10,1%.
La flessione del tasso di inflazione si deve, principalmente, al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici regolamentati, in calo del 12% dall'aumento del 70% di dicembre, e, in misura minore, di quelli degli energetici non regolamentati, su del 59% dal più 63% del mese prima, degli alimentari non lavorati e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona; gli effetti di tali andamenti sono stati solo in parte controbilanciati dall'accelerazione dei prezzi dei beni durevoli, su del 6,8% dall'incremento del 6,4% di dicembre, dei beni non durevoli e dei servizi relativi all'abitazione.
L'inflazione mensile è stata invece dello 0,1%, in rallentamento dallo 0,3% di dicembre e rivista al ribasso dallo 0,2% iniziale.
L'inflazione core, che esclude energetici e alimentari freschi, sale invece al 6,0% dal 5,8% mentre quella al netto dei soli beni energetici resta stabile al 6,2%.
L'indice armonizzato dei prezzi al consumo - calcolato secondo parametri comunicati - diminuisce dell'1,5% su base mensile, a causa dell'avvio dei saldi invernali dell'abbigliamento e calzature di cui l'indice NIC non tiene conto, e aumenta del 10,7% su base annua, in rallentamento dal 12,3% di dicembre, mentre la stima preliminare era del 10,9%.
L'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1% su base mensile e del 9,8% su base annua.
A seguito dei dati rivisti di gennaio, l'Istat prevede ora un'inflazione del 5,2% per l'indice generale e del 3,2% per la componente core.
Di Giuseppe Fabio Ciccomascolo, Alliance News senior reporter
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