L’impatto di un anno di guerra tra Russia e Ucraina sui bilanci delle società quotate trova una misura esplicita nei conti sull’esercizio 2022 appena pubblicati dalle banche presenti a Piazza Affari. Sui 12 mesi di attività dello scorso anno, oltre dieci hanno avuto sullo sfondo l’eco dei cannoni proveniente dall’Est Europa. Alla prova dei numeri si tratta di un impatto non certo nullo ma neanche insostenibile, tanto più che la tornata di bilanci è stata nel complesso molto positiva per i finanziari in Borsa Italiana. Quello che appare evidente è che l’impatto negativo ha avuto intensità diversa a seconda del singolo istituto.
L’onda lunga russa tocca ancora Unicredit
La principale osservata dagli analisti è stata Unicredit. Come osservano alcuni analisti, tra le banche europee Unicredit (UCG), insieme a Raiffeisen, sono gli istituti finanziari Ue con forti legami con la Russia, dove entrambe sono collegate a una banca locale: a differenza della francese Societe Generale , che ha ceduto la controllata russa accusando subito una perdita dopo l'apertura delle ostilità in Ucraina, entrambe non sono ancora uscite del tutto dal Paese. Non a caso negli ultimi giorni Unicredit ha dovuto chiarire di non aver ricevuto alcuna richiesta dall'Ofac (Office of Foreign Assets Control) del dipartimento del Tesoro statunitense, che sta indagando sulla rivale Raiffeisen per le sue attività legate alla Russia. Secondo quanto riferito da una fonte a Reuters, l’Ofac ha chiesto a Raiffeisen dettagli sulla sua esposizione in Russia, nel Donbass, in Ucraina e in Siria, comprese le transazioni e le attività di alcuni clienti.
Nel comunicare i risultati del bilancio 2022, Unicredit ha voluto sottolineare di avere un approccio chiaro e prudenziale verso la Russia, parlando di un'esposizione "adeguatamente gestita, con elevati accantonamenti e un decremento di oltre 4 miliardi di euro a costi minimi nel corso dell'anno". A livello puramente quantitativo sul profilo di rischio, ha dichiarato di avere linee di difesa potenziate in modo proattivo: il costo del rischio per l'intero 2022 è a 41 punti base, "ovvero 7 punti base escludendo gli overlays e la Russia, a riprova della solida qualità del credito", con le coperture per i rischi a 1,8 miliardi di euro e circa 0,5 miliardi di accantonamenti legati alla Russia, "a protezione contro un contesto macroeconomico incerto".
Del tema Russia e del fatto che Unicredit non sia ancora completamente uscita, ne ha parlato direttamente l’amministratore delegato, Andrea Orcel, subito dopo la pubblicazione dei risultati annuali. "La nostra strategia relativa alla Russia non è cambiata: il de-risking proseguirà, in modo ordinato e progressivo". Per i conti di Unicredit la Russia "non è più fonte di preoccupazione ma questo non vuol dire che non proseguiremo in questa direzione, anzi...", ha spiegato il numero uno della banca. "Non possiamo regalare soldi alla Russia, non è corretto, né eticamente né per via delle sanzioni. Regalare una banca non è il modo giusto; proseguire con un de-risking ordinato invece in questo momento è la strada giusta. E continueremo così”. L’esposizione cross-border della Russia è stata ridotta nel corso dell''anno, a costi minimi, complessivamente del 66% circa, ovvero di circa 4,1 miliardi. "Crediamo sia giusto continuare a portare avanti il derisking in maniera efficiente anziché dare tutto questo a un nemico". Svendere "sarebbe sbagliato a livello etico e a causa delle sanzioni".
Intesa Sanpaolo, crediti cross-border in larga parte in bonis
Sull’impatto della guerra Russia-Ucraina sui conti di Intesa Sanpaolo (ISP) si espresso il CEO di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, mentre commentava i conti dell’intero 2022: "Abbiamo presentato risultati di altissima qualità. Quello del 2022 è il miglior bilancio della storia di Intesa Sanpaolo. L'utile netto del gruppo nel 2022 è pari a 5,499 miliardi di euro escludendo 1,4 miliardi di accantonamenti/rettifiche di valore per Russia e Ucraina. Il valore supera l’obiettivo del Piano di Impresa 2022-2025 di oltre 5 miliardi per il 2022. L’utile netto contabile è pari a 4,354 mld. I crediti cross-border verso la Russia sono in larga parte in bonis e classificati a Stage 2”. Ha in particolare ribadito che anche considerando il de-risking relativo alla Russia, il risultato netto è stato di 4,4 miliardi,” il miglior utile in quindici anni e ben al di sopra delle indicazioni fornite a seguito dell'invasione dell'Ucraina".
L’esposizione delle altre banche
Oltre ai pesi massimi Unicredit e Intesa Sanpaolo, anche gli altri istituti quotati hanno riservato qualche riga nei comunicati sui bilanci alle esposizioni legate alla Russia. Tra queste, ad esempio, Bper (BPE) e Banca Popolare di Sondrio (BPSO).
La banca con cuore emiliano ha chiarito che le rettifiche di valore nette per rischio di credito si attestano a 606,6 milioni di euro e che in particolare includono 19,5 milioni di rettifiche relative alle esposizioni per cassa verso la Russia. Nel complesso il costo del credito si attesta a 64 punti base, che scende a 59 pb escludendo le rettifiche straordinarie. Va ricordato che negli accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri di Bper ha avuto un peso il tema dell’acquisizione di Banca Carige.
Anche la Banca Popolare di Sondrio ha fatto riferimento alle esposizioni in Russia. Come comunicato alla stampa, le rettifiche di valore nette hanno assorbito 169,8 milioni rispetto (+26,3% vs 2021), aggregato che include accantonamenti straordinari e prudenziali connessi al conflitto tra Russia e Ucraina, ferma restando l'esposizione diretta del gruppo molto limitata verso l'area geografica coinvolta, nonché quelli relativi ai comparti del portafoglio impieghi più esposti al rincaro delle materie prime energetiche.
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