DBRS Morningstar traccia un quadro positivo per le banche italiane. Nel 2022 gli istituti di credito sono stati in grado di migliorare sia dal punto di vista della profittabilità che della solidità patrimoniale e per questo sono stati premiati dal mercato in questi ultimi sei mesi. Fatta eccezione per Banca Monte dei Paschi di Siena, che ha ceduto circa il 60%, i principali titoli all’interno del comparto bancario hanno registrato performance comprese tra il +97% di Unicredit e il +51% di Intesa Sanpaolo (all’1/03/2023 in euro).
Redditività in aumento
I dati relativi alla redditività del settore bancario (i dati presi in esame sono quelli di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco BPM, BPER Banca e Banca MPS) dimostrano come i conti dei più grandi istituti di credito del paese siano significativamente migliorati rispetto al 2019. “Il 2022 è stato un anno molto positivo per il comparto, alcune banche hanno registrato risultati record e in molti casi hanno toccato i massimi dal fallimento di Lehman Brothers nel 2008, grazie all’effetto combinato di una forte crescita dei ricavi, della frenata dei costi operativi e della contrazione delle perdite su crediti”, afferma Nicola De Caro, Senior Vice President Global Financial Institutions Group di DBRS Morningstar.
A fine 2022, l’utile netto complessivo (riferito alle sei banche prese in analisi) ha raggiunto quota 13 miliardi di euro registrando un +66% rispetto all’anno precedente. Il driver principale di questa crescita è stata l’espansione del margine di interesse netto (NIM), soprattutto nella seconda parte dell’anno, per effetto della stretta monetaria operata dalla Banca centrale europea al fine di neutralizzare l’aumento dell’inflazione. I ricavi sono saliti dell’8% nel 2022 (anno/anno), grazie a una crescita in doppia cifra del NIM che ha più che compensato la contrazione del 2% del reddito da commissioni, penalizzato dal negativo andamento dei mercati azionari. Secondo gli analisti di DBRS Morningstar, grazie a una quota maggiore dei prestiti a tasso variabile in Italia, le banche del Belpaese sono meglio posizionate rispetto ai competitor europei per beneficiare della risalita dei tassi di interesse. Infatti, se in Francia la percentuale di mutui a tasso variabile per l’acquisto di immobili è inferiore al 10% e in Germania resta sotto il 20%, in Italia supera largamente il 60%, seconda solo a quella del Portogallo (attorno al 70%).
A sostenere il miglioramento della redditività è stato anche il contenimento dei costi operativi. Negli ultimi anni, dicono gli analisti di DBRS Morningstar, gli istituti di credito italiani sono stati molto bravi nel portare avanti un’importante opera di ristrutturazione del loro business e, aggiungono nel loro report, il loro focus sulla razionalizzazione dei costi rimarrà forte anche nei prossimi anni al fine di fronteggiare al meglio la crescita dell’inflazione e di proseguire gli investimenti nella digitalizzazione.
Migliore solidità patrimoniale
Il dato del 2022 relativo agli accantonamenti per perdite sui crediti (LLP, loss loan provision) evidenzia un peggioramento rispetto all’anno precedente per effetto delle riserve create per sostenere le eventuali perdite o svalutazioni derivanti dall’esposizione delle banche a Russia e Ucraina, ma al netto di questo effetto il profilo di rischio del settore è migliorato negli ultimi tre anni.
“L’effetto combinato di una maggiore qualità degli asset e di una migliore capacità di generare capitale da parte delle banche ha favorito la crescita del Total Capital Ratio (rapporto tra il patrimonio di vigilanza complessivo e il valore delle attività ponderate per il rischio) non solo rispetto allo scorso anno ma anche rispetto ai livelli pre-Covid. Ci aspettiamo che il rafforzamento della solidità patrimoniale e il miglioramento delle aspettative relative alla capacità di generare capitale, nonostante le incertezze legate al rallentamento dell’economia, permettano agli istituti di credito italiani di alzare le guidance sulla distribuzione futura degli utili”, dice Andrea Costanzo, Vice President Global Financial Institution Group di DBRS Morningstar.
Segnali positivi dall’economia italiana
I veri motori della crescita del settore bancario negli ultimi anni sono stati il buono stato di salute dell’economia italiana e la risalita dei tassi di interesse.
Dopo la pandemia, l’economia italiana ha registrato una ripresa più forte rispetto alla media dell’area euro e nel 2022 il Pil del paese ha superato il livello raggiunto a fine 2019. Secondo gli analisti di DBRS Morningstar, questi dati si spiegano con la solidità del comparto manifatturiero e con la forte crescita del settore delle costruzioni (+25% anno/anno), che negli ultimi due anni ha beneficiato dei generosi incentivi statali.
Le aspettative per la crescita dell’economia nel 2023 hanno risentito dell’incertezza prodotta dalla guerra in Ucraina e nel corso del 2022 sono scese progressivamente dal 2,2% allo 0,2%. Tuttavia, negli ultimi 2 mesi le previsioni sono migliorate e ora la Banca centrale europea stima per quest’anno un progresso del Pil dello 0,8%. “Un risultato del genere dimostrerebbe la tenuta dei consumi nel paese, anche grazie a un tasso di disoccupazione stabile attorno all’8% e a un’inflazione in progressivo calo per effetto dei minori costi dell’energia, e gli effetti positivi prodotti dagli investimenti pubblici del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, dice Carlo Capuano, Senior Vide President Global Sovereign Ratings di DBRS Morningstar.
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