La rapida scomparsa di Silicon Valley Bank (SVB), banca di riferimento per le società del comparto tecnologico e dei fondi di venture capital (VC), ha provocato un sell-off tra i titoli bancari lasciando gli investitori a riflettere sull’eventualità che ci possano essere altre cattive notizie in arrivo e su quale sarebbe il modo migliore di rispondere. È quindi opportuno rivisitare quello che è accaduto e le sue implicazioni.
Partiamo dal settore tecnologia e in particolare dalle startup, per le quali il VC è la fonte di capitale dominante. Tutti noi beneficiamo delle scoperte e delle applicazioni commerciali di ricerca e innovazioni pionieristiche, ma nella maggior parte dei casi è anche vero che i tassi di fallimento di queste aziende sono alti e gli investitori esperti sono consapevoli che gli "unicorni" straordinariamente redditizi sono rari. Le startup, quindi, sono potenzialmente remunerative ma sono anche una delle forme di investimento più rischiose.
Cos'è successo
SVB è stato storicamente uno dei maggiori creditori delle startup americane, finanziandosi con azioni del mercato pubblico, obbligazioni e depositi bancari provenienti da fondi VC e capitale circolante delle società. I suoi depositi sono cresciuti rapidamente sulla scia della mania per l'innovazione che tra il 2020 e il 2021 ha prodotto un enorme ondata di capitali per VC e startup tecnologiche, con il risultato che SVB aveva più denaro deposito di quanto potesse prestarne. SVB ha dunque investito questi soldi in obbligazioni di alta qualità, favorendo obbligazioni a tasso fisso a più lunga scadenza, dato che i tassi di interesse erano scesi ai minimi storici. Con la risalita dei tassi di interesse, però, il valore di queste obbligazioni è diminuito producendo un crescente disallineamento tra il valore dei suoi depositi e il valore dei suoi asset liquidi destinati a finanziare prelievi immediati. Questa situazione ha causato una perdita di fiducia da parte dei correntisti e la classica corsa agli sportelli, poiché i detentori di depositi hanno ritirato i fondi e gli investitori azionari si sono rifiutati di fornire capitale extra.
Nel momento in cui scriviamo SVB è stata rilevata dalla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) – l'ente governativo statunitense che assicura i depositi bancari e tratta con le banche fallite.. Il destino di SVB può essere foriero di tempi più difficili per il finanziamento delle startup tecnologiche e delle aziende in generale, ma non è una buona guida di ciò che potrebbe accadere al settore bancario.
Cosa accadrà in futuro
Ci vuole sempre una crisi per inaugurare cambiamenti strutturali, e più grande è la crisi, più grandi sono i cambiamenti. Dopo il 2008, le autorità di regolamentazione hanno costretto il settore bancario a detenere capitali molto maggiori per rafforzare il loro patrimonio, prestare in modo più prudente e dimostrare la propria capacità di affrontare condizioni economiche difficili. Inoltre, le banche hanno anche imparato ad affrontare l'aumento dei tassi di interesse investendo di più in obbligazioni a tasso variabile in modo che il valore degli asset resistesse meglio alla variazione dei tassi. Rispetto a SVB, le principali banche americane sono sottoposte a controlli molto più severi da parte delle autorità di regolamentazione, hanno fonti di finanziamento molto più diversificate e prestano a una gamma molto più ampia di settori.
In breve, è probabile che il crollo di SVB produca un aumento del costo del debito e un ridotto accesso al capitale per le startup e le società tecnologiche. L'ultima volta in cui ci siamo trovati in una situazione simile è stato in occasione del mercato ribassista guidato dal settore tecnologico nel 2000-2003 e di una recessione moderata. La nostra scelta è quella di posizionare i nostri portafogli in modo da essere in grado di affrontare la recessione insieme a una serie di altri scenari. Quindi, qualunque cosa accada ai settori tecnologico e bancario, la nostra posizione è di evitare investimenti altamente speculativi, diversificare tra i titoli di stato di alta qualità, mantenere un equilibrio tra industrie difensive e cicliche e favorire mercati valutati a sconto.
Mike Coop è chief investment officer EMEA, Morningstar Investment Management
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