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-Le banche pesano per circa il 26% sul listino milanese (indice Morningstar Italy)
-Gli ETF che replicano l'indice FTSE Mib sono concentrati a livello settoriale e di titoli, coerentemente con il benchmark.
- Tra i fondi attivi, l'esposizione alle banche varia molto, da gestori che le sovrappesano ad altri che le escludono quasi del tutto.
L’ondata di vendite che ha colpito i titoli bancari negli Stati Uniti dopo il fallimento di Silicon Valley Bank (SVB) è arrivata fino in Europa. A Piazza Affari, il tonfo è stato pesante a causa del peso significativo del settore finanziario sul listino milanese (26,11% nell’indice Morningstar Italy a fine febbraio 2023).
Nel lunedì nero del 13 marzo, Milano ha chiuso in calo del 4% bruciando 24 miliardi di euro di capitalizzazione in un solo giorno. Mercoledì 15, il listino ha subito un ulteriore colpo, dopo l’annuncio delle difficoltà di Credit Suisse.
Non tutti gli investitori in fondi ed ETF (Exchange traded fund) azionari Italia, tuttavia, sono stati colpiti allo stesso modo dal sell-off sulle banche italiane.
Gli ETF con più titoli bancari in portafoglio
Gli ETF che replicano l’indice FTSE Mib danno un peso agli istituti di credito uguale al paniere di riferimento, essendo strumenti passivi. Sia per iShares FTSE Mib che per Lyxor FTSE Mib l’esposizione è di poco superiore al 25%.
Gli investitori che scelgono gli ETF sul FTSE Mib per esporsi al mercato italiano devono tenere in considerazione che l’indice è concentrato nei 40 titoli più liquidi e a maggior capitalizzazione, che rappresentano circa l’80% della capitalizzazione totale del mercato italiano. Il paniere non ha una grande diversificazione settoriale, in quanto, oltre alle banche, i principali comparti sono le utilities (20%) e i beni di consumo ciclici (18%). Inoltre, i primi dieci titoli pesano per circa il 70% del patrimonio gestito, contro una media di categoria intorno al 35% (che è coerente con le regole sulla concentrazione degli investimenti stabilite dalla normativa europea sugli organismi di investimento collettivo del risparmio, Ucits).
Gli altri ETF specializzati su Piazza Affari, per i quali sono disponibili i dati di portafoglio, prendono a riferimento indici FTSE Italia PIR, che sono stati disegnati con riferimento alle norme sui Piani individuali di risparmio (PIR) e hanno un focus maggiore sull’investimento in piccole e medie imprese italiane. Questi strumenti prevedono agevolazioni fiscali se si rispettano determinati requisiti, come la permanenza per almeno cinque anni.
Questi ETF hanno generalmente una minore esposizione al settore bancario e una maggior diversificazione, perché si riferiscono a un universo più ampio che comprende le mid e small cap.
Le opportunità per i gestori attivi
Secondo gli analisti di Morningstar, la concentrazione dell’indice principale di Piazza Affari lascia ampio margine ai gestori attivi di creare valore per gli investitori attraverso la selezione del più ampio universo di titoli quotati, anche in considerazione del fatto che le mid cap hanno storicamente sovraperformato il mercato in termini di ritorni aggiustati per il rischio.
“Il FTSE Mib è considerato l’indice di riferimento del mercato azionario italiano, ma il suo ambito ristretto di società a larga capitalizzazione tende a penalizzarlo nel lungo periodo rispetto ai mandati di gestione con maggior flessibilità”, commenta Monika Dutt, direttore della ricerca sulle strategie passive di Morningstar.
In effetti, le strategie attive con focus su Piazza Affari hanno avuto un tasso di successo, inteso come sovraperformance e sopravvivenza a confronto con quelle passive, più elevato negli ultimi dieci anni rispetto agli active manager che operano su mercati molto più liquidi. Secondo l’ultimo barometro Morningstar, il success rate dei fondi azionari Italia attivi è stato del 34% nel decennio contro appena il 5,6% dell’equity USA a larga capitalizzazione in stile misto (ossia i fondi che non hanno un particolare orientamento al valore o alla crescita).
I fondi attivi più esposti ai titoli bancari
Se è vero che i gestori attivi sull’azionario Italia hanno maggiori opportunità di scelta di quelli passivi, quanto hanno potuto contare gli investitori su questa flessibilità durante l’ultimo sell-off dei titoli bancari?
I dati di portafoglio disponibili nel database Morningstar e aggiornati almeno a fine 2022, rivelano che l’esposizione media dei fondi attivi alle banche italiane è del 18,6%, tuttavia alcune strategie sono sovraesposte non solo rispetto alla categoria, ma anche all’indice FTSE Mib.
In particolare, nel portafoglio di Axa World Fund – Italy Equity, le banche pesano per il 28,67% (al 31 gennaio 2023). Secondo Francesco Paganelli, senior analyst di Morningstar, questa strategia “richiede pazienza e disponibilità ad accettare una certa volatilità”. In effetti, il fondo è concentrato in una quarantina di posizioni, sulle quali il gestore, Gilles Guibout, ha una forte convinzione. Tra queste troviamo ai primi posti Intesa Sanpaolo e Finecobank. Il manager è, comunque, molto selettivo tanto è vero che tra i finanziari evita anche alcuni nomi importanti come Unicredit e Generali.
“Il suo approccio è di medio-lungo termine per cui tende ad essere paziente e ad aspettare che le sue scelte diano i suoi frutti”, aggiunge Paganelli, che attribuisce un Morningstar Analyst Rating pari a Bronze per le classi meno costose e a Neutrale per le altre (al 29 luglio 2022). Negli ultimi cinque anni (al 28 febbraio 2023), ad esempio, una sua scommessa storica, Finecobank, è stato il titolo che più ha contribuito alla performance.
Finecobank non è stata immune dal recente sell-off sulle banche, ma negli anni ha generato valore coerentemente con la strategia buy and hold (compra e tieni) del gestore.
PIR ed esposizione alle banche italiane
Tra i fondi azionari Italia più esposti al settore bancario italiano troviamo anche alcune strategie che rientrano nei PIR, come Anima Italian small e mid cap equity e Anima Iniziativa Italia che al 31 dicembre 2022 avevano rispettivamente il 26,67% e il 26,56% in titoli degli istituti di credito. In entrambi i casi, Banco BPM (che è anche il principale azionista di Anima Holding) e Mediobanca sono le principali esposizioni in portafoglio.
Entrambi i titoli hanno sofferto il recente sell-off, anche se in misura diversa, tuttavia nel quinquennio sono stati tra i principali contributori alla performance.
Fondi con poche banche in portafoglio
Tra i fondi azionari Italia attivi, ci sono alcuni che hanno una percentuale molto bassa di titoli bancari. In particolare, Symphonia Azionario small cap Italia, qualificato come investimento PIR, è esposto per poco più dell’1%, mentre Albemarle Target Italy lo è per l’1,13% (dati al 31 gennaio 2023).
L’ultima settimana è stata sfidante sia per gli ETF che per i fondi azionari Italia, anche se in misura diversa, tuttavia l’investimento in questi strumenti non va inteso in un’ottica di trading, ma con un orizzonte di più lungo periodo. In questo senso, guardando al profilo rischio/rendimento (tenuto conto dei costi) nell’ultimo quinquennio, come espresso dal Morningstar Star Rating, vediamo che non ci sono ETF con il massimo del giudizio, mentre tre fondi conquistano cinque stelle (al 28 febbraio 2023). D’altro canto, però, le scelte attive del gestore non sono sempre premianti nel medio e lungo periodo e possono penalizzare gli investitori rispetto alla replica passiva dell’indice di riferimento.
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