La chiusura della Borsa giapponese per la festività dell’equinozio di primavera ha offerto l’occasione per gli investitori di tracciare un primo bilancio sull’andamento del mercato azionario nipponico quando siamo ormai verso la conclusione del primo trimestre del 2023. Fino a pochi giorni fa, chi ha puntato sul listino giapponese ha avuto tanto da festeggiare, con Tokyo sui massimi dall’ultimo trimestre del 2021. Negli ultimi giorni, tuttavia, tutto l’entusiasmo è svanito. Hanno infatti prevalso le preoccupazioni per una potenziale crisi del settore bancario globale, con gli spettri di Silicon Valley Bank e Credit Suisse minacciosi sopra gli operatori di borsa, e per una collegata recessione, tutte concretizzatesi in una vendita diffusa degli asset di rischio. L'indice bancario di Tokyo è crollato di quasi il 16% in tre sessioni. Poi i vertici del Giappone hanno rassicurato nuovamente in merito allo stato di salute del settore finanziario, con il ministro delle Finanze, Shunichi Suzuki, che ha detto al Parlamento che una crisi simile a quella di Svb non si verificherà nel Paese.
Il ruolo dello yen
Uno degli elementi principali nel determinare gioie e dolori degli investitori che hanno puntato su Tokyo è lo yen. Il mercato ha infatti toccato i massimi dal 2021 sulla spinta di aspettative meno restrittive della Federal Reserve e di nessun cambiamento imminente nella politica di stimolo di Bank of Japan, fattori alimentanti la propensione al rischio. Il risultato di queste aspettative è stato un ulteriore calo dello yen ai minimi di molti mesi, dinamica che ha favorito le prospettive delle società esportatrici e che in senso più allargato ha fornito un supporto più ampio al mercato azionario ricco di multinazionali e case automobilistiche che fatturano, appunto, molto oltreconfine.
Anche per il resto del 2023, la Borsa giapponese sarà strettamente legata alla dinamica dello yen. Su questo tema gli analisti di Websim hanno commentato: “Dallo scoppio della pandemia la divisa giapponese ha perso circa un terzo del suo valore, proprio a causa della politica ultra-espansiva della banca centrale, ma dall’ottobre 2022 ha vissuto un periodo molto volatile (con oscillazioni in un senso e nell’altro di circa il 5%) sulla scommessa di nuove azioni della BoJ, che ad oggi non sono del tutto chiare”.
La BoJ cambierà faccia. Ma anche la sua strategia?
Per ora i segnali in arrivo dalla Bank of Japan (BoJ), che nella riunione di politica monetaria di marzo ha mantenuto i tassi di interesse schiacciati in basso e non ha modificato la sua discussa politica di controllo dei rendimenti dei titoli di Stato, sono risultati a favore di uno yen debole. L’invarianza della politica monetaria ha di conseguenza indebolito nella prima metà di marzo la valuta nipponica e i rendimenti dei titoli di Stato locali, dato che la decisione è andata contro le previsioni di alcuni investitori secondo cui il governatore uscente, Haruhiko Kuroda, avrebbe modificato il controllo della curva dei rendimenti nel corso dell’ultima riunione della BoJ. Come riportato in un commento raccolto da Reuters, “Kuroda lascia la banca centrale con un’eredità complessa: le sue ampie misure di stimolo sono state lodate per aver fatto uscire l'economia dalla deflazione, ma ha messo a dura prova gli utili delle banche e distorto il funzionamento del mercato con tassi di interesse bassi e prolungati. La crescita economica del Giappone è rimasta moderata”. Molti investitori si aspettano che la banca centrale elimini gradualmente il limite di rendimento quando il successore di Kuroda, Kazuo Ueda, prenderà il timone in aprile.
Dati macro in chiaroscuro
Con una politica monetaria ultra-espansiva in corso in Giappone, gli investitori che puntano sulle azioni nipponiche hanno riservato una certa attenzione a diversi importanti dati macro. Come comunicato il 9 marzo, in occasione della rilevazione finale dell'Istituto di ricerca economica e sociale del Cabinet Office giapponese, il Prodotto interno lordo destagionalizzato nel quarto trimestre 2022 è risultato stabile su base trimestrale, al di sotto del consensus e della rilevazione preliminare, attestate entrambe a un +0,2%. Il dato annualizzato destagionalizzato ha evidenziato un aumento dello 0,1%, anche in questo caso inferiore alle attese (+0,8%) e alla lettura preliminare (+0,6%).
Oltre a quelli sul Pil, sono finiti sotto osservazione altri dati macro come l’inflazione. Secondo i numeri diffusi dal ministero nipponico di Affari Interni e Comunicazione, a febbraio l'indice dei prezzi al consumo nella regione di Tokyo è aumentato del 3,4% annuo, oltre le attese (+3,3%), dopo il +4,4% di gennaio (rivisto da +4,0%). L' inflazione core ha riportato una variazione positiva del 3,3% su base annua, in linea con il consensus e il +4,3% del mese precedente. Livelli ben al di sotto della dinamica dell’inflazione nei paesi occidentali come l’Italia, e che rende il contesto della Borsa giapponese meno nervoso dei listini azionari occidentali.
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