È tempo di giocare in difesa? Le turbolenze del settore bancario in Europa e negli Stati Uniti, unite alla politica restrittiva delle Banche centrali e alla lentezza con la quale arretra l’inflazione, hanno aumentato i rischi che l’economia possa entrare in recessione. Gli analisti di Morningstar hanno recentemente rivisto il loro outlook sulla crescita del Pil Usa e ora stimano una probabilità del 40% che l’economia americana possa entrare in recessione nella seconda metà del 2023, anche se si aspettano che sia di breve durata. Le ultime previsioni della Commissione europea, a metà febbraio, indicavano invece un progresso dello 0,9% del Pil nell’Area euro. Queste stime si basavano sull’ipotesi di una decelerazione dell’inflazione, ma non tenevano conto del rischio di liquidità del settore bancario salito in seguito al fallimento di alcuni istituti di credito americani e alla crisi di Credit Suisse.
La possibilità che si materializzi il rischio recessione fa aumentare il gradimento degli investitori per i settori maggiormente difensivi e tra i comparti meno sensibili al ciclo economico, dicono gli analisti di Morningstar, l’healthcare, e in particolare l’industria del biopharma, è tra quelli in grado di sovraperformare il mercato quando l’economia fa fatica a crescere.
I conti delle aziende del settore nel corso dell’ultima recessione nel 2009 dimostrano come il fatturato e gli utili dell’industria farmaceutica, in particolare di quella del biopharma, non abbiano registrato alcuna flessione. “La necessità di farmaci da prescrizione rimane relativamente stabile indipendentemente dallo stato dell'economia. Anche se la recessione può incidere negativamente sulla crescita del settore, dato che riduce i finanziamenti per le startup più piccole che hanno ancora bisogno di capitale per la ricerca e sviluppo”, dice Damien Conover, analista azionario di Morningstar.
Il settore del biopharma, inoltre, è tra quelli meglio in grado di resistere alle pressioni inflazionistiche che da un anno a questa parte stanno danneggiando i margini di profitto della maggior parte delle aziende. “Il forte potere di determinazione dei prezzi permette alle società del comparto di trasferire l’aumento dei costi sul cliente finale. Soprattutto quelli che riguardano i costi di produzione”, aggiunge Conover.
Moat e crescita
Le aziende del biopharma hanno inoltre una caratteristica che le rende particolarmente difensive durante le fasi di incertezza dei mercati come quella attuale: rispetto al settore salute nel suo complesso, infatti, nell’industria del biopharma è più facile trovare aziende con un Moat nella misura di Ampio, ovvero quelle con un vantaggio competitivo così forte da permetterle di macinare rendimenti del capitale superiori alla media per oltre 20 anni e di resistere meglio agli shock esogeni dell’economia e alle turbolenze dei listini azionari. Inoltre, la fonte principale del loro Moat sono i brevetti, la più sicura, in quanto garantisce un diritto di esclusiva nella vendita dei farmaci e dunque la possibilità di generare extra-profitti per circa 20 anni. Anche dopo la scadenza di questi brevetti, le vendite delle aziende del biopharma calano molto più lentamente rispetto alla media dell’industria farmaceutica, dato che i farmaci biosimilari non sono automaticamente sostituibili con altri prodotti della concorrenza e sono più costosi da sviluppare e da produrre.
A favore dell’industria farmaceutica nel suo complesso giocano trend di lungo periodo come l’invecchiamento della popolazione nei paesi occidentali e la crescita della ricchezza nei paesi in via di sviluppo. Se si guarda agli ultimi tre anni, la domanda di medicinali è salita a un ritmo del 2% annuo, mentre nello stesso periodo la spesa per il loro acquisto è aumentata tre volte tanto. “Questo risultato è stato prodotto dall'aumento del prezzo dei farmaci e dal lancio di nuovi prodotti a più alto valore aggiunto: due tendenze destinate a rafforzarsi nei prossimi anni”, commenta Conover. Le previsioni degli analisti di Morningstar relativamente alla crescita dei ricavi delle aziende del biopharma, infatti, indicano un progresso medio del 3,5% fino al 2027 trainato soprattutto dalle vendite dei farmaci nei campi dell'immunologia, dell'oncologia, delle malattie rare e della neurologia.
Non mancano le occasioni di investimento, ma attenti alla selezione
Sul fronte delle valutazioni di mercato, il settore sembra in grado di poter generare valore per gli azionisti. Infatti, nonostante negli ultimi 12 mesi abbia largamente sovraperformato i mercati azionari globali, più della metà dei titoli del comparto coperti dagli analisti di Morningstar continuano a essere valutati con un rating di 4 e 5 stelle.
Il consiglio degli analisti, comunque, è quello di posizionarsi su quelle aziende che hanno un portafoglio prodotti maggiormente diversificato, poiché in grado di generare elevati rendimenti del capitale per un periodo di tempo prolungato, e quelle che preferiscono allocare il loro capitale nelle attività di Ricerca&Sviluppo, piuttosto che nelle M&A. “Il settore del biopharma, infatti, è scarsamente concentrato, basti pensare che le cinque maggiori aziende rappresentano solo il 24% del giro d’affari complessivo dell’industria e, dato che la concorrenza per acquisire nuovi asset è molto elevata, le operazioni di M&A vengono concluse a prezzi molto alti e il più delle volte non vanno ad aumentare il valore delle aziende che le acquistano”, dice Karen Andersen, analista azionaria di Morningstar.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.