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Fondi ed ETF, chi ha vinto e chi ha perso nel primo trimestre 2023

Nelle prime posizioni per rendimenti, troviamo gli azionari tecnologia e comunicazioni. Bene anche i comparti su alcuni singoli Paesi, inclusa l’Italia. L’equity turco finisce in coda alla classifica, dopo essere stato al top nel 2022. Meglio monitorare il settore immobiliare.

Sara Silano 13/04/2023 | 09:57
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Trofeo

-Nel primo trimestre 2023, la classifica di fondi ed ETF si è ribaltata rispetto alla fine dell’anno.

-I comparti azionari con focus sull’Eurozona sono andati meglio rispetto al resto d’Europa e agli Stati Uniti.

-I fondi obbligazionari si sono ripresi dopo il pessimo 2022. Sprint del debito emergente in valuta locale.

Il primo trimestre 2023 ha capovolto la classifica della performance dei fondi e degli ETF (Exchange traded fund) rispetto a fine 2022.

Nelle prime posizioni sono balzati gli Azionari tecnologia, dopo dodici mesi da dimenticare; mentre l’equity Turchia è finito in coda alla classifica, chiudendo bruscamente il rally del 2022.

Al top nel primo trimestre 2023

In media, i fondi comuni e gli ETF specializzati sui titoli tecnologici hanno guadagnato il 13,37% in euro nel trimestre, che non basta, tuttavia a recuperare il -32% dell’anno scorso. Le aspettative sui tassi di interesse, la ripresa della domanda, ma anche le valutazioni attraenti e le loro caratteristiche difensive hanno contribuito alla performance.

Rendimenti simili ai tecnologici, si registrano tra gli Azionari con focus sui servizi di comunicazione (+13,36%), che hanno beneficiato soprattutto della performance di Meta Platforms (Facebook). Il social network, che aveva perso quasi il 62% in euro l’anno scorso, è balzato del 75,45% nella prima parte dell’anno, dopo che ha annunciato agli azionisti notizie positive sugli utili del quarto trimestre.

Tra i migliori fondi ed ETF ci sono gli azionari Italia

Tra i migliori fondi ed ETF troviamo anche alcune categorie specializzate su singoli Paesi, tra cui Taiwan, l’Italia e la Germania. Se l’andamento della Borsa di Taiwan è legato all’industria dei semiconduttori, in Piazza Affari hanno avuto un ruolo determinante i titoli finanziari, nonostante le turbolenze sui bancari di marzo, e i beni di consumo ciclici. Infine, gli strumenti con focus sulla Borsa di Francoforte hanno beneficiato della buona intonazione di tecnologici e industriali.

In generale, i comparti specializzati sull’Eurozona si sono comportati meglio di quelli che investono sulle Borse di tutto il Vecchio continente e sugli Stati Uniti. Ampliando l’universo ai mercati globali, gli investitori in fondi ed ETF azionari internazionali hanno registrato rendimenti medi nel primo trimestre compresi tra il +6,10% dei prodotti con stile growth e il +2,99% dei value. Nel complesso, l’orientamento alla crescita ha avuto performance migliori in diverse aree geografiche.

La Turchia e gli altri in coda alla classifica

Oltre agli Azionari Turchia, tra i fondi e gli ETF con le peggiori performance nel primo trimestre, troviamo quelli specializzati sulle materie prime energetiche, a seguito del brusco calo dei prezzi del gas naturale in Europa, e quelli systematic trend in dollari. Questi ultimi erano stati tra i top performer nel 2022, insieme ad altre strategie alternative che emulano gli hedge fund, ma hanno poi accusato il colpo dell’inversione della tendenza sul reddito fisso.

Fondi ed ETF obbligazionari in ripresa

Dopo un 2022 da dimenticare, i fondi obbligazionari hanno rialzato la testa. I governativi euro sono saliti in media dell’1,63% (-15,58% nel 2022), quelli a breve termine dello 0,77% (-7,21%). Rialzi superiori all’1,2% hanno caratterizzato anche le strategie sui corporate bond in divisa comunitaria, mentre gli high yield hanno sfiorato il 2%. I portafogli obbligazionari diversificati si sono fermati intorno all’1,1%.

I fondi e gli ETF specializzati sul debito emergente in valuta forte hanno avuto performance mediamente negative in euro nel primo trimestre (-0,24%), mentre è stato positivo l’andamento di quelli in valuta locale (+2,64%).Per questi ultimi, una spiegazione è rappresentata dal cambiamento di atteggiamento delle banche centrali delle aree in via di sviluppo.

“Mentre nei decenni passati i mercati emergenti erano spesso costretti a seguire l'esempio dei Paesi avanzati con i rialzi dei tassi d'interesse, la maggior parte ha aumentato i propri tassi in modo proattivo prima della mossa iniziale sui tassi statunitensi nel marzo 2022”, spiega Sven Schubert, senior investment strategist di Vontobel. “La più impressionante è stata probabilmente la banca centrale brasiliana, che ha alzato il tasso di interesse di riferimento di ben 11,75 punti percentuali, portandolo al 13,75% tra marzo 2021 e agosto 2022. Un effetto collaterale positivo è stato il rafforzamento del real, che è stata una delle poche valute a tenere il passo con il dollaro nel 2022 e dovrebbe avere un ulteriore potenziale di recupero”.

Gli effetti della debolezza del dollaro

Intanto la divisa americana si è indebolita nei confronti dell’euro dall’inizio dell’anno e le recenti crisi nel settore bancario americano potrebbero minare il suo ruolo di bene rifugio. Per Thomas Hempell, capo della ricerca macro e mercati di Generali Investments, “il dollaro è destinato a un'ulteriore debolezza verso la fine dell'anno. L'avversione al rischio e l'incertezza sul picco dei tassi avrebbero di solito rafforzato la valuta statunitense. Tuttavia, con i problemi bancari originati negli Stati Uniti e le probabilità di recessione in aumento, i mercati hanno drasticamente abbassato le aspettative circa l’intervento sui tassi della Fed. La maggiore incertezza sui rendimenti ha aiutato il biglietto verde, ma la riduzione dei divari di rendimento rispetto ai principali peers ha più che compensato questo fattore”.

Per gli investitori in fondi ed ETF obbligazionari in dollari, questa situazione significa una differenza tra il rendimento in divisa americana e in euro. Ad esempio, i governativi USD hanno guadagnato mediamente il 2,59% in dollari nel primo trimestre, mentre in euro il rialzo è stato dello 0,48%.

Immobiliare, un settore da monitorare nei prossimi mesi

Tra i trend del primo trimestre che meritano di essere monitorati nei prossimi mesi, c’è quello dei fondi e degli ETF specializzati nel settore immobiliare indiretto, ossia quelli che investono in titoli del real estate o in Reits (real estate investment trust).

Nella prima parte del 2023, i comparti di questo tipo con focus sull’Europa hanno perso in media il 4,5%,  ma i segnali che arrivano dal mercato immobiliare sono poco rassicuranti. In un report di inizio aprile, la Banca centrale europea ha espresso preoccupazioni soprattutto per il segmento commerciale e per alcuni fondi che operano in esso. Il punto centrale è il disallineamento tra la possibilità data gli investitori di prelevare denaro con breve preavviso e la natura illiquida del real estate. I gestori, quindi, potrebbero trovarsi costretti a vendere a prezzi bassi per soddisfare le esigenze di riscatto, con conseguenze sul mercato immobiliare e potenzialmente, secondo la BCE, sulla stabilità del sistema finanziario. L’istituto di Francoforte ha raccomandato lo sviluppo di regole per aiutare questi fondi a gestire le situazioni critiche.

Per approfondimenti:

- Cos'è un fondo comune?

- Cos'è un ETF?

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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