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I fondi esteri lanciano la sfida al governo su Enel dopo le nomine, definite in una nota "opache". La società è astrattamente soggetta al Golden power, ma bisognerà vedere come andrà l'assemblea di bilancio, nella quale verrà presentata anche la terza lista dei fondi, capeggiata da Covalis.
Nel primo pomeriggio il titolo Enel, che in Borsa capitalizza ben EUR58,3 miliardi, è in rialzo dello 0,3% a EUR5,7. Negli ultimi sei mesi, da quando è stato avviato il processo di riduzione del debito, l'azione ha recuperato il 40%.
Era decisamente atteso che questa mattina alcuni fondi esteri, dopo che il titolo Enel era stato bersagliato dalle vendite nel giorno delle nomine di Flavio Cattaneo e Paolo Scaroni, avrebbero presentato una lista alternativa a quella del Tesoro e di Assogestioni. Quello che non era facilmente preventivabile era il messaggio di accompagnamento così diretto.
A presentare la lista alternativa è stato Covalis Capital, asset manager globale incentrato su infrastrutture, utility, energie rinnovabili, industria e materie prime. Non si tratta certo di un fondo speculativo, cosa che avrebbe allarmato il governo, ma di un azionista di lungo termine di Enel con una partecipazione dell'1% circa del capitale.
In una nota, Covalis spiega che "l'incertezza che circonda il processo di nomina del consiglio di amministrazione contribuisce a far sì che le azioni di Enel vengano scambiate a sconto rispetto alle società del settore e che la società abbia un costo del capitale più elevato di quanto sarebbe altrimenti".
Non solo, ma Zach Mecelis, fondatore e guida di Covalis, nel medesimo comunicato al mercato afferma: "A causa dell'opacità del processo, non sappiamo cosa rappresenti la lista proposta dal governo o quale sia il suo piano per Enel. Crediamo che gli investitori internazionali, i dipendenti e le società in cui Enel opera meritino di meglio e sentiamo la responsabilità di avviare un dibattito. Vogliamo un consiglio di amministrazione diversificato e indipendente, che rifletta la natura internazionale dell'azienda e della sua base di azionisti".
La lista presentata oggi vede i nomi di Marco Mazzucchelli, Leilani C. Latimer, Francesco Galietti, Monique Sasson, Paulina Beato e Daniel Lacalle.
Mazzucchelli, 59 anni, vanta una vasta esperienza di banchiere d'affari. Tra i vari incarichi ricoperti, è stato cfo di MPS, ha lavorato in Morgan Stanley, è stato a capo dell'investment banking europeo di Credit Suisse, capo dell'investment banking globale di Royal Bank of Scotland e managing director di Julius Baer.
Le nomine in Enel sono state accompagnate da alcune polemiche. In particolare, alcuni grandi investitori hanno osservato che Cattaneo, nonostante la solida esperienza manageriale, non avrebbe una conoscenza approfondita del business di Enel. Il manager brianzolo ha sì guidato con successo Terna, ma l'azienda viene ritenuta relativamente facile da amministrare, in quanto opera in un contesto protetto.
Su Scaroni, che ha guidato Eni ed Enel, pesano invece la considerazione dell'età elevata - ha 76 anni - e i passati, strettissimi rapporti con Gazprom e con Mosca. La sua nomina, poi, è stata apertamente politica perché indicata a Giorgia Meloni da Silvio Berlusconi e da Matteo Salvini come non negoziabile.
Nelle prossime ore si vedrà se qualcuno, dalle parti del governo, risponderà alle accuse di opacità mosse da Covalis. Per ora si raccoglie solo, informalmente, una certa incredulità per l'attacco diretto e la considerazione che "evidentemente siamo già in campagna per l'assemblea".
In vista dell'appuntamento del 10 maggio, il Tesoro ha proposto Scaroni come presidente, Cattaneo come amministratore delegato e poi i consiglieri Alessandro Zehenter, Johanna Arbib Perugia, Fiammetta Salmoni e Olga Cuccurullo. La lista di Assogestioni ha candidato Dario Frigerio, Alessandra Stabilini e Mario Corsi.
Al momento, Enel è una public company che vede il MEF al 23,6%, gli investitori istituzionali a poco meno del 60% e i piccoli azionisti al 17%. Insomma, in assemblea i giochi si possono risolvere in vario modo ed è probabile che i fondi esteri proveranno a tenere i toni alti per mobilitare i piccoli azionisti.
Come detto, Enel è azienda strategica e quindi sottoposta a Golden power. Tuttavia, al momento, non ci sono gli elementi per aprire il dossier. Altra cosa sarebbe se alcuni grossi azionisti provassero per esempio a bloccare il piano di cessioni di asset che ha lo scopo di ridurre il debito del gruppo da EUR60 miliardi a EUR50 miliardi entro la fine del 2023.
C'è già un piano, varato a novembre del 2022 dall'Ad uscente, Francesco Starace, che prevede la cessione di attività "non core" per circa EUR21 miliardi entro il 2025. Il piano non ha intaccato la politica di dividendi di Enel, che nel 2022 ha generato un flusso di cassa positivo per EUR8,6 miliardi.
Le cedole distribuite l'anno scorso sono arrivate a quota EUR4,9 miliardi, con il Tesoro che negli ultimi due anni ha incassato la bellezza di EUR2,3 miliardi. Adesso, però, la priorità, anche per il mercato, sembra essere la riduzione del debito ed è la grande sfida che aspetta il nuovo cda di Enel.
Di Francesco Bonazzi, Alliance News columnist
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