-Fino al 2022 si parlava di declino secolare del carbone, ma con la guerra in Ucraina la tendenza si è invertita.
- Le tecnologie per catturare ed eliminare la CO2 permettono di separare il biossido di carbonio emesso dagli impianti alimentati a combustibili fossili e di neutralizzarlo in maniera definitiva. La CO2 può anche essere catturata e utilizzata per produrre altri materiali.
- In un anno difficile per i mercati privati, il settore carbon tech non ha sentito la crisi. Da startup, alcune aziende si sono quotate sui mercati pubblici.
- Gli investitori che vogliono puntare sulle tecnologie future per la riduzione delle emissioni inquinanti possono guardare ai fondi e agli ETF clean energy e clean tech.
In Europa, il carbone è stato usato come fonte energetica alternativa dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, per sostituire il gas russo, soprattutto in Germania. Ma il suo consumo è cresciuto anche in altre parti del mondo e con esso le emissioni di carbonio. Una vera minaccia nel cammino di transizione verso un sistema economico meno inquinante. Ed è per questo che alcuni governi hanno deciso di accelerare sulle tecnologie per catturare il carbonio. Ma non sono gli unici, perché le imprese e gli investitori hanno visto nel settore nuove opportunità.
Fino al 2022, si parlava di declino secolare per il carbone fossile, la fonte energetica a più alte emissioni di anidride carbonica; ma l’anno scorso si stima che il consumo sia cresciuto dell’1,2%, superando gli 8 miliardi di tonnellate per la prima volta nella storia. A dirlo è l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA), che ha anche precisato di attendersi una domanda elevata fino al 2025, pur ammettendo che nell’attuale incertezza è difficile fare previsioni.
Le iniziative dei governi per catturare la CO2
Il rischio di non raggiungere gli obiettivi dell’Unione europea di azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 è, quindi, diventato più serio. Ma i governi e le istituzioni sovranazionali stanno cercando di correre ai ripari non solo con l’efficientamento energetico e il potenziamento delle fonti rinnovabili, ma anche con iniziative per catturare la CO2.
All’inizio di gennaio 2023, la Germania e la Norvegia hanno concluso una partnership strategica sul clima e l’industria green, che prevede, tra l’altro, la cooperazione per sviluppare le tecnologie di immagazzinamento del carbonio. Dal canto suo, la Commissione europea ha pubblicato, a fine novembre 2022, la proposta di un quadro per la certificazione della rimozione del carbonio, con l’obiettivo di definire le soluzioni di alta qualità per eliminare l’anidride carbonica dall’atmosfera e accrescere la fiducia nelle certificazioni di tali attività.
Negli Stati Uniti, è stato approvato, ad agosto 2022, l’Inflation Reduction Act (IRA), che prevede, tra l’altro, ingenti investimenti nel campo della riduzione delle emissioni inquinanti e nella lotta al cambiamento climatico. Inoltre, nel quarto trimestre, l’amministrazione Biden ha annunciato quattro programmi per accelerare gli investimenti del settore privato e stimolare progressi nel monitoraggio delle carbon management technology.
Il venture capital crede nelle tecnologie per catturare la CO2
L’impatto dei provvedimenti normativi si vedrà nei prossimi mesi ed anni, intanto, però, il venture capital ha già visto opportunità in questa tecnologia emergente. Secondo i dati Pitchbook, nel 2022, anno difficile per i mercati privati, il settore è andato controcorrente rispetto agli altri. Anziché registrare una diminuzione delle operazioni, ha avuto un livello di investimenti simile all’anno precedente. Nel dettaglio, il numero di deal è cresciuto da 704 a 734, mentre il valore è leggermente sceso da 14,1 a 13,8 miliardi di dollari.
Cosa sono le tecnologie di cattura e stoccaggio di CO2?
Le tecnologie CCS (cattura e stoccaggio di CO2) permettono di separare il biossido di carbonio emesso dagli impianti alimentati a combustibili fossili e di neutralizzarlo in maniera definitiva sottraendolo così alla quota rilasciata in atmosfera. La CO2, una volta “catturata” viene “sequestrata” in siti di stoccaggio permanenti, quali i giacimenti esauriti di gas o altre formazioni geologiche profonde, come quelle acquifere saline.
La CO2 può anche essere catturata e utilizzata per produrre altri materiali contenenti il carbonio, come ad esempio il cemento o la plastica. In questo caso si parla di Carbon capture and utilization (CCU). Infine, il biossido di carbonio può essere soggetto in parte a stoccaggio e in parte a riutilizzo (CCUS).
Obiettivo emissioni nette pari a zero
In un report dal titolo “Emissioni nette pari a zero entro il 2050. Una tabella di marcia per il settore energetico globale”, l’IEA prevede un aumento inizialmente lento dei volumi di CO2 catturati, intorno ai 40 Mt (milioni di tonnellate) l’anno, ma entro il 2030, potrebbero salire a 1,6 Gt (giga tonnellate) e a 7,6 Gt nel 2050.
Sempre secondo l’Agenzia, circa il 95% della CO2 totale catturata nel 2050 sarà sequestrata in siti di stoccaggio geologico, mentre il 5% verrà utilizzato per fornire combustibili sintetici. La capacità di immagazzinamento dovrebbe essere superiore a quanta anidride carbonica dovrà essere eliminata per raggiungere l’obiettivo di azzeramento delle emissioni nette.
CO2 globale catturata ogni anno da diverse fonti nello scenario net-zero emission entro il 2050
Fonte: IEA, report Net Zero by 2050, Maggio 2021.
Il ruolo del venture capital
I ricercatori sono al lavoro per sviluppare nuove tecnologie per catturare la CO2. Un esempio è il progetto Advanced Atmospheric Carbon Capture Technology (AACCT) finanziato dall’Unione europea, dal quale è nato un nuovo dispositivo, che utilizza materiali porosi che agiscono come filtro dell’aria, intrappolando le emissioni alla fonte e impiegando il vuoto e il calore per rigenerare i materiali e produrre CO2 pura.
Per passare dalla fase di prototipo alla realizzazione, questi progetti hanno bisogno di finanziamenti e i mercati privati rappresentano una fonte importante. A fine 2022, ad esempio, Svante, una società canadese specializzata in tecnologie sulle carbon emission, ha raccolto 318 milioni di dollari, in un’operazione guidata da Chevron Technology Ventures, il ramo di Chevron con focus sull’innovazione.
Dai mercati privati alla quotazione in Borsa
Alcune aziende del settore sono già passate dai mercati privati a quelli pubblici. E’ il caso di LanzaTech Global che ha debuttato sul Nasdaq a metà febbraio 2023. Nata nel 2005, trasforma gli scarti di carbonio in materiali quali combustibili sostenibili, tessuti, imballaggi e altri prodotti. L’obiettivo è una “economia circolare del carbonio” che viene riutilizzato anziché finire nell’atmosfera o negli oceani.
Un altro esempio è Origin Materials che si è quotata sul listino tecnologico americano nel febbraio 2021 ed è un’impresa di materiali carbon negative, ossia trasforma il carbonio che si trova nelle biomasse (di origine biologica) in prodotti, evitando quindi di usare le fonti fossili e allo stesso tempo assorbendo più CO2 di quanta ne venga impiegata nella produzione (di qui la definizione carbon negative).
Compagnie energetiche a supporto delle startup
In alcuni casi, il finanziamento delle startup pioniere nelle tecnologie per la cattura del carbonio arriva da compagnie energetiche. A dicembre 2022, Equinor Ventures, business unit per l’innovazione della norvegese Equinor, è stato leader in un’operazione da 12 milioni di dollari in favore di Captura, che impiega una tecnologia brevettata di elettrodialisi, alimentata da fonti rinnovabili, per estrarre l’anidride carbonica dall’acqua e restituire un flusso decarbonizzato nell’oceano. Fondata nel 2021, Captura ha già avviato le sue sperimentazioni in mare e vale circa 29 milioni di dollari (dati Pitchbook al 28 dicembre 2022).
Investimenti in tecnologie ed energie pulite
Gli investitori che vogliono puntare sulle tecnologie future per la riduzione delle emissioni inquinanti e la transizione verso fonti pulite possono guardare ai fondi e agli ETF clean energy e clean tech, che investono in titoli del settore delle rinnovabili, così come nelle tecnologie per catturare la CO2 o per il miglioramento delle infrastrutture energetiche.
In base ai dati Morningstar sui fondi tematici clean energy/tech (classificati con una metodologia proprietaria), il più grande in Europa è Vontobel Clean Technology, che ha un Analyst Rating pari a Silver nelle classi più economiche e Bronze e Neutral nelle altre (report del 15 marzo 2023). “L'universo investibile è definito da un quadro tematico in vigore dall'inizio della strategia nel 2008”, spiega Ronald van Genderen, analista di Morningstar. “Ogni investimento potenziale deve avere almeno il 20% dei suoi ricavi o profitti, derivanti da uno dei seguenti segmenti (anche se generalmente l’esposizione è maggiore): economia circolare, efficienza nell’uso delle risorse, tecnologia per la costruzione di edifici di nuova generazione, infrastrutture per l'energia pulita, trasporti a basse emissioni e acqua pulita. La strategia ha avuto un forte track record dal lancio nel dicembre 2008, ma tende a essere penalizzata nelle fasi di ribasso dei mercati”.
Al secondo posto per dimensioni si colloca L&G Clean Energy ETF, che replica un indice globale di titoli del settore delle energie pulite, che operano a diversi livelli della catena del valore. L’ETF ha un Morningstar Quantitative Analyst Rating pari a GoldQ (al 27 marzo 2023). A questo giudizio contribuisce un profilo commissionale molto competitivo.
Questi fondi ed ETF, avvertono gli analisti di Morningstar, sono molto specializzati e tipicamente più concentrati di quelli che investono in altre tipologie di fondi climatici. Inoltre, spesso sono più esposti a società di piccola e media dimensione.
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