L'inflazione italiana è accelerata più del previsto nel mese di aprile, spinta dai beni energetici non regolamentari, secondo la stima preliminare dell'Istat resa nota martedì.
I prezzi al consumo dell'Italia sono cresciuti dell'8,3% su base annua ad aprile dopo essere aumentati del 7,6% a marzo mentre il mercato si attendeva un'inflazione dell'8,2% per aprile.
L'accelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, all'aumento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati, saliti del 27% dopo essere aumentati del 19% a marzo, e, in misura minore, a quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, su del 6,7% dal 6,3%, e dei servizi vari, in aumento del 2,9% dal 2,5%.
Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalla flessione più marcata dei prezzi degli energetici regolamentati, giù del 26% dal calo del 21% di marzo, e dal rallentamento di quelli degli alimentari lavorati, su del 14,7% dal 15,3%, degli alimentari non lavorati, dei servizi relativi all'abitazione e dei servizi relativi ai trasporti.
L'inflazione mensile si è attestata allo 0,5% dopo che i prezzi al consumo sono calati dello 0,4% il mese precedente.
L'inflazione armonizzata - calcolata con parametri comunitari - è accelerata all'8,8% su base annua ad aprile dopo essere stata dell'8,1% a marzo e contro le stime del 7,8% mentre, su base mensile, i prezzi al consumo armonizzati sono saliti dell'1,0% dopo essere aumentati dello 0,8% il mese prima.
L'inflazione core - al netto degli energetici e degli alimentari freschi - resta stabile al 6,3%, così come quella al netto dei soli beni energetici resta al 6,4%.
L'inflazione acquisita per il 2023 è pari al 5,4% per l'indice generale e al 4,6% per la componente di fondo.
Di Giuseppe Fabio Ciccomascolo, Alliance News senior reporter
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