Mediobanca, il futuro passa dal nuovo piano industriale

Nel complesso il piano industriale 2023-2026 trova come colonne portanti la remunerazione dei soci, la forte attenzione sul capitale e il miglioramento della redditività. Ma il mercato non trova spunti per scaldarsi sul fronte M&A.

Fabrizio Guidoni 30/05/2023 | 10:31
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piazza affari

La presentazione del nuovo piano industriale 2023-2026 ha portato Mediobanca in maniera forte sotto i riflettori del mercato. Sì, perché il futuro dell'istituto di Piazzetta Cuccia è da tempo un tema caldo per gli investitori e, di conseguenza, per le prospettive delle quotazioni, su cui gli analisti sembrano restare da tempo alla finestra in attesa di novità strutturali e non solo legati alla classica operatività della banca. Il piano è stato presentato da Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, con un nome, ''One brand - One culture'', che già sintetizza la volontà di dare una forte identità al brand dell'istituto. Come sottolineato da diversi analisti, nel complesso il piano industriale 2023-2026 trova come colonne portanti la remunerazione dei soci, la forte attenzione sul capitale e il miglioramento della redditività, e con queste basi alcuni target sui ricavi sono stati scelti ambiziosi. Il piano prevede come punto fondamentale un'accelerazione nel wealth management, con una raccolta annua non lontana dai numeri del 2021 e del 2022. Questa attività diventa per Mediobanca quella in cui la crescita è prioritaria. 

L'attenzione verso gli azionisti
Uno dei temi sviluppati nel piano che ha destato più attenzione sono i 3,7 miliardi di euro che Mediobanca prevede di distribuire agli azionisti entro il 2026. Secondo quanto spiegato da Nagel, la remunerazione è prevista in crescita perché nel nuovo piano la banca genererà più capitale. In particolare, il numero uno di Mediobanca ha sottolineato che il grande cambiamento portato dal nuovo piano è la gestione del capitale. "Ci siamo posti l'obiettivo di essere più efficienti possibili nell'allocare il capitale nei diversi business. In sostanza generando più capitale di prima, grazie anche a una maggiore redditività, ed essendo più efficienti ad allocarlo abbiamo più risorse disponibili per la distribuzione" agli azionisti. La spinta del piano sulla remunerazione degli azionisti avrà tra i beneficiari azionisti importanti, come la holding Delfin, la cassaforte del fondatore di Luxottica, Del Vecchio, che ha il 19,9% di Mediobanca, e come Francesco Gaetano Caltagirone che ha una partecipazione che si avvicina al 10%. 

Il tema M&A non è sul tavolo
Il mercato ha dimostrato da tempo di avere molta sensibilità su tutto quello che riguarda possibili operazioni straordinarie di fusioni e acquisizioni con protagonista, attiva o passiva, Mediobanca. Ma l'amministratore delegato ha gettato acqua sul fuoco. Nagel ha affermato che sul tavolo non ci sarebbe nessun "grande dossier". Lo ha fatto rispondendo a una domanda sul possibile ritorno all'interessamento per Banca Generali durante la conferenza stampa per la presentazione del piano. Ha poi aggiunto: nell'arco dei prossimi tre anni, "le m&a avranno un ruolo di acceleratore. Le operazioni che ci interessano sono quelle in linea con il nostro business". 

A tenere alta l'attenzione del mercato è anche la partecipazione al 13% che Mediobanca ha in Generali. Su questo fronte, Nagel ha commentato: "In linea teorica qualora si presentasse una grande operazione di M&A noi potremmo vendere l'intera quota che controlliamo in Generali Ass. L'unico dogma è che la banca rimanga solida in termini di capitale. Se questo accade l'operazione si può fare".

Analisti prudenti
La reazione degli analisti al piano è stata abbastanza neutrale. Gli esperti di Intesa Sanpaolo hanno deciso di ridurre da buy a hold il proprio rating su Mediobanca abbassando il prezzo obiettivo da 12,3 a 11,5 euro.  "Apprezziamo la strategia della società - spiegano gli analisti -, che lascia spazio anche per un’ulteriore crescita esterna". Tuttavia, agli attuali prezzi "il potenziale di rialzo ora è limitato". Più positiva Equita Sim, che ha alzato il target price a 14,3 euro da 13 euro in scia alla presentazione del piano strategico 2023-26. "Confermiamo il buy. Il titolo tratta su valutazioni attraenti unito ad una politica di remunerazione particolarmente generosa" con un ritorno sul capitale annuo tramite dividendi e buy-back di circa il 13-14%. A detta degli esperti di Deutsche Bank, i target al 2026 di Mediobanca sono significativamente oltre le attese e il consensus grazie principalmente alla maggiore crescita della top-line, con la remunerazione degli azionisti, pari a 3,7 miliardi di cedole cumulate, pari a circa il 43% della capitalizzazione di mercato. Il giudizio? "Rating hold". 

 

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Fabrizio Guidoni  collabora con Morningstar come data journalist. Ha una lunga esperienza sul mercato azionario italiano e sulla finanza sostenibile.

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