La crisi delle criptomonete è davvero finita?

Dopo il tonfo profondissimo dell’anno passato, la prima parte del 2023 fa sperare che la primavera sia arrivata anche per gli asset digitali. Ecco gli ETP che hanno guadagnato di più. Ma quanto durerà il rally?

Valerio Baselli 31/05/2023 | 08:40
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Bitcoin  

“Crypto winter is over, and spring has sprung” (l’inverno delle cripto è finito, la primavera è sbocciata). È quello che si legge in un report della banca d'investimento newyorkese H.C. Wainwright pubblicato lo scorso 26 aprile a firma dell’analista Mike Colonnese.

Riassumendo, l’analista afferma che i mercati “sono probabilmente entrati nel prossimo ciclo rialzista di Bitcoin, che storicamente ha sempre portato a una crescita significativa della capitalizzazione di mercato delle criptovalute, a un aumento dei volumi di trading, nonché a una maggiore adozione da parte degli utenti”.

Ma è davvero così? Il 2022 è stato un anno particolarmente duro anche per il mercato delle criptovalute, la quali hanno risentito negativamente, non solo degli effetti secondari di pandemia, conflitto russo-ucraino e aumento dei tassi causa inflazione, ma anche del crollo di Terra-Luna e della bancarotta di FTX. Questo evento, in particolare, ha fatto perdere ai clienti miliardi di dollari.

Tuttavia, con l’inizio del 2023 il vento sembra essere cambiato, con – ad esempio – il valore del Bitcoin salito di quasi il 68% da inizio anno (dati al 29 maggio, in euro). “Queste dinamiche si sono riscontrate anche in mercati paralleli a quello degli asset digitali, come quello degli investimenti in criptovalute tramite ETP”, ha spiegato Alessandro Mondio, Capital Markets Associate di 21Shares, durante un incontro con la stampa tenutosi ieri a Milano.

Le performance

E infatti, dando uno sguardo ai rendimenti da inizio anno degli ETP su cripto domiciliati in Europa è davvero difficile trovare il segno meno. Gli unici che lo mostrano sono quelli esposti ad Algorand e Uniswap.

La criptovaluta che ha corso di più finora nel 2023, invece, è stata Solana, con rendimenti a tre cifre. Certo, non si vedono tutti i giorni strumenti che hanno rimbalzano del 119% in cinque mesi, ma che ancora perdono il 64% a un anno, come è il caso del Valour Solana (SOLVA). Il fatto che nessuno dei primi 10 ETP cripto per rendimento da inizio anno mostri una performance a un anno positiva certifica – qualora ce ne fosse stato bisogno – la profondità delle perdite dell’anno scorso e la volatilità di questi investimenti.

“È inutile negare che tutto il mercato degli asset digitali abbia tratto beneficio dalle recenti crisi del sistema bancario, innescate dal crollo di istituti come Silicon Valley Bank e Credit Suisse”, ha affermato Mondio. “Infatti, le criptovalute hanno mostrato una certa resilienza a questi eventi, con i cripto ETP che, a seguito della bancarotta SVB, hanno registrato afflussi per 3 settimane consecutive, esaltando la narrativa di come queste classi di attività siano viste dagli investitori come un’alternativa valida al settore bancario”.

Quindi la “primavera” è arrivata sul serio? “Forse no, ma il peggio è passato”, si legge in una recente analisi di Cambridge Associates. “Certo, i rendimenti di questi mesi sono stati straordinari, tuttavia, i prezzi dei token sono tornati poco sopra ai livelli precedenti al crollo di FTX a novembre e il settore continua a perdere posti di lavoro. Sebbene il mercato delle criptovalute possa sembrare migliore rispetto all'anno scorso, riteniamo che sia ancora prematuro dichiarare che l’inverno sia finito”, si legge nell’analisi.

Il mercato delle criptovalute ha subito un calo significativo di circa il 70% nel 2022, paragonabile al calo del Bitcoin nell'ultimo “inverno delle criptovalute” nel 2018, che è stato il primo crollo con investimenti istituzionali. A differenza dell'ultimo calo, dovuto allo scoppio della bolla delle offerte iniziali di monete, questo calo è stato determinato da fattori macro e specifici del settore.

“Riteniamo comunque che le prospettive a lungo termine per gli asset digitali siano positive per diversi motivi”, affermano i gestori di Cambridge Associates. “Tra questi, il fatto che gli investimenti di venture capital in asset digitali abbiano raggiunto il massimo storico di 32 miliardi di dollari nel 2022, con un aumento dell'11% rispetto all'anno precedente, oppure che il numero di utenti globali di criptovalute è aumentato di quasi il 40%, passando da 306 milioni nel gennaio 2022 a 425 milioni nel dicembre 2022”.

Senza dimenticare che se l’adozione degli asset digitali si concentra principalmente sui mercati emergenti e sulle generazioni più giovani, i Paesi più ricchi e le generazioni più anziane che non l’abbiano ancora fatto, continuano ad avere una grossa opportunità d’investimento in questi asset.

Come funzionano

La maggior parte di questi ETP sono a replica fisica (detti anche spot) e hanno una struttura che ricorda da vicino quella degli ETC sull’oro fisico. Il bene sottostante (in questo caso una criptovaluta) viene tenuto in un deposito con uno o più custodi regolamentati, attraverso un sistemo detto di cold storage (cioè non connesso a Internet). La stragrande maggioranza di questi strumenti, inoltre, ha gli asset collateralizzati, eliminando così il rischio di insolvenza dell'emittente. In alcuni casi, poi, gli investitori avrebbero accesso direttamente alla criptomoneta sottostante come alternativa alla vendita delle loro quote in Borsa.

Attenzione, però. Dal punto di vista tecnico, per la regolamentazione UCITS questi strumenti non sono ETF, bensì sono degli ETC o ETN (Exchange traded commodity o Exchange traded note). Si tratta di strumenti di debito di durata lunghissima o illimitata e che non pagano interessi. Sono progettati per replicare la performance di un’attività sottostante, come le valute digitali, per cui se il valore del cripto asset scende a zero, lo stesso succederà per quello dell’ETP (basti guardare appunto quanto successo con il progetto Terra-Luna e il suo token TerraUSD nel maggio 2022).

Le differenze principali con gli ETF risiedono nel fatto che il patrimonio dell’ETP non è separato da quello dell’emittente (cosa che invece avviene con gli ETF) e nel trattamento fiscale (questi ETP sono tassati come le azioni ordinarie nella sezione redditi diversi, pertanto è possibile compensare plusvalenze e minusvalenze).

Il mercato

21Shares, azienda svizzera con sede a Zurigo, è la società più specializzata tra quelle che emettono ETP su criptovalute in Europa (offre solo questo tipo di prodotti), in un mercato ancora giovane ma in aumento: ad oggi, contiamo 11 emittenti nel Vecchio continente, per un totale di asset gestiti pari a 3,2 miliardi di dollari e oltre 350 strumenti quotati sulle Borse di Zurigo, Berna, Stoccarda, Francoforte, Amsterdam e Parigi (prendendo in considerazione anche le multi-quotazioni). Per il momento, Borsa Italiana non ha ancora ammesso alcun ETP “spot” su criptomonete, proprio perché non conformi alla normativa UCITS (di questo ne abbiamo parlato qui).

A livello di patrimonio, l’asset più importante è il Bitcoin, al quale sono dedicati 13 ETP, che gestiscono complessivamente 1,65 miliardi di dollari. Segue Ethereum, con 10 ETP e 580 milioni di dollari di asset, i basket – ovvero quegli ETP che sono esposti a un paniere di criptovalute – con 16 ETP e 276 milioni di dollari in gestione, e le ALT Coin, con 54 ETP e circa 67 milioni di patrimonio.

“Al 25 maggio, gli ETP su criptovalute in Europa hanno registrato afflussi per oltre 110 milioni di dollari nel 2023”, ha concluso Mondio, “con la maggior parte degli acquisti concentrata principalmente su Bitcoin: 5 ETP tra quelli nella Top 10 per afflussi sono su BTC”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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