L'inflazione italiana è rallentata in maniera decisa su base annua a maggio, grazie alla frenata dei prezzi energetici non regolamentati, come reso noto dall'Istat mercoledì 31 maggio.
I prezzi al consumo in Italia sono cresciuti del 7,6% su base annua a maggio dopo essere aumentati dell'8,2% nel mese precedente. Il mercato prevedeva un'accelerazione al 9,2%.
La decelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, al rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati, saliti del 21% dopo l'aumento del 27% del mese precedente, e, in misura minore, degli alimentari lavorati, su del 13% dall'incremento del 14% di aprile, degli altri beni, su del 5,1% dal 5,3%, e dei servizi relativi ai trasporti, su del 5,5% dal 6,0%. Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalle tensioni al rialzo dei prezzi degli alimentari non lavorati, in aumento dell'8,9% dall'8,4%, e dei servizi relativi all'abitazione, in incremento del 3,4% dal 3,2%.
Su base mensile, l'aumento dello 0,3% di maggio segue quello dello 0,4% del mese precedente.
L'inflazione core - che esclude energetici e alimentari freschi - è rallentata al 6,1% a maggio dal 6,2% di aprile mentre quella che esclude i soli beni energetici è rallentata al 6,2% dal 6,3% del mese prima.
L'inflazione armonizzata, calcolata secondo parametri comunitari, è rallentata all'8,1% su base annua a maggio dall'8,7% del mese precedente ed è stata dello 0,3% su base mensile dallo 0,9% di aprile.
Per l'intero 2023, l'Istat prevede un'inflazione del 5,6% e un'inflazione core del 4,7%.
Di Giuseppe Fabio Ciccomascolo, Alliance News senior reporter
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