Dopo il rally degli ultimi due giorni, i titoli della ex Mediaset frenano in Borsa. Ma non vengono meno le speculazioni su un possibile riassetto delle tv fondate da Silvio Berlusconi. Qualunque scenario deve però fare il conto con il Golden Power del governo, la cui disciplina si può applicare anche al comparto delle comunicazioni e anche a gruppi con sede legale all'estero, ma con controllate italiane, come è il caso di MFE.
Nel primo pomeriggio, MFE "A" cede il 3,4% a EUR0,54 dopo aver guadagnato il 25% in due sedute. MFE di classe "B" perde il 2% a EUR0,74 e Mondadori sale dello 0,25% a EUR2 per azione. In rialzo Banca Mediolanum, con un balzo dell'1,45% a EUR8,4.
L'azionariato di Media for Europe, che ha sede legale in Olanda, vede la Fininvest al comando con il 48,6%, seguita dai francesi di Vivendi con il 30% e poi c'è il mercato con il 25,6%. Negli accordi di due anni fa con il colosso della famiglia Bolloré, erano fissati una serie di scalini per la discesa di Vivendi, a patto che l'azione mantenesse determinati livelli di prezzo.
Il problema è che in questi due anni i corsi azionari sono stati deludenti e Vivendi ha quindi deciso di tenere le posizioni. Ora, con la morte di Silvio Berlusconi, in teoria Vivendi potrebbe decidere di provare a conquistare tutta Mediaset, dopo che sette anni fa tentò senza successo la scalata, magari per fonderla con TIM, di cui è primo azionista con il 24%.
Lo stesso potrebbe provare a fare un altro gruppo straniero, considerando che MFE a Milano capitalizza EUR1,7 miliardi, che non è tanto per un gruppo che è oligopolista della tv e della raccolta pubblicitaria in Italia e Spagna, oltre ad avere una presenza forte in Germania attraverso Prosiebensat.
Ora, mettendo da parte l'ipotesi, tutta da verificare, di una vendita di Cologno Monzese da parte dei cinque eredi del Cavaliere, ci sono due fattori che vanno considerati e che rendono molto complicata un'eventuale operazione ostile.
Il primo è di natura squisitamente politica e personale e consiste nel saldo rapporto che c'è tra Marina Berlusconi e Giorgia Meloni. Poi c'è il tema del Golden power, con il quale il governo può bloccare operazioni straniere, non solo cinesi o russe, ma anche europee e americane, che mettano a rischio la sicurezza e gli interessi strategici dell'Italia. Tra i settori ci sono, oltre a difesa e sanità, anche le comunicazioni, la finanza e le assicurazioni. In teoria, quindi, anche un'operazione su Banca Mediolanum, di cui Fininvest ha il 30%, potrebbe ricadere sotto il Golden Power.
Il tema sul quale si sta discutendo in alcuni studi legali è se i vari provvedimenti che dal 2012 al marzo 2022 sono intervenuti sulla materia siano applicabili a MFE. La holding televisiva ha infatti sede legale in Olanda e la legge parla di "imprese italiane". Lo stesso varrebbe per Exor o CNH, che hanno sede ad Amsterdam, e che con il precedente governo accettarono la moral suasion di Palazzo Chigi e non vendettero la controllata italiana Iveco ai cinesi di Faw.
Secondo l'interpretazione che domina tra alcuni studi legali sentiti da Alliance News, la disciplina del Golden Power copre anche l'olandese MFE in quanto controllante di una serie di imprese italianissime come Mediaset Italia, Publitalia e Medusa.
C'è anche un precedente abbastanza univoco che è quello di Verisem, colosso dei semi. Il governo Draghi mise il veto alla vendita del gruppo a Syngenta, società di diritto svizzero controllata dai cinesi di ChemChina (gli stessi di Pirelli), perché si sarebbe perso il controllo su un settore strategico per l'autonomia alimentare italiana.
A gennaio di quest'anno, il Consiglio di Stato ha confermato il blocco, nonostante Verisem sia di diritto olandese, per il semplice fatto che ha una serie di importanti controllate in Italia. Proprio come MFE.
Insomma, come è sempre stato per televisioni e telefoni in Italia, chiunque volesse mettere le mani su Mediaset, come su Tim, dovrà farlo in punta di piedi, facendo lo slalom tra Palazzo Chigi, Agcom e Antitrust. Per questo motivo, molti osservatori scommettono che Vivendi manterrà una posizione cauta e attendista, lasciando che siano eventualmente i cinque figli di Silvio Berlusconi a fare la prima mossa.
Di Francesco Bonazzi, Alliance News columnist
Copyright 2023 Alliance News IS Italian Service Ltd. Tutti i diritti riservati.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.