Lo scorso 7 giugno, la Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) ha presentato la sua consueta relazione annuale, la quale, oltre a fare il punto su rendimenti e iscritti, fornisce qualche spunto in più sullo stato della previdenza complementare in Italia. Di seguito riassumiamo i punti salienti.
Alla fine del 2022, i fondi pensione in Italia sono 332: 33 fondi negoziali, 40 fondi aperti, 68 piani individuali pensionistici (PIP) e 191 fondi pensione preesistenti. Il numero delle forme pensionistiche operanti nel sistema è in costante riduzione. Nel 1999 le forme erano 739, oltre il doppio.
Adesioni, contributi e patrimonio
A fine 2022, il totale degli iscritti alla previdenza complementare è di 9,2 milioni, in crescita del 5,4% rispetto all’anno precedente, per un tasso di copertura del 36,2% sul totale delle forze di lavoro. I fondi negoziali contano 3,7 milioni di iscritti, quasi 1,8 milioni sono gli iscritti ai fondi aperti e 3,5 milioni ai PIP “nuovi”; circa 650.000 sono gli iscritti ai fondi preesistenti. Un dato significativo riguarda l’età: solo il 18% degli iscritti ha meno di 35 anni.
Alla fine del 2022, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari si attestano a 205,6 miliardi di euro, in calo del 3,6% rispetto all’anno precedente a causa dell’andamento negativo dei mercati finanziari: un ammontare pari al 10,8% del PIL e al 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
I contributi incassati nell’anno sono pari a circa 18,2 miliardi di euro. In tutte le forme pensionistiche complementari il flusso di contributi del 2022 è risultato in crescita rispetto al 2021: ne sono affluiti 6,1 miliardi ai fondi negoziali (+4,6%), 2,8 miliardi ai fondi aperti (+7,8%), 5 miliardi ai PIP (+2,4%) e 4,1 miliardi ai fondi preesistenti (+1,5%).
Le voci di uscita per la gestione previdenziale ammontano a 11,2 miliardi di euro. Le prestazioni pensionistiche sono state erogate in capitale per 4,6 miliardi di euro e in rendita per 440 milioni di euro. I riscatti sono pari a 2 miliardi di euro e le anticipazioni a 2,3 miliardi di euro.
Le scelte di portafoglio
L’allocazione degli investimenti effettuati dai fondi pensione (escluse le riserve matematiche presso imprese di assicurazione e i fondi interni) registra la prevalenza della quota in obbligazioni governative e altri titoli di debito, per il 54,6% del patrimonio: il 15,4% sono titoli del debito pubblico italiano. In calo al 20% i titoli di capitale (rispetto al 22,6% del 2021) e anche le quote di OICR, passate dal 16 al 15,3%. I depositi si attestano al 6,5%.
Gli investimenti immobiliari, in forma diretta e indiretta, presenti quasi esclusivamente nei fondi preesistenti, rappresentano circa l’1,9% del patrimonio, sostanzialmente stabili rispetto al 2021.
Nell’insieme, il valore degli investimenti dei fondi pensione nell’economia italiana (titoli emessi da soggetti residenti in Italia e immobili) è di 35,5 miliardi di euro, pari al 20,9% dell’attivo, in calo sia in valore assoluto sia in termini percentuali rispetto al 2021 (rispettivamente, 40 miliardi e 22,7%). I titoli di Stato ne rappresentano la quota maggiore attestandosi a 26,1 miliardi di euro. Gli impieghi in titoli di imprese domestiche rimangono contenuti, riflettendo anche le limitate dimensioni del mercato azionario nazionale.
L’attività di vigilanza
La Covip, inoltre, fa sapere che nel corso del 2022 le iniziative di vigilanza volte a verificare situazioni potenzialmente suscettibili di intervento sui diversi aspetti della gestione dei fondi pensione sono state oltre 1.800, cui hanno fatto seguito oltre 250 interventi correttivi o autorizzativi. La metà degli interventi ha riguardato gli assetti ordinamentali; l’altra metà è riferibile a profili di governance, di trasparenza, finanziari e attuariali.
“Anche le verifiche in materia di trasparenza delle forme pensionistiche complementari hanno costituito un importante profilo di attenzione da parte dell’Autorità, al fine di consentire agli iscritti di avere la piena consapevolezza delle proprie scelte sia in fase di adesione sia nel corso del rapporto di partecipazione”, si legge nella relazione.
In particolare, è stata avviata l’analisi sui contenuti delle aree riservate dei siti web delle forme pensionistiche. L’indagine ha riguardato non solo la completezza dell’informazione, ma anche la chiarezza e le modalità di interazione offerte agli iscritti.
Life-cycle, questo sconosciuto
Una nota curiosa, seppur non certo incoraggiante, riguarda la scelta a disposizione degli aderenti di affidarsi al meccanismo del life-cycle, una strategia di investimento previdenziale non particolarmente innovativa che permette al giovane iscritto di partire con un’allocazione più aggressiva (in quanto l’orizzonte temporale della pensione è lontano di decenni ed è quindi finanziariamente più logico preferire asset come le azioni), per poi diminuire il grado di rischio del portafoglio in maniera automatica man mano che il momento del pensionamento si avvicina, spostando il capitale da attivi più rischiosi a quelli più prudenti.
Ebbene, dall’analisi effettuata dalla Covip è emerso uno scenario di scarsa diffusione nel sistema di previdenza complementare italiano di tali meccanismi, che risultano introdotti da circa il 30% dei fondi pensione di nuova istituzione.
A questo proposito, la Commissione, tra le tante proposte suggerite per rivitalizzare il secondo pilastro in Italia, indica anche che “nella prospettiva di disegnare meccanismi di indirizzo delle scelte il più possibile efficaci, andrebbe rivista la linea di default che accoglie gli iscritti silenti basandola sull’approccio life-cycle, che sfrutti il lungo orizzonte temporale dell’investimento previdenziale tramite un’esposizione iniziale più elevata nei titoli azionari, caratterizzati da maggiore volatilità ma pure da rendimenti attesi più elevati, e una progressiva riduzione di tale esposizione via via che si avvicina il pensionamento. Ciò anche in coerenza con le raccomandazioni dell’OCSE in materia.”
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