Per capire la differenza tra tolleranza al rischio e capacità di rischio, partiamo da due esempi concreti.
Da una parte abbiamo Anna, una ventitreenne che ha appena firmato un contratto a tempo indeterminato. In lei è ancora viva la memoria delle preoccupazioni dei suoi genitori per aver perso buona parte dei loro investimenti azionari durante la crisi finanziaria e, dato che anche lei è consapevole che si sentirebbe malissimo se vedesse diminuire il valore dei suoi sudati investimenti, al momento di sottoscrivere il fondo pensione aziendale decide di optare per la linea conservativa.
Dall’altra parte abbiamo Daniele e Alessandra, una coppia di trentenni che hanno da poco avuto un secondo figlio e che stanno risparmiando per l’acquisto di una casa nella quale si sposteranno quando il contratto di affitto del loro appartamento sarà scaduto alla fine di quest'anno. I loro saldi pensionistici sono cresciuti in maniera generosa dopo la pandemia, quindi credono di sentirsi a proprio agio nella loro capacità di tollerare future flessioni del capitale investito. Per questo motivo investono i soldi destinati all’acconto per l’acquisto della casa in un fondo azionario globale, che sembra offrire sia la diversificazione che il potenziale di crescita che cercano.
Analizziamo adesso i problemi di entrambi i profili. Anna ha un orizzonte temporale di lungo periodo e, a sua volta, un'elevata capacità di rischio. Infatti, i suoi investimenti potranno salire o scendere nei mesi e negli anni a venire, ma questo non avrà molta importanza per i prossimi 40 anni, quando si avvicinerà per lei il momento il momento di andare in pensione. Tuttavia, Anna sta lasciando che la sua bassa tolleranza al rischio - essenzialmente, il suo livello di comfort con la volatilità a breve termine - determini il suo processo decisionale.
Daniele e Alessandra, i potenziali acquirenti di una casa, stanno commettendo lo stesso errore di Anna, anche se nella direzione opposta. Sanno che la loro capacità di far fronte alle fluttuazioni a breve termine è buona; l'hanno persino sottoposta allo stress test della pandemia. Eppure, la loro capacità di rischio riferita al capitale che vogliono utilizzare come acconto per l’acquisto della casa, ovvero la capacità di resistere a quelle fluttuazioni del mercato senza dover essere costretti a cambiare i loro piani iniziali, è in realtà piuttosto bassa.
È vero, nel 90% dei casi le azioni registrano rendimenti positivi su intervalli di 10 anni rolling, il che significa che è del tutto logico e naturale per Anna, Daniele e Alessandra avere un'elevata tolleranza al rischio per gli investimenti pensionistici. Ma è anche vero che una volta su quattro l’equity tende a perdere valore su periodi continui di 12 mesi. Questa probabilità è poco allettante per la coppia che si appresta ad acquistare casa, dato che anche l’orizzonte temporale del loro investimento è di 12 mesi. La loro capacità di rischio per la quota di denaro che vorrebbero dare in acconto per la casa è dunque bassa, perché una perdita del capitale durante il breve periodo di detenzione del fondo azionario nel quale vogliono investire li costringerebbe a dover cambiare i loro piani.
Perché è sbagliato focalizzare l’attenzione sulla tolleranza al rischio
Le incongruenze che abbiamo descritto con questi due esempi sono piuttosto comuni e non devono meravigliarci, dato che agli investitori viene spesso insegnato a concentrarsi solo sulla tolleranza al rischio. Molto spesso, durante la compilazione di questionari online o nel corso dei colloqui con il proprio promotore finanziario, ai potenziali investitori vengono fatte delle domande del tipo: se in una sola seduta di mercato il suo investimento registrasse una perdita del 10%, si sentirebbe ansioso?
Al contrario, si dà poca importanza ad alcune domande cruciali che potrebbero aiutare a tracciare alcuni parametri intorno alla capacità di rischio dell’investitore, relative agli obiettivi finanziari e ai relativi orizzonti temporali. Questo gap di comunicazione e di informazione ci aiuta a spiegare perché gli investitori costruiscono spesso portafogli posizionati in maniera o troppo aggressiva o troppo prudente rispetto all’obiettivo che vogliono raggiungere.
Fare una valutazione della propria capacità di rischio e costruire un portafoglio i cui titoli si adattano bene all’orizzonte temporale dell’investimento sono i due pilastri su cui basare la costruzione del portafoglio. Una valutazione della tolleranza al rischio, invece, rientra nella categoria che definiremmo "bello da avere".
Questo non vuol dire che valutare la propria tolleranza al rischio sia un esercizio inutile. Se gli investitori elaborano piani di investimento appropriati per la loro capacità di rischio e il loro orizzonte temporale, ma che li rendono ansiosi, c'è il pericolo che finiscono per fare delle scelte errate apportando modifiche al portafoglio nei momenti sbagliati. Ad esempio, gli investitori con portafogli eccessivamente aggressivi tendono a passare a un mix più conservativo quando i titoli su cui hanno investito sono in perdita, mentre quelli con portafogli eccessivamente conservativi potrebbero essere indotti a passare a un posizionamento più aggressivo se alcuni titoli growth inseriti in portafoglio hanno realizzato guadagni molto elevati.
Cosa puoi fare in caso di mancata corrispondenza?
Quindi, in che modo gli investitori dovrebbero agire se il loro grado di tolleranza al rischio si scontra con la loro capacità di rischio? Mi vengono in mente un paio di idee.
Gli investitori con un'elevata capacità di rischio, ma una tolleranza al rischio inferiore alla media, hanno varie alternative per sopperire al mancato matching: un’alternativa è quella di utilizzare fondi di tipo bilanciato come holding principale del loro portafoglio. Questi comparti investono principalmente in azioni, ma detengono posizioni minori in titoli più conservativi che aiutano a contenere la volatilità complessiva.
Una seconda opzione è quella di affidarsi a gestori di fondi azionari attivi, attenti alle valutazioni e con un buon track record nella protezione dai movimenti al ribasso. Infine, possono praticare una buona manutenzione del portafoglio, costruendo gradualmente nuove posizioni e ricorrendo a un ribilanciamento disciplinato.
Gli investitori che invece presentano una minore capacità di rischio, ma un'elevata tolleranza al rischio, hanno meno strumenti a loro disposizione. Quando si finanziano obiettivi nel breve termine, che è per definizione ciò che fanno gli investitori con una bassa capacità di rischio, può essere utile segmentare il portafoglio per orizzonte temporale. In questo modo è possibile capire quanto è necessario stanziare in titoli a breve termine per finanziare obiettivi nel breve periodo e quanto si può tranquillamente investire in azioni e altri asset a rendimento più elevato ma più volatili.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.