Un inizio estate da protagonista per Eni

Arrivano diverse novità sul fronte industriale che stanno tenendo alta l’attenzione del mercato sul titolo: dagli slot nel terminal petrolifero di Danzica alla joint venture in St. Bernard Renewables, dall’acquisto del 30% di LabAnalysis Environmental Science alla conquista di Neptune Energy, fino alla dismissione di alcuni permessi estrattivi in Congo.

Fabrizio Guidoni 04/07/2023 | 10:48
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petrolio

Le ultime settimane di Eni sono state caratterizzate da diverse novità sul fronte industriale che stanno tenendo alta l’attenzione del mercato e degli analisti sul titolo. Dalla trattativa per gli slot nel terminal petrolifero del porto di Danzica alla realizzazione di una joint venture in St. Bernard Renewables, dall’acquisizione del 30% di LabAnalysis Environmental Science all’acquisizione di Neptune Energy, fino all’annuncio della dismissione di alcuni permessi estrattivi in Congo, è di fatto intenso il recente newsflow legato al gigante italiano dell’energia. Vediamo come hanno reagito gli esperti delle case d’affari.

Trattative in corso in Polonia per il terminal petrolifero
Come riportato da Reuters, uno dei fronti caldi di Eni è la trattativa in corso per garantirsi la disponibilità di slot nel terminal petrolifero del porto di Danzica, in Polonia, per ricevere il petrolio da lavorare poi nella raffineria Pck Schwedt, in Germania, di cui il gruppo energetico possiede una quota di minoranza dell’8,33%. L'importanza del terminale di Danzica è diventata ancora più evidente dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, con i volumi balzati a livelli record lo scorso anno. Con l'ultimo pacchetto di sanzioni dell'Unione europea contro Mosca, che pone fine alla possibilità di importare petrolio russo tramite oleodotti in Germania e Polonia, il suo ruolo diventa cruciale. In ogni caso, gli analisti attendono il closing della trattativa e soprattutto la diffusione dei contenuti dell’accordo prima di decidere se questa operazione può avere impatto sul valore del titolo.

Joint venture nella mobilità sostenibile in Sbr
La notizia della realizzazione di una joint venture negli Stati Uniti in St. Bernard Renewables (Sbr) da parte della divisione Mobilità Sostenibile di Eni e di Pbf Energy non ha sorpreso il mercato in quanto l’operazione era stata annunciata a metà febbraio. Sbr è una bio-raffineria che, a livello locale, opera insieme a Chalmette Refinery di Pbf in Louisiana. Eni si è impegnata a erogare a Pbf un rimborso di capitale e altri contributi, per un totale di 835 milioni di dollari. Secondo gli analisti di Websim, la bio-raffineria, utilizzando la tecnologia Ecofining sviluppata da Eni in collaborazione con Honeywell Uop, produrrà principalmente Hvo diesel, ovvero olio vegetale idrotrattato, per un volume di oltre 300 mln di galloni all’anno. L’operazione consente a Eni di entrare nel mercato in crescita dei biocarburanti negli Stati Uniti e di aumentare la propria capacità di bioraffinazione, attualmente pari a circa 1 milione di tonnellate l’anno. L’operazione non ha comunque fatto cambiare il giudizio di Websim su Eni, confermato a “neutrale”, con target price 15 euro.

Anche gli analisti di Mediobanca Securities, pur apprezzando l’operazione, non hanno ritenuto di dover cambiare il rating “neutral” su Eni. Secondo gli esperti, il perfezionamento dell’accordo ha permesso a Eni Sustainable Mobility di aumentare la capacità di raffinazione a 1,6 milioni di tonnellate per anno (mtpa), in scia all’inizio della produzione di Sbr a inizio giugno. Commentano gli esperti: "Riteniamo che l’acquisizione sia in linea con gli obiettivi di Eni di aumentare la capacità di bio-raffinazione dagli attuali 1,1 mtpa a 3 mtpa entro il 2025 e a 5 mtpa entro il 2030. L’accordo avrà quasi sicuramente un impatto modesto sull’indebitamento netto del gruppo alla fine del secondo trimestre 2023, stimato in 13,9 miliardi di euro (+10% rispetto al primo trimestre), con un rapporto indebitamento netto su equity del 24%, dal 23% precedente".

L’accelerazione nella sostenibilità in Italia
Sul fronte sostenibilità è arrivata anche la notizia che Eni Rewind, società ambientale di Eni, ha acquisito il 30% di LabAnalysis Environmental Science, attiva in Italia nel settore del testing ambientale, fondata e guidata dalla famiglia Maggi con un team di oltre 500 specialisti e 14 sedi sul territorio italiano. Come si legge in una nota, attraverso questa alleanza strategica, le due aziende intendono rafforzare l'offerta integrata di soluzioni per la gestione sostenibile delle risorse ambientali, promuovendo l’innovazione e la salvaguardia dell'ambiente e della salute. In particolare, Eni Rewind contribuirà con la sua conoscenza specialistica nelle bonifiche e nel trattamento e recupero dei rifiuti.

Il mercato promuove l’acquisizione di Neptune
A destare la maggior attenzione degli analisti tra le numerose novità industriali di Eni è stata probabilmente la notizia dell’acquisizione di Neptune Energy, pagata una cifra ritenuta non alta, 4,9 miliardi di dollari, debito compreso. Secondo gli esperti di Equita Sim, l’azienda acquisita si integra molto bene nelle attività di Eni, tramite un portafoglio upstream di alta qualità e competitivo, composto da asset a emissioni inferiori alla media. Inoltre, l’operazione è vista capace di aggiungere valore al portafoglio di Eni senza modificare sostanzialmente la leva finanziaria della società. “Calcoliamo un incremento del 7,5% del free cash flow derivante dall’operazione. L'equilibrio di bilancio non cambia significativamente in quanto l'operazione dovrebbe aggiungere solo il 2% all'attuale leverage del 14%” hanno commentato gli analisti di Equita Sim nel confermare il rating buy su Eni, con prezzo obiettivo di 19,5 euro per azione.

Positiva sul titolo Eni, dopo l’acquisizione di Neptune anche Deutsche Bank che conferma il rating buy e il target price di 15,8 euro. Gli esperti di DB segnalano che l’azienda acquisita ha un Ebitda reported di 0,95 miliardi di euro per il 2022, che implica un rapporto Ev/Ebitda di 2,7. Conferma di rating buy arriva anche da Banca Akros che ha prezzo obiettivo a 18,5 euro, giudicando l’operazione coerente con la strategia dell’azienda e capace di generare rilevanti sinergie. Anche gli analisti di Jefferies vedono un senso strategico nell’acquisizione di Neptune, con impatto accrescitivo in termini di free cash flow e supporto alla strategia di crescita nel segmento del gas in Europa. Il rating resta buy con target price pari a 18 euro. E non è tutto. A detta degli esperti di Mediobanca Securities, Eni potrebbe registrare importanti sinergie con Neptune Energy che potrebbero portare ad un rialzo degli utili del 5-6% nel periodo 2024-25.

Impatto marginale dalle vendite di attività in Congo
La cessione della partecipazione di Eni in alcuni permessi petroliferi non-core in Congo, per un totale di 300 milioni di dollari, inclusi i corrispettivi fissi e quelli legati alla contingenza, non ha invece particolarmente esaltato gli investitori, con gli analisti rimasti freddi all’annuncio dell’operazione. Gli esperti di Equita Sim hanno commentato: "Riteniamo che l'impatto sulla produzione di Eni sia marginale", perché la produzione in quota Eni nel 2022 in Congo è stata di 78mila/boe al giorno e, inoltre, "riteniamo che le attività dismesse rappresentino una quota di minoranza di quei volumi", circa 10-15mila/boe, "ovvero meno del 1% della produzione upstream di Eni." Per Websim l’operazione, il cui closing è soggetto all'autorizzazione delle autorità competenti, rientra nella strategia Eni di ‘portfolio optimization’, con cessione degli asset non ritenuti strategici.

 

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Fabrizio Guidoni  collabora con Morningstar come data journalist. Ha una lunga esperienza sul mercato azionario italiano e sulla finanza sostenibile.

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