Morningstar ha alzato le previsioni di crescita del Pil Usa nel 2023 all’1,6% (dal +1,4% stimato a maggio scorso), in risposta ai positivi dati macro pubblicati recentemente relativi al numero dei posti di lavoro e alla costruzione di nuovi alloggi e edifici non residenziali. Al tempo stesso, ha ridotto le stime per i due anni successivi, consapevole che i segnali di forza mostrati dall’economia americana permetteranno alla Federal Reserve di operare gli ultimi aggiustamenti sui tassi di interesse che finiranno per impattare negativamente sulla crescita del Pil.
Figura 1: Le previsioni di Morningstar sulla crescita del Pil Usa
Nel breve periodo la chiave è l'inflazione
Nel breve periodo, le aspettative degli analisti di Morningstar sulla crescita dell’economia americana sono superiori a quelle del consensus e riflettono il maggiore ottimismo sull’evoluzione dell’inflazione nei prossimi anni.
Figura 2: Previsioni Pil Usa, Morningstar vs Consensus
“Siamo convinti che l’inflazione scenderà più velocemente di quanto non si aspetti il mercato, poiché la maggior parte delle fonti che hanno prodotto la recente impennata dell’indice dei prezzi al consumo, come energia, automobili e altri beni durevoli, ridurrà il suo impatto nei prossimi anni producendo una pressione deflazionistica prolungata”, dice Preston Caldwell, Chief U.S. Economist di Morningstar.
La crescita dell’inflazione non è andata oltre il 4,1% a maggio (anno/anno), mostrando un forte rallentamento rispetto al picco dell’8,9% registrato a giugno dello scorso anno, per effetto della contrazione dei costi energetici. Inoltre, dicono gli analisti, il fatto che l'inflazione sia già diminuita così tanto a fronte di una crescita economica che è rimasta resiliente, fa ben sperare nella possibilità che la Fed riesca a riportare l’inflazione al suo obiettivo del 2% senza particolari danni per l’economia del paese.
Nel lungo termine entrano in gioco lavoro, supply chain e produttività
Se prendiamo in considerazione un arco temporale più ampio, da qui al 2027, Morningstar si aspetta una crescita media dell’economia del 2,34%, contro il +1,52% stimato dal consensus del mercato, in ragione di un maggior ottimismo sul fronte della supply-chain, dell’offerta di lavoro e della produttività.
Il Global Supply Chain Pressure Index della Fed di New York, che è considerato la cartina tornasole dello stato di salute delle catene di approvvigionamento, mostra che la supply chain è più flessibile che mai. E questo, dicono gli analisti, dovrebbe aiutare il prezzo delle merci a diminuire costantemente nei prossimi anni.
Sul fronte del mercato del lavoro, il numero di occupati è cresciuto in media del 2,2% negli ultimi tre mesi. Questo ritmo di crescita è compatibile con un progresso del Pil reale tra il 3% e il 3,5%, molto più alto rispetto al +1,6% atteso nel 2023 (in base alle stime di Morningstar), il che dimostra il buono stato di salute del mercato del lavoro americano.
La produttività del lavoro, invece, che nel 2022 era scesa dell’1,1%, è vista in aumento dello 0,2% quest’anno e in base alle stime degli analisti dovrebbe salire in media dell’1,3% nei prossimi cinque anni.
“Oltre alle considerazioni sulla catena degli approvvigionamenti, sul mercato del lavoro e sulla produttività, ci sono anche quelle sul futuro andamento dei tassi di interesse. Sembra ormai certo un nuovo aumento a luglio, ma la Banca centrale americana dovrebbe iniziare a tagliare il costo del denaro già a partire da febbraio 2024 e le nostre attese sono per una discesa del federal fund rate attorno all’1,5% già a metà 2025. Questo dovrebbe spingere non solo il mercato immobiliare, ma tutti quei settori fortemente dipendenti dai prestiti bancari”, conclude Caldwell.
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