I fondi pensione tornano a battere il TFR, grazie ai mercati in ripresa e un’inflazione più contenuta. Secondo gli ultimi dati della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), al netto dei costi di gestione e della fiscalità, nei primi tre mesi del 2023 in tutte le tipologie di forme pensionistiche e in tutti i comparti si sono infatti registrati risultati medi positivi, in particolare nelle gestioni con una maggiore esposizione azionaria, recuperando in parte le perdite in conto capitale rilevate nel 2022.
I comparti azionari hanno registrato guadagni in media pari al 3,6% nei fondi negoziali, al 4,4% nei fondi aperti e al 3,4% nei PIP. Rialzi anche per le linee bilanciate, con rendimenti medi del 2,4% nei fondi negoziali, 3,3% nei fondi aperti e 2% nei PIP; più contenuti, ma ora tornati positivi, sono i rendimenti dei comparti obbligazionari e garantiti.
Valutando i rendimenti su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, nel periodo che ai dieci anni - da inizio 2013 a fine 2022 - aggiunge anche i primi tre mesi del 2023, vediamo che i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano, per tutte le tipologie di forme pensionistiche, tra il 4,9 e il 5,2%; per le linee bilanciate, i rendimenti medi vanno dall’1,9% dei PIP di ramo III, al 2,8% dei fondi negoziali e al 3,1% dei fondi aperti. Viceversa, le linee garantite e quelle obbligazionarie pure mostrano rendimenti medi vicini allo zero o di poco superiori; le gestioni separate di ramo I dei PIP, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento dell’1,9%.
Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,4%. Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, gran parte dei comparti azionari e bilanciati mostrano rendimenti più elevati rispetto agli altri e al TFR. Essi mostrano anche una maggiore dispersione dei risultati rispetto alle altre tipologie di comparto per i fondi aperti e per i PIP di ramo III, ma non per i fondi negoziali.
Le adesioni
A fine marzo 2023, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono 10,4 milioni, in crescita di 119.000 unità (+1,2%) rispetto alla fine del 2022. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di 9,350 milioni (+1,2%). Nei fondi negoziali si registrano 67.000 posizioni in più rispetto alla fine dell’anno precedente (+1,8%), per un totale di 3,873 milioni. Quasi metà dell’incremento delle posizioni registrato nel trimestre, circa 30.000 unità, deriva da adesioni contrattuali del settore edile; circa 9.000 unità in più risultano nel fondo del pubblico impiego per il quale è attivo il meccanismo di adesione, anche tramite silenzio-assenso, per i lavoratori di nuova assunzione. Per le forme pensionistiche di mercato, si rilevano 29.000 posizioni in più nei fondi aperti (+1,6%) e 18.000 posizioni in più nei PIP (+0,5%); alla fine di marzo, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,871 milioni e 3,716 milioni di unità.
Le risorse in gestione e i contributi
Le risorse destinate alle prestazioni sono, a fine marzo 2023, pari a 211 miliardi di euro, rispetto ai 205 miliardi di dicembre 2022. L’aumento è dovuto per circa due terzi al miglioramento dei corsi dei titoli in portafoglio e per il rimanente terzo ai flussi contributivi al netto delle uscite. Nei fondi negoziali, l’attivo netto è di 63,3 miliardi di euro, crescendo del 3,7% rispetto a dicembre; esso totalizza 29,4 miliardi nei fondi aperti e 46,5 miliardi nei PIP, rispettivamente, il 5 e il 2,1% in più nel confronto con la fine dell’anno precedente. Nel corso dei primi tre mesi del 2023 i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP sono stati pari a 3,6 miliardi di euro, con una crescita del 7,8% rispetto al corrispondente periodo del 2022. L’incremento si riscontra in tutte le forme pensionistiche, variando dal 9,2% nei fondi negoziali e nei fondi aperti, al 4,7% nei PIP.
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