Martedì 11 luglio, il Parlamento europeo ha approvato formalmente un piano dell'UE per incrementare notevolmente la propria fornitura di semiconduttori, un obiettivo strategico per ridurre la dipendenza dall'Asia.
Una maggioranza schiacciante di legislatori, 587 a 10, ha appoggiato la legge sui chip dell'UE, che dovrebbe vedere la produzione di chip dell'UE quadruplicare entro il 2030 per rappresentare il 20% della quota globale.
La globalizzazione e l'ascesa della produzione asiatica hanno visto l'attività europea nel settore ridursi negli ultimi decenni.
Il mercato è dominato da Taiwan, che produce il 90% dei chip più avanzati, dalla Corea del Sud e, in misura crescente, dalla Cina.
La pandemia di Covid nel 2020 ha causato il blocco delle catene di approvvigionamento dall'Asia, causando gravi carenze soprattutto all'industria automobilistica europea.
I semiconduttori sono fondamentali anche per molti altri oggetti di uso quotidiano, dagli smartphone agli elettrodomestici. Sono necessari anche per l'archiviazione dei dati, che è in piena espansione, e per la tecnologia verde per ridurre le emissioni di carbonio.
Per raggiungere l'ambizioso obiettivo della produzione di chip, l'UE dovrà mobilitare oltre EUR43 miliardi di investimenti pubblici e privati.
L'iniziativa fa parte di una strategia di maggiore autosufficienza europea, sostenuta dal presidente francese Emmanuel Macron, che è stata stimolata dagli shock energetici e alimentari causati dalla guerra della Russia in Ucraina.
L'EU Chips Act prevede che l'Unione Europea stanzi EUR3,3 miliardi dal proprio bilancio per raggiungere l'obiettivo e che la ricerca e lo sviluppo vengano rafforzati.
Un sistema di monitoraggio per individuare le carenze di approvvigionamento è destinato ad allertare la Commissione europea con sufficiente tempestività, in modo che possa agire con urgenza per evitarle, anche organizzando acquisti in comune per conto del blocco, come ha fatto per i vaccini Covid.
fonte: AFP
Di Claudia Cavaliere, Alliance News reporter
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