Cosa sta succedendo alle società di streaming? Molte società del settore hanno visto le loro azioni correre durante la pandemia, favorite dai lockdown che hanno costretto le famiglie a stare a casa, ma negli ultimi 18 mesi le valutazioni di mercato del comparto sono crollate. Attualmente, ad eccezione di Netflix, tutte le aziende attive in questo mercato sono scambiate a sconto rispetto al fair value e sono valutate con un rating di quattro o cinque stelle.
La transizione del settore
Ma torniamo per un attimo indietro nel tempo. Durante la fase acuta del Covid-19 è stato registrato un picco nell’utilizzo dei servizi di riproduzione di contenuti multimediali in streaming che, da una parte, ha fatto crescere il numero di abbonati e, dall’altra, ha attirato nuovi competitor nel settore, come ad esempio Paramount+. In quella fase l’attenzione del mercato era completamente focalizzata sulla crescita del numero di sottoscrittori, come dimostra il boom delle quotazioni di Netflix che a fine ottobre del 2021 hanno toccato il picco storico di 690 dollari in scia ai progressi registrati nel numero di iscritti sia negli Usa che sui mercati internazionali.
Con la fine delle restrizioni legate al Covid, poi, si è assisto alla forte ripresa delle produzioni cinematografiche e delle serie televisive, sostenuta dalla necessità delle aziende di aumentare la propria offerta di contenuti in modo da attrarre nuovi sottoscrittori e garantirsi la fedeltà di quelli già acquisiti.
La carenza di spazi di produzione e di personale, però, ha fatto salire i costi e i ritardi delle produzioni. Questo ha pesato sui già deboli margini di profitto delle aziende del settore e ha finito per spostare l’attenzione degli investitori dalla crescita degli abbonamenti alla solidità finanziaria di lungo termine.
“I primi accenni di questa inversione di tendenza si sono registrati dopo il quarto trimestre del 2021 di Netflix, quando il mercato ha punito severamente l’azienda americana per la contrazione dei margini di profitto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e per il taglio delle stime relative ai margini dell’anno successivo”, dice Neil Macker, Senior Equity Analyst di Morningstar.
“Netflix non è stata la sola a soffrire in Borsa a causa della crescente preoccupazione degli investitori sulla sua redditività. Le vendite hanno colpito tutte le aziende del settore, convincendole a spostare il focus della loro gestione sul miglioramento dei margini di profitto. Questo si è tradotto in un ridimensionamento degli investimenti per la produzione di nuovi contenuti e in un’ampia razionalizzazione dei costi, da quelli del marketing a quelli della forza lavoro”.
Questo cambio di strategia all’interno del settore, dicono gli analisti di Morningstar, produrrà una selezione naturale tra vincitori e vinti facendo emergere Netflix e Disney quali leader del mercato.
Vincitori, vinti e indifferenti
Netflix può già contare su un business redditizio, anche se in questo momento la crescita del segmento internazionale è finanziato dai profitti ricavati nel mercato domestico, e ha iniziato a diversificare la fonte delle sue entrate. Tuttavia, dopo il +45% accumulato in Borsa da inizio anno (in dollari al 21 luglio 2023) le sue azioni sono scambiate con un premio del 30% rispetto al fair value di 330 dollari. “La nostra idea è che il prezzo attuale delle azioni Netflix non rifletta la maturità del mercato domestico e lo scarso sviluppo dei mercati emergenti”, dice Neil Macker, Senior Equity Analyst di Morningstar (report aggiornato al 20 luglio 2023).
Tra le società di media tradizionali, Disney è invece considerata quella meglio in grado di gestire la transizione verso la rivoluzione dello streaming. Sebbene sia indietro rispetto a Netflix in termini di redditività, il business dello streaming è sulla buona strada per diventare profittevole entro il 2024. Inoltre, gode di una forte solidità finanziaria e può contare su un ricco catalogo di contenuti e su generose risorse economiche da investire in nuove produzioni. Diversamente da Netflix, le valutazioni del titolo Disney sono rimaste sostanzialmente invariate da inizio anno (+0,35% in dollari al 21 luglio 2023) e ora risulta scambiato a un tasso di sconto del 40% rispetto al fair value di 145 dollari. “Nonostante l’attenzione alla redditività, prevediamo che Disney continuerà a essere tra le aziende che più investiranno nella produzione di contenuti e, nonostante le voci di un possibile spin-out o della vendita di ESPN, crediamo che il gruppo non abbia alcun interesse a vendere il principale canale di trasmissioni sportive”, aggiunge Macker (report aggiornato al 13 luglio 2023).
Secondo gli analisti di Morningstar, Paramount+ ed NBCU sono in una posizione meno favorevole per fronteggiare questa fase di transizione del settore. La prima, infatti, continua a essere notevolmente in ritardo rispetto ai maggiori operatori, è costretta a spendere per collezionare contenuti da offrire ai suoi clienti ma ha risorse finanziarie inferiori rispetto a molti dei suoi competitor. “Sebbene le azioni Paramount Global possano sembrare convenienti, preferiamo società meglio posizionate, soprattutto in considerazione delle basse valutazioni del settore dei media”, sottolinea Michael Hodel Director, Communication Services di Morningstar.
NBCU ha spostato il meglio dei suoi contenuti su Peacock, il servizio di streaming di video on demand che include la programmazione sportiva dell’emittente americana, ma il servizio offerto ai suoi clienti, secondo gli analisti, rimane molto inferiore rispetto a Netflix o Disney+. “Nonostante la strategia nel segmento dello streaming sia discutibile, valutiamo positivamente le azioni del gruppo Comcast (che controlla NBCU) per via della forza del suo core business legato alla banda larga”, aggiunge Hodel.
Apple e Amazon, che pure operano nel settore dello streaming, sono indifferenti alle dinamiche del comparto in quanto per loro questo segmento è funzionale alla crescita del loro core business. Per Apple, la Apple TV serve ad aumentare il grado di fidelizzazione della clientela al suo ecosistema di prodotti, mentre per Amazon l'utilizzo di Prime Video serve per attrae e mantiene gli abbonati Prime.
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