L’Asia continua a sottoperformare i mercati internazionali. Anche nel secondo trimestre, la regione ha perso terreno rispetto al benchmark globale, cedendo quasi 400 punti base; ora il divario accumulato da inizio anno è salito a oltre il 6% (in euro al 25/07/2023).
Perché l'Asia è in ritardo?
I listini asiatici hanno potuto beneficiare della buona intonazione del settore tecnologia, trainato dai forti guadagni di Nvidia, e dalla salute degli industriali nipponici, spinti dalla rinnovata fiducia di Warren Buffett che ha allargato l’esposizione del portafoglio Berkshire Hathaway al settore manifatturiero giapponese. Tuttavia, hanno sofferto i deludenti dati macro in arrivo dalla Cina. I segnali di un indebolimento dei consumi, la contrazione della crescita delle vendite al dettaglio, dal 12,7% di maggio al 3,1% di giungo, e gli aggiornamenti sul mercato del lavoro che hanno evidenziato lo scorso mese un aumento del tasso di disoccupazione giovanile (16-24 anni) al 21,3% (dal 20,8% di maggio), hanno aumentato i timori che la crescita dell’economia del Dragone rimanga debole per tutto il 2023. Il peggioramento della congiuntura, a sua volta, rischia di pesare sui bilanci aziendali e in particolare di quelli degli istituti di credito, che potrebbero essere costrette a far fronte all’aumento dei crediti insoluti.
La buona notizia per gli investitori, dicono gli analisti di Morningstar, è che diversamente dal mercato azionario americano, che viene scambiato su prezzi in linea con il fair value, quello asiatico risulta ancora scontato del 15%, garantendo in questo modo un margine di sicurezza discreto per chi volesse posizionarsi sull’equity della regione.
“Il miglioramento del quadro macro a livello globale atteso nel 2024 potrebbe dare una spinta all’equity della regione. In precedenza, le nostre aspettative tenevano conto di una spinta da parte dell’economia cinese per effetto della crescita dei consumi interni già a partire dal terzo trimestre del 2023. Purtroppo, però, fino ad ora Pechino non ha messo in piedi delle politiche in grado di risollevare la fiducia dei consumatori e questo finirà per ritardare la ripresa della regione al 2024”, dice Lorraine Tan, Head of Equity Research di Morningstar per l’Asia.
Su quali settori posizionarsi
Fino a questo momento le preferenze degli analisti per l’equity della regione si erano concentrate sui settori sensibili al ciclo economico, ma gli acquisti su industriali e tecnologici hanno aumentato le valutazioni di mercato costringendo gli investitori ad essere più selettivi nelle scelte. “Le azioni asiatiche del comparto manifatturiero sono ora scambiate in linea con il fair value e anche tra i tecnologici le occasioni di investimento si sono ridotte. Le nostre preferenze premiano ora i titoli nel comparto delle telecomunicazioni, sia per motivi di valutazione sia perché prevediamo che l’approvazione di normative più favorevoli possa spingere nei prossimi mesi le quotazioni di aziende come Baidu, Tencent e NetEase. Anche le società di telecomunicazioni cinesi e coreane sono interessanti dal punto di vista delle valutazioni, ma preferiamo le prime tre per via dei loro dividend yield generosi”, aggiunge Tan.
Tra i settori difensivi, le utility sono quelle che al momento presentano i prezzi più interessanti, in quanto scambiate a un tasso di sconto di poco superiore al 20% rispetto al fair value. La migliore idea di investimento, secondo gli analisti di Morningstar, è l’utility cinese China Resources Power, che potrebbe essere in grado di battere le stime sulla crescita degli utili grazie alla risalita dei margini di profitto del business legato all’energia prodotta dalle centrali a carbone.
I settori maggiormente legati al ciclo economico hanno sottoperformato la regione nel suo complesso. In particolare, i top performer nei primi tre mesi dell’anno (CNOOC, Alibaba e Yum China) sono stati tra i più deludenti nel secondo trimestre, penalizzati dal peggioramento del quadro macro. Tuttavia, gli analisti di Morningstar restano fiduciosi su questi nomi, in particolare su CNOOC e Yum China, poiché saranno quelli meglio posizionati per capitalizzare il miglioramento della crescita globale atteso nel 2024.
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