TIM pesante dopo conti e indebitamento

Nel primo semestre i ricavi sono aumentati, ma il risultato netto ha segnato un rosso di 813 milioni di euro, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2022.

Alliance News 03/08/2023 | 15:26
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Torre di telecom

Foto di David Arrowsmith su Unsplash.

Telecom Italia è in cima alla colonna dei ribassi in Piazza Affari, dopo la trimestrale e le parole dell'amministratore delegato che vede la società come aggregatore in caso di consolidamento della telefonia sul mercato italiano. Il debito però continua a salire e resta il vero punto debole dell'ex colosso pubblico, specie in epoca di tassi al rialzo.

Nel primo pomeriggio, il titolo perde il 2,7% a EUR0,25, per una capitalizzazione di mercato pari ad appena EUR5,4 miliardi. Per fare un confronto, il primo azionista Vivendi ha speso oltre EUR4 miliardi per mettere insieme il suo pacchetto del 23,75%.

Ieri, il cda di Telecom ha approvato i conti del primo semestre 2023, che hanno fatto segnare ricavi in aumento del 3,8% a EUR7,8 miliardi e un margine operativo lordo in crescita dello 0,5% a EUR2,67 miliardi. Male il risultato netto del periodo con un rosso di EUR813 milioni, quasi il doppio del primo semestre dell'anno scorso. Però, nell'ultimo trimestre, le perdite sono scese a EUR124 milioni.

Grande attenzione del mercato per i dati relativi al debito. Al 30 giugno scorso, l'indebitamento finanziario netto della Telecom era salito dagli EUR25,36 miliardi di fine 2022 a quota EUR26,16 miliardi. Siamo oltre cinque volte la capitalizzazione di Borsa e oltre quattro volte l'Ebitda, pari a EUR3,1 nel primo semestre del 2023.

Il gruppo guidato da Pietro Labriola ha spiegato che la crescita dell'indebitamento è ascrivibile al fabbisogno derivante dalla gestione finanziaria, ai maggiori debiti per leasing e al pagamento dei dividendi di Telecom Brasil. A fine giugno, il margine di liquidità era pari a EUR7,86 miliardi e consente una copertura delle passività finanziarie del gruppo in scadenza almeno per i prossimi 18 mesi.

Oltre ai numeri, che evidentemente non hanno entusiasmato Piazza Affari, in queste ore sono circolate anche le parole di Labriola, intervistato da Il Sole 24 Ore. Il manager si augura che in Italia si passi da cinque a tre operatori telefonici e che la sua Telecom non sia preda ma cacciatore.

"Dipende tutto da noi, io sono ottimista e quindi rispondo che potremo avere un ruolo da cacciatore", ha detto Labriola, aggiungendo che "di certo la TIM dei servizi che abbiamo in mente potrà giocare da protagonista, sia sul fronte consumer che enterprise. E anche TIM Brasil potrebbe valutare un'espansione".

Per fare questo è però necessario riorganizzare gli asset e separare le reti. Sostiene Labriola che "La separazione è un passaggio indispensabile per rimettere le Telco al centro della digitalizzazione del sistema economico. Se va in porto, sarà una delle operazioni industriali italiane più importanti dell'attualità, sarà il trampolino di lancio per dare forza ai servizi di telecomunicazioni e sviluppare le infrastrutture".

Com'è noto, entro il 30 settembre, dovrebbe arrivare l'offerta per Netco da parte del fondo americano KKR, al quale potrebbero poi affiancarsi in una seconda fase il Tesoro, Cassa Depositi e Prestiti e il fondo privato italiano F2i. Per Labriola, "al momento le nostre trattative sono solamente con KKR ma ci sono diversi attori istituzionali che hanno espresso interesse e le indiscrezioni di stampa ne tirano in ballo anche altri. Cdp e l'australiana Macquarie hanno partecipato al processo competitivo per NetCo, dimostrando molto interesse. Se l'operazione con KKR dovesse andare in porto, nulla vieta che in seguito possano esserci dei colloqui tra loro".

Sul piano politico va ricordato che il ministro Adolfo Urso e il sottosegretario Alessio Butti, entrambi di Fratelli d'Italia, auspicano da tempo una sola infrastruttura di rete a controllo pubblico. Invece il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, non è contrario al fatto che la rete passi in mani americane, almeno in una prima fase.

Comunque vada, la vendita della rete è un passaggio fondamentale non solo per l'Italia, ma anche per la salute finanziaria di Telecom, che ha assolutamente bisogno di ridurre il suo debito senza però trasformare ServCo in una sorta di bad company.

E infatti sul tema Labriola ha fatto notare che "L'operazione si concluderà se il valore stabilito rispecchia quello della rete, se il debito verrà ridotto significativamente, se l'azienda che rimane risulti finanziariamente e industrialmente sostenibile". I tempi previsti sono di 9-12 mesi, comprensivi di tutte le autorizzazioni.

Infine, nell'intervista al quotidiano della Confindustria, il capo di Telecom ha affermato che un'eventuale offerta per Tim Brasil, che contribuisce al 30% dei profitti del gruppo, sarebbe presa in considerazione "solo se fosse un'offerta monstre".

Di Francesco Bonazzi, Alliance News columnist

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