Le vendite di auto elettriche stanno accelerando. Questo è quanto emerge dai dati semestrali delle grandi case automobilistiche europee come Volkswagen, Stellantis, Renault e Mercedes-Benz.
Sia in termini assoluti, che in percentuale rispetto alle vendite complessive, i veicoli elettrici stanno guadagnando terreno. I dati forniti dall'Associazione europea dei produttori di automobili (ACEA) hanno mostrato un aumento del 53,8% delle immatricolazioni di auto elettriche nell'Unione Europea (solo a giugno è stato del 66,2%) che ha portato la loro quota di mercato al 15,1%, rispetto al 10,7% di giugno 2022. E nella maggior parte dei Paesi dell'Ue l’incremento è stato in doppia cifra: Paesi Bassi (+90,1%), Germania (+64,4%), Francia (+52,0%).
Volkswagen, ad esempio, ha raddoppiato i ricavi del segmento elettrico nel primo semestre, con un +68% in Europa, portando la sua quota sul totale delle vendite al 7,4%, dal 5,6% del primo semestre 2022. E per l'intero 2023, la casa automobilistica tedesca ha l’obiettivo di raggiungere una percentuale compresa tra l'8 e il 10%. Per Mercedes-Benz, invece, la percentuale è salita al 12%, dal 6% registrato nel secondo trimestre del 2022.
Le aziende del settore stanno combattendo per conquistare quote di mercato e anche Tesla ha iniziato a offrire sconti sulle sue nuove auto per aumentare la sua clientela. I prezzi di vendita più bassi, però, hanno finito per danneggiare i margini di profitto.
Carenza di chip
Nonostante i numeri positivi, la carenza di chip e di altri componenti è il principale fattore che ostacola l’accelerazione dell’industria delle auto elettriche. Questo problema nasce nel 2020, quando il mondo si è fermato a causa del Covid e il mercato si aspettava un rallentamento economico. La produzione di chip è diminuita drasticamente, perché era previsto un forte calo della domanda, ma in breve tempo la bilancia ha iniziato a pendere dal lato della domanda a causa della crescita superiore alle attese delle vendite di auto nuove.
I numeri delle semestrali delle case automobilistiche fanno capire che questa tendenza si è attenuata nella prima metà del 2023. Ora, però, dicono le aziende, la pressione si sta spostando dalla carenza di semiconduttori ai ritardi nei trasporti e nella logistica.
Richard Hilgert, Senior Equity Analyst di Morningstar, sottolinea come questo fenomeno abbia finito per ridurre i livelli di produzione delle case automobilistiche: “Al momento non c'è una disponibilità sufficiente di chip nell’industria. Solo a partire dal 2024, e in maniera maggiore nel 2025, la capacità di produzione di chip aumenterà man mano che gli investimenti da parte delle aziende produttrici si materializzeranno. TSMC e Intel, ad esempio, stanno pianificando l’apertura di nuove fabbriche di chip negli Stati Uniti e in Europa per estendere la loro presenza a livello globale”.
L'industria dei chip è fondamentale per facilitare il passaggio all’auto elettrica. Questi veicoli sono completamente digitalizzati e hanno bisogno sia di chip di ultima generazione che di quelli di fascia bassa. L'industria dei semiconduttori deve produrre chip ad alta e a bassa tecnologia in volumi elevati e, dicono gli analisti, dei miglioramenti in questo senso si inizieranno a vedere già dal prossimo anno.
Gli incentivi vanno nella direzione sbagliata
Un'altra difficoltà per lo sviluppo del mercato dei veicoli elettrici è l'effetto dirompente dei vari pacchetti di stimolo governativi con agevolazioni fiscali e incentivi. Sono tutti diversi da paese a paese, ma hanno una cosa in comune: sono in diminuzione.
“E poi c'è la riduzione dei benefici fiscali, anch'esso un fattore che può influenzare il processo decisionale dei consumatori”, afferma Jan Jaap Koops del Dutch automotive market data researcher. “In alcuni paesi, infatti, il vantaggio della cancellazione della tassa di circolazione per i veicoli elettrici verrà gradualmente eliminato. Questo renderà l’auto elettrica ancora più costosa e dunque meno appetibile per i clienti”.
I problemi della transizione
Alcuni produttori stanno incontrando degli ostacoli nella transizione all’elettrico. Ford, ad esempio, ha posticipato al 2024 il suo obiettivo di raggiungere una produzione di 600.000 vetture elettriche (inizialmente era fissato per la fine del 2023) e ha cancellato il target di 2 milioni di auto elettriche entro il 2026 senza indicare una nuova data. La casa automobilistica americana sta pagando in termini di profittabilità la transizione ai veicoli di nuova generazione. Le perdite accumulate dal segmento elettrico sono state pari a 1,1 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2023, poco più del doppio di quelle riportate nello stesso periodo dello scorso anno. Il principale motivo di questo risultato, secondo il CEO dell’azienda Jim Farley, è stato l’aumento della scontistica sui prezzi di vendita.
Rischio “cortocircuito”
Poi c'è la questione pratica della carenza nelle reti elettriche, sia in Europa che negli Stati Uniti. In Europa, le utility sono preoccupate per la congestione della rete che rende impossibile in alcune aree soddisfare la domanda di nuove connessioni, sia da parte dei privati, che di aziende o di nuovi punti di ricarica pubblici. Ingenti investimenti e un ruolo attivo dei governi nell'allentamento delle lunghe procedure di autorizzazione sono dunque fondamentali per rendere disponibile una quantità sufficiente di elettricità agli utenti.
Nessun passo indietro
Nonostante questi problemi, i governi dei paesi europei e quello degli Stati Uniti hanno fissato obiettivi e tempi per la riduzione delle emissioni di CO2 che sono realizzabili solo nel caso in cui i veicoli elettrici diventino la nuova normalità. Dal 2035, infatti, nei paesi dell’Unione Europea scatterà il divieto di vendita per le nuove auto a benzina e diesel. “Quattro anni fa ero scettico sul futuro dell’auto elettrica, ma ora non lo sono più. Le nostre aspettative sono per una crescita della quota di mercato dei veicoli elettrici tra il 30% e il 40% entro il 2030”, aggiunge Hilgert.
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