TIM vola in Borsa; la rete non sarà solo americana

Il dossier della rete Telecom torna prepotentemente di attualità in pieno agosto e il titolo corre a Piazza Affari, in attesa di capire la posizione di Vivendi.

Alliance News 10/08/2023 | 15:23
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Torre di telecom

Foto di David Arrowsmith su Unsplash.

Da un lato garantire la sostenibilità futura di ServiceCo, dall'altro verificare che il governo abbia le risorse finanziarie per entrare nella partita. Il dossier della rete Telecom torna prepotentemente di attualità in pieno agosto e il titolo corre in Borsa, in attesa di capire la posizione di Vivendi.

Nel primo pomeriggio, il titolo del colosso telefonico recupera il 4,2% a EUR0,28, sui massimi dallo scorso aprile. Il debito finanziario lordo rettificato viaggia intorno agli EUR31,3 miliardi. La capitalizzazione di mercato, grazie al rialzo di oggi, tocca quota EUR6 miliardi.

La data importante nella gestione del dossier, fino a ieri, era quella del 30 settembre, entro la quale il fondo KKR deve presentare la sua offerta vincolante per la rete Telecom. Un'offerta che oscilla tra EUR21 ed EUR23 miliardi di valore, a seconda di come si configurano alcuni asset. Ma adesso tutti i riflettori sono puntati sulla prossima riunione del Consiglio dei Ministri, prevista per il 28 agosto, alla ripresa dei lavori del governo dopo la pausa estiva.

Indiscrezioni non smentite dall'esecutivo parlano di un'intesa a quattro tra ministero dell'Economia, Cassa Depositi e Prestiti (che ha il 10% di Telecom Italia), F2i e KKR. Per ufficializzare l'ingresso in campo del Tesoro è ovviamente necessario un passaggio formale a Palazzo Chigi. Sempre a fine agosto, in parallelo, il fondo USA dovrebbe firmare le linee di credito con un pool di 10 banche (in parte anche creditrici di TIM) per circa EUR10,5 miliardi.

Il peso dei quattro soggetti nella cordata guidata dagli americani di KKR è ancora oggetto di riflessioni e discussioni. Al momento si ipotizza che i tre soci italiani possano riservarsi un 35% della nuova società della rete, ovvero una classica minoranza di blocco. Una presenza che non sarebbe quella "rete nazionale e controllo pubblico" della quale aveva parlato il premier Giorgia Meloni in autunno, ma che garantirebbe comunque una qualche forma di controllo sulle strategie della futura società a stelle e strisce.

Il costo dell'operazione, per la parte pubblica, potrebbe arrivare a EUR10 miliardi, dei quali EUR9 miliardi a spese del Tesoro, mentre F21 potrebbe impegnarsi per il 10-15% al costo di EUR1 o EUR1,5 miliardi. Per CDP si parla invece al momento di una quota del 3% circa, considerando che la Cassa è anche azionista di Open Fiber. Infine, non è da escludere, e l'ipotesi piace molto al mercato, che TIM si tenga un 10% di NetCo, rinunciando a EUR1 miliardo.

Ovviamente, per la parte pubblica andranno studiati gli eventuali profili Antitrust europei (il rischio è che vi sia un'accusa di aiuti di Stato) e la presenza di fondi nel bilancio dello Stato, con tanto di via libera della Ragioneria generale.

Invece, sul fronte del venditore, non ci sono ancora segnali in arrivo da Vivendi, primo azionista di Telecom con una quota del 24% e in passato ferma a quota EUR30 miliardi come valutazione della rete. Vivendi non ha rappresentanti in cda, ma ha i numeri per bloccare un'assemblea straordinaria.

"Di sicuro c'è un tema al quale i francesi non possono essere insensibili", osserva un esperto di tlc che spesso consiglia il governo italiano "ed è il fatto che se entra in campo Via XX Settembre è davvero difficile rispondere con un no secco, anche in considerazione delle varie partite aperte".

Il riferimento è al cospicuo pacchetto di azioni Mfe detenute da Vivendi, che ha ancora in mano il 23% della ex Mediaset nonostante gli accordi su una discesa graduale (ma a prezzi più alti di quelli attuali). Non a caso, già si parla di un incontro a breve fra Vivendi e il Tesoro per discutere proprio del futuro della rete. Sullo sfondo, va sempre ricordato che la rete Telecom rientra tra le materie in cui può intervenire il governo italiano con l'uso del Golden power.

La vendita dell'infrastruttura, non solo per Vivendi, deve lasciare in sicurezza ServCo. A cominciare dal debito, che si ridurrebbe di EUR12 miliardi circa. In questa ipotesi alla società dei servizi telefonici e internet rimarrebbe una leva di indebitamento netto sull'Ebitda tra 1,5 e 2 volte.

Secondo gli analisti di Akros, Piazza Affari sta valorizzando il titolo, dopo un lungo abbandono, perché ci si attendono sviluppi sulla rete "con una scadenza molto ravvicinata". Intermonte valuta positivamente l'ipotesi che TIM tenga una piccola quota in NetCo sia per ragioni finanziarie sia per motivi regolatori. E fa notare che anche la sostenibilità futura di ServiceCo è una questione cruciale.

Di Francesco Bonazzi, Alliance News columnist

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