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Con la stagione della vendemmia che tra le vigne sta già entrando nel vivo surriscaldata da un meteo estivo aggressivo, in Borsa Italiana le società legate al business del vino possono tornare sotto i riflettori dopo una prima parte dell’anno incerta a causa del rallentamento delle dinamiche del prezzo delle bottiglie, pur in un contesto vivace sul fronte dei volumi esportati. E così, complice l’avvicinarsi del mese di settembre, mese simbolo della vendemmia, i titoli legati al nettare di Bacco possono provare a ritagliarsi un posto al sole uscendo dalla nicchia dimensionale che caratterizza questo settore a Piazza Affari e che li tiene fuori anche dal radar di molti analisti e uffici studi. Nel paniere di questa categoria di società rientrano nomi del listino italiano come Compagnia dei Caraibi (1 TIME), Italian Wine Brand (IWB) e Masi Agricola (MASI). A cui si affianca il gigante tricolore del settore delle bevande alcoliche, Campari group (CPR). Le attività di Campari sono strutturate infatti in tre linee di business composte da oltre 50 marchi: spirit, soft drink e, appunto, wine.
La spinta delle esportazioni per il 2023
Di certo l’andamento dei prezzi del vino e dei volumi esportati rappresentano elementi di attenzione forte per i titoli del vino quotati. Secondo l’ultimo aggiornamento del Monitor dei distretti agro-alimentari italiani al 31 marzo 2023, curato dalla Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, le esportazioni complessive del comparto agro-alimentare italiano mostrano ancora un robusto trend di crescita (+9,5%) con i 51 distretti che totalizzano nel trimestre oltre 6,6 miliardi di esportazioni. Tra questi è definito significativo il contributo del comparto dei prodotti alimentari trasformati, la cui prima filiera per valori esportati è appunto quella del vino con oltre 1,5 miliardi di euro nel primo trimestre 2023 (+5%) con il maggior contributo che viene dal distretto del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+12,6%) e in seconda posizione dal distretto dei Vini delle Langhe Roero e Monferrato (+4,4%), che supera di 20 milioni il risultato dello stesso periodo del 2022. In leggera flessione il distretto dei Vini del veronese (-1,7%) e quello dei Vini dei colli fiorentini e senesi (-1,6%). Si tratta di un trend robusto, confermato anche da dati più recenti di singole realtà specializzate nella commercializzazione del vino. Un esempio arriva dai dati di crescita del primo semestre 2023 di Edoardo Freddi International, realtà leader italiana di export management del vino. La società, con sede a Castiglione delle Stiviere, archivia la prima metà del 2023 con un +7% di volumi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Questi segnali si inseriscono su quanto emerso a maggio scorso, con la pubblicazione dell'"Indagine sul settore vinicolo in Italia" realizzata dall'Area Studi Mediobanca sulle 255 principali società di capitali italiane del comparto con fatturato 2021 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati per 10,7 miliardi di euro, pari all'89,3% del fatturato nazionale del settore. Ebbene, la conclusione dello studio afferma che i maggiori produttori di vino si attendono per tutto il 2023 una crescita delle vendite complessive del 3,3%, con un incremento del 3,1% dell'export.
Segnali di una maggiore stabilità dei prezzi dei vini pregiati
Se sul fronte dei volumi i segnali sono incoraggianti, più prudenti sono le indicazioni in arrivo dalle quotazioni del vino a tutti livelli. In particolare, dopo un lungo periodo di forte trend di crescita, i prezzi delle bottiglie dei vini più pregiati - tra cui occupano un posto rilevante i vini francesi ma anche italiani - mostrano un andamento a un anno calcolato a fine primo trimestre 2023, sintetizzato dal famoso indice delle 50 bottiglie più prestigiose di fine wine, il Liv-ex 50, caratterizzato da una sostanziale tenuta, con un assestamento di -0,9% nell’ultimo anno. Il dato si confronta con un calo ben superiore dell’S&P 500 (-9,7%) e del Dow Jones Industrial (-4,4%) nello stesso periodo. In questi 12 mesi complicati anche per i prezzi dei fine wine, l’Italia è tra i Paesi produttori che hanno conservato meglio il proprio valore.
I valori del sottoindice italiano Liv-ex Fine Wine 1000, che monitora le performance delle dieci etichette nostrane più iconiche tra cui cinque Super Tuscan, a fine marzo 2023 sono invece cresciuti a un anno dello 0,3%, dato che arriva al 16,3% se si considerano gli ultimi due anni e sale addirittura a 43% negli ultimi cinque.
L’impegno a crescere delle quotate italiane del vino
In questo contesto contrastato di dinamiche di volumi e prezzi del vino, i numeri delle società del vino quotate a Piazza Affari mostrano un certo fermento.
Tra le più attive nel settore della commercializzazione del vino è Italian Wine Brands, public company del segmento Euronext Growth Milan di Borsa Italiana, con una capitalizzazione relativamente importante di circa 190 milioni di euro. La società è uno dei principali player attivi nella produzione, distribuzione e vendita di vini italiani di qualità sui mercati internazionali e nel 2022 ha raggiunto un fatturato di 390 milioni di euro, quasi raddoppiato rispetto al bilancio 2020. Proprio a fine 2022 ha completato l’operazione di investimento nel gruppo vinicolo Barbanera con il perfezionamento dell’acquisizione dell’intero capitale sociale di Barbanera e Fossalto e il parallelo reinvestimento di Holding Marco Barbanera e Holding Paolo Barbanera nel capitale di IWB, mediante la sottoscrizione dell’aumento di capitale riservato. Con il closing dell’operazione, dal lato suo IWB ha proseguito nel piano di ampliamento dell’offerta. In attesa di conoscere i dati del primo semestre del 2023, gli investitori restano alla finestra nonostante la media dei giudizi del numero, comunque contenuto, di analisti che segue la società è nel complesso positivo sul titolo. Le quotazioni mostrano una performance negativa a tre mesi intorno al –10%, che aumenta a –23% a un anno.
I numeri semestrali di Masi Agricola
Numeri semestrali già noti, invece, per Masi Agricola, azienda vitivinicola quotata radicata in Valpolicella Classica ma ben nota a livello internazionale, che produce e distribuisce vini di pregio ancorati ai valori del territorio delle Venezie. La società, alle prese nelle ultime settimane con uno scontro tra alcuni dei soci più importanti, capitalizza circa 144 milioni di euro e ha un dividend yield dell’1,33%, con una performance sostanzialmente stabile negli ultimi tre mesi e una modesta flessione del 6% a un anno. Il portafoglio di prodotti di Masi Agricola comprende vini rossi per dessert, vini rossi secchi, vini bianchi e spumanti.
La società veneta ha chiuso il primo semestre 2023 con ricavi netti pari a 33,1 milioni, in calo del 10,4% rispetto ai primi sei mesi del 2022, che a cambi costanti diventa dell’8,4%. Secondo quanto dichiarato dalla società la contrazione del fatturato sarebbe riconducibile ai dati forti ottenuti nel periodo di confronto dell’anno precedente. Infatti, nel primo semestre del 2022 aveva registrato una crescita "eccezionale" del +26% delle vendite grazie alla ripresa dei consumi avvenuta dopo la pandemia. Dal punto di vista geografico, il mercato italiano (29,3% del fatturato totale) ha registrato una crescita dei ricavi del 5,6%. Il calo si osserva anche nell’utile del primo semestre 2023, pari a 1,76 milioni, a fronte dei 4,11 milioni del primo semestre 2022. Dal lato patrimoniale, l'indebitamento finanziario netto alla fine del primo semestre del 2023 ammonta 21,3 milioni, contro 7,7 milioni di fine 2022.
Nel commentare i numeri dei primi sei mesi del 2023, gli analisti di Equita sottolineano che il fatturato è sotto le attese ma che se non altro i margini hanno fatto meglio, con prospettive di miglioramento delle vendite nel secondo semestre dell’anno. In particolare, i secondi sei mesi del 2023 dovrebbero continuare a vedere un miglioramento del gross margin, sia per un’evoluzione del mix di prodotto sia per minori costi, su tutti vetro e altri materiali secchi. Viene inoltre indicato dagli esperti di monitorare come variabile di rischio il costo delle uve che, alla luce delle avverse condizioni meteo estive, per alcune varietà potrebbe risultare meno favorevole del previsto. In attesa di conoscere i risultati della vendemmia, Masi può già fregiarsi dell’entrata, in qualità di rappresentante dell'Italia, nel consorzio dell'OIV, l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, l’organismo intergovernativo al quale aderiscono ben 49 Paesi produttori e consumatori nel mondo. Da parte loro, gli analisti di Equita confermano il giudizio hold alzando marginalmente il prezzo obiettivo del titolo a 3,6 euro. Da segnalare, inoltre, che proprio gli analisti di Equita avevano calcolato a giugno un flottante sul mercato azionario italiano pari a un contenuto 9% del capitale totale.
Il commercio all’ingrosso della Compagnia dei Caraibi
A completare la carta delle società quotate specializzate nel business del vino è Compagnia dei Caraibi, che opera principalmente nel settore del commercio all'ingrosso di bevande alcoliche. Distribuisce e promuove una gamma di marchi di alcolici e vini provenienti da diverse regioni. Fornisce piattaforme digitali per servizi di gestione, tra cui la determinazione dei prezzi dei prodotti e il monitoraggio del processo di vendita dei prodotti ai clienti. In Borsa, Compagnia dei Caraibi capitalizza circa 55 milioni di euro, con un dividend yield all'1,7%, e mostra una performance poco mossa a tre mesi e una flessione intorno al 22% a un anno.
La società ha pubblicato a fine luglio i risultati preliminare del primo semestre 2023, apparsi incoraggianti, tenendo anche conto che solitamente i ricavi del secondo semestre ammontano a circa il 60% del fatturato dell’intero anno. I ricavi totali sono visti tra 28,3 e 28,8 milioni, in crescita di circa il 4% su base annua. A fronte di questi numeri gli analisti di KT&Partners confermano su Compagnia dei Caraibi il rating add e il fair value a 5,05 euro, sottolineando che il primo semestre ha beneficiato di un contributo iniziale delle controllate estere e del consolidamento di We R-eticsoul, ma i risultati sono risultati di circa il 7% inferiori alle attese, sulla scia del contributo di Elephant Gin sui ricavi a partire dalla data di consolidamento, nel secondo semestre 2023, invece di un contributo per l’intero anno come previsto”.
Inoltre, gli analisti spiegano che la società ha registrato una posizione di cassa netta nel range di 2,0-2,3 milioni, in aumento rispetto a -0,6 milioni alla fine del 2022, nonostante il cash-out per l’acquisizione della società We r-eticsoul e dei terreni agricoli nelle Langhe. Da parte sua, la società di analisi ValueTrack conferma su Compagnia dei Caraibi il fair value a 4,87 euro mantenendo invariate le previsioni per il periodo 2023-2025.
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