L’estate è finita ed è tempo, oltre che di tornare al lavoro, anche di mettere mano al proprio portafoglio titoli. Ma cos’è successo sui mercati azionari durante i mesi estivi?
Nel periodo estivo, le Borse mondiali sono state sollecitate, oltre che dalle trimestrali, anche dagli aggiornamenti sui dati macro. Nel mese di luglio sia la Federal Reserve che la Bce hanno alzato nuovamente i tassi di interesse dello 0,25%, sempre con l’obiettivo di raffreddare la crescita dell’inflazione, e gli ultimi dati macroeconomici sembrano dare ragione alla politica restrittiva delle banche centrali. L’ultima lettura dei numeri relativi all’inflazione, infatti, aveva rilevato ad agosto un’inflazione stabile al 5,3% nell’area euro e in aumento al 3,2% negli Stati Uniti (il dato USA è riferito a luglio). Mentre i numeri relativi al Pil del secondo trimestre nell’Eurozona (+0,3% rispetto ai primi tre mesi dell’anno) e negli Usa (+2,1%, anche se meno delle attese del mercato) hanno mostrato la solidità di queste due economie nonostante la crescita del costo del denaro. Sul fronte delle materie prime, invece, si è registrata una nuova impennata del prezzo del petrolio, salito dai 71 dollari di metà giugno ai quasi 90 dollari di fine agosto (riferito al barile quotato sul WTI).
I mercati sviluppati battono gli emergenti
Nonostante non siano arrivate le tanto attese notizie di una inversione di tendenza dell’inflazione e della politica monetaria delle Banche centrali, gli investitori non hanno perso fiducia nell’equity e i mercati azionari hanno continuato a macinare guadagni.
L’indice Morningstar Global Markets è salito del 4,70% (in euro) nei tre mesi da giugno ad agosto, facendo lievitare la performance da inizio anno al 12,78%. Il benchmark ha potuto beneficiare dei rialzi registrati sui listini americani, che pesano per il 60% sulla capitalizzazione di mercato dell’indice e che nei tre mesi presi in esame hanno guadagnato il 6,52%. Nel complesso, sono stati proprio i mercati sviluppati a dare agli investitori le soddisfazioni maggiori.
L’indice Morningstar Developed Markets ha guadagnato quasi il 5%, sovraperformando largamente il benchmark che tiene traccia del rendimento dei mercati emergenti che invece non è andato oltre l’1,3%. Se è vero che il contributo maggiore al risultato della regione è arrivato dai listini newyorkesi, spinti prevalentemente dalla buona intonazione di tecnologici, consumer cyclical, industriali e finanziari, un ruolo importante lo hanno giocato anche le performance dei listini dell’Eurozona e del Giappone, che pesano rispettivamente per il 9,10% e per il 7,48% della capitalizzazione di mercato dell’indice e che nel periodo considerato hanno guadagnato il 2,66% e il 3,32%. Tra le Borse dell’area euro, hanno brillato in particolar modo quelle di Milano e Madrid, salite rispettivamente del 10,2% e del 6,16% per effetto della buona intonazione dei settori consumer cyclical e finanza, che per entrambi i listini rappresentano circa la metà della capitalizzazione complessiva. Ha deluso, invece, il Regno Unito che ha sottoperformato la regione non andando oltre l’1,2% a causa delle perdite accumulate dai titoli finanziari e dell’heathcare.
Chi brilla tra gli emergenti
Relativamente ai mercati emergenti, il maggior contributo è arrivato dalla Cina, che pesa per oltre un quarto della capitalizzazione di mercato del benchmark e che ha guadagnato poco più del 2% nei tre mesi considerati, e dai listini dell’America latina, spinti dalle buone performance di Brasile e Messico. Queste due Borse pesano per quasi l’80% della capitalizzazione di mercato dell’indice della regione e hanno registrato un guadagno rispettivamente del 9% e del 7%. Il best-performer, tra i mercati emergenti, è stato però quello europeo che è salito di oltre il 20% grazie all’ottimo risultato della Borsa azionaria di Istanbul che fatto registrare +27% tra giugno e agosto.
Le valutazioni di mercato
Gli ultimi tre mesi hanno rafforzato un trend positivo che dura da inizio 2023 e che ha visto crescere i mercati globali del 12% e prevalere ancora le regioni sviluppate su quelle emergenti. Ma nonostante i guadagni accumulati, è ancora possibile trovare sacche di valore tra i listini azionari internazionali.
Anche dopo il +16% registrato negli ultimi 8 mesi, le azioni scambiate sui listini Usa continuano a essere scontate del 5% rispetto al fair value. Più vantaggiose sono le quotazioni dell’equity europeo (in particolare dei titoli negoziati sulle Borse di Milano, Madrid e Francoforte), che al momento è valutato con un rapporto Prezzo/Fair value medio attorno a 0,8 (20% di sconto). Tra i mercati emergenti, il più conveniente resta quello cinese, scontato del 30% circa rispetto al fair value, seguito da quelli del Sudamerica (in particolare Brasile e Colombia). Mentre Giappone e India sono valutati rispettivamente a un rapporto Prezzo/Fair value di 0,91 e 0,95.
Il Barometro del mercato globale
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.