Dopo un mese di agosto negativo, le valutazioni di mercato dei titoli scambiati sui listini del Vecchio continente sono diventate più convenienti. Gi analisti di Morningstar mettono in guardia sulla crescita del settore beni di consumo, che negli ultimi anni ha capitalizzato la spesa generata dall’extra-budget delle famiglie costruito durante la pandemia, ma individuano alcune aziende attive nel segmento consumer defensive che sono ancora scambiate sul mercato a tassi di sconto elevati.
Accor
ll titolo Accor ha guadagnato quasi il 48% da inizio anno (in euro al 7 settembre 2023), ma continua a essere scontato del 20% rispetto al fair value di 41,50 euro (report aggiornato al 31 luglio 2023).
Gli analisti di Morningstar riconoscono all’azienda francese una posizione di vantaggio all’interno del settore alberghiero per effetto della forza dei suoi marchi e delle sue elevate dimensioni, che le permettono di produrre economie di scala che la concorrenza non è in grado di replicare. “La capacità di determinare il prezzo e la fedeltà dimostrata dai clienti sono testimonianza del valore che i consumatori riconoscono ai suoi brand. Il gruppo, inoltre, gestisce più di 800mila stanze attraverso 46 marchi di strutture alberghiere in tutti i segmenti di prezzo (lusso, economico, medio) e questo le permette di promuovere campagne pubblicitarie e programmi fedeltà che le altre catene alberghiere non riescono a fare”, dice Dan Wasiolek, analista azionario di Morningstar.
Gli analisti sono anche fiduciosi sulle prospettive di crescita dell’azienda francese che, a loro avviso, è in grado di capitalizzare a proprio favore dei fattori strutturali del settore del turismo in Europa. I dati relativi al tasso medio di occupazione alberghiera a lungo termine (dal 1995-2019), superiore a quello statunitense, dimostrano infatti che gli europei hanno un forte desiderio di viaggiare e Accor è ben posizionata per sfruttare a proprio favore la ripresa della domanda ì dato che circa il 60% dei suoi hotel si trova nel Vecchio continente.
Imperial Brands
Imperial Brands è la quarta azienda più grande al mondo nel settore del tabacco (se si esclude China National Tobacco) grazie a un volume di 221 miliardi di sigarette vendute nel 2022 nel mondo.
Ciò che distingue Imperial dalle big del comparto, come ad esempio Philip Morris International, è la sua maggiore esposizione alla domanda di sigarette. La strategia aziendale di Imperial Brands prevede che gli investimenti siano concentrati su categorie di prodotto in cui è più forte e nelle aree geografiche in cui la domanda dei consumatori dovrebbe mantenersi robusta anche nei prossimi anni, come Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Spagna e Australia, Paesi nei quali detiene una quota di mercato significativa e che nel complesso rappresentano più del 70% dell'utile operativo.
I numeri stanno dando ragione al management: nel 2022 l’azienda è riuscita a guadagnare quote di mercato nelle principali regioni in cui è presente ed è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di tagliare i costi per un ammontare di 150 milioni di sterline entro il 2023.
Il titolo ha ceduto circa l’8% da inizio anno (in euro al 7 settembre 2023) e ora è scambiato a un tasso di sconto del 40% rispetto al fair value di 29 sterline. Inoltre, le azioni del gruppo britannico offrono un dividend yield superiore all’8% (report aggiornato al 17 maggio 2023).
AB InBev
Le azioni AB InBev hanno ceduto il 5% da inizio anno (in euro al 7 settembre 2023) e ora sono scambiate sul mercato a un tasso di sconto di circa il 40% rispetto al fair value di 83 euro (report aggiornato al 3 agosto 2023).
AB è il produttore di birra più grande al mondo e negli anni ha adottato una strategia aziendale che punta a crescere attraverso l’acquisizione di nuovi marchi che gli permettono di ampliare la propria rete di distribuzione e di estrarre sinergie che gli consentono di migliorare la redditività.
Gli analisti di Morningstar riconoscono ad AB InBev un Economic moat nella misura di Ampio in ragione di un vantaggio di costo, maturato grazie alle elevate economie di scala, e di un portafoglio marchi di alto valore. Inoltre, l’azienda esercita di fatto un monopolio sul mercato della birra in molti Paesi dell’America latina e dell’Africa (grazie all’acquisizione di una quota di maggioranza di Ambev) e riesce a sfruttare al meglio le sinergie con le numerose società acquisite.
“La crescita del segmento delle birre artigianali, che danneggia i volumi di vendita nei mercati sviluppati, sarà compensata dall’aumento dei consumi nei Paesi emergenti. In America Latina e in Asia, che rappresentano quasi i due terzi dell’EBIT (Earnings before interest and taxes) consolidato, il consumatore si sta sempre di più orientando all’acquisto di marchi globali di qualità superiore e AB InBev possiede un solido portafoglio con Budweiser, Corona e Stella Artois. Le nostre previsioni per i prossimi cinque anni indicano ora un progresso medio dei ricavi del 5% e una crescita degli utili superiore al 10%”, dice Philip Gorham, Director of Equity Research di Morningstar.
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