Con i prezzi del greggio in continua ascesa nelle ultime settimane, arrivati a segnare i massimi degli ultimi 10 mesi, i titoli petroliferi quotati a Piazza Affari vivono giorni da protagonisti su listino italiano. La squadra della società presenti in Borsa Italiana appartenenti al settore dell'Oil & Gas comprende i pesi massimi Eni, Saipem e Tenaris, un paio di titoli a media capitalizzazione (intorno ai 1,2 miliardi di euro) come Maire Tecnimont e Saras, e le più piccole D'Amico e Gas Plus. Per tutte loro, vedere i futures del Brent salire oltre i 94 dollari al barile e i futures del West Texas Intermediate ormai prossimi a quota 92 dollari tende a fornire una marcia in più per le quotazioni, anche perché la salita dei prezzi dell’oro nero potrebbe non essere finita. Ad esempio, lo stesso amministratore delegato del secondo produttore energetico statunitense, Mike Wirth, Ceo di Chevron, vede i prezzi del petrolio in grado di poter avvicinare il livello di 100 dollari al barile. Tuttavia, attenzione: non tutte le società quotate in Italia del settore Oil&Gas vedono i propri prezzi correlati positivamente in maniera significativa e soprattutto costante alle dinamiche dei prezzi del petrolio.
Le big oil italiane gradiscono i prezzi alti del greggio
Tre le società a grande capitalizzazione, sia Eni che Saipem dimostrano di avere una correlazione positiva con i prezzi del petrolio che dura nel tempo. Negli ultimi tre mesi le quotazioni del Brent hanno guadagnato il 25% circa. Nello stesso periodo Saipem ha messo a segno un rialzo intorno al +28% mentre Eni ha archiviato un buon rialzo anche se di minor entità, pari a + 17% circa. Il titolo del Cane a sei zampe è sui massimi degli ultimi quattro anni, ma nel passato aveva una correlazione con il greggio più elevata. Da alcuni anni, la correlazione è calata, anche come effetto della diversificazione delle attività del gruppo. Nelle ultime settimane diversi analisti hanno rialzato i target price di Eni, seguendo anche la dinamica dei prezzi del petrolio, dividendosi essenzialmente tra posizioni buy e posizioni hold.
Dal canto suo, l’altra big cap riconducibile formalmente al settore Oil&Gas, Tenaris, dimostra di avere una correlazione molto mutevole nel tempo coi prezzi del greggio. Infatti, il titolo si è mosso sulla scia del petrolio negli ultimi tre mesi, almeno a livello quantitativo, arrivando a costruirsi un rialzo intorno al +18%, mentre su un orizzonte più ampio, come quello da inizio anno, ci ricorda la sua scarsa correlazione di fondo con il greggio, risultando addirittura con una performance negativa. È utile qui ricordare, per un costruttivo confronto, che Eni da inizio anno è salita del 15% e Saipem è cresciuta del 42% circa. Questa maggior decorrelazione di Tenaris è riconducibile al business della società che viene considerata nel perimetro dell’Oil&Gas, ma che col petrolio è legata per le infrastrutture, non come produttore o raffinatore. Di fatto, è una holding che produce acciaio per l'industria delle tubature principalmente nelle sue strutture in Messico, Argentina, Colombia, Stati Uniti e Guatemala. I suoi prodotti e servizi includono anche tubi per l'estrazione di prodotti petroliferi utilizzati nelle operazioni di perforazione e per la lavorazione degli idrocarburi e la generazione d'energia.
Capitalizzazioni importanti
Per quanto riguarda il titolo italiano più importante del settore petrolifero, Eni, va sottolineato che l’impatto del rialzo del petrolio sulle sue quotazioni gioca un ruolo importante anche nel condizionare le dinamiche degli indici di Piazza Affari. Il Cane a sei zampe è uno dei titoli più pesanti di Piazza Affari arrivando a capitalizzare circa 51 miliardi di euro. È infatti quarto nella classifica come capitalizzazione, dopo Enel, Stellantis e Ferrari. Più modesto il contributo sul trend degli indici legati alla Borsa Italiana da parte dei prezzi dei Saipem. La sua capitalizzazione, infatti, si attesta sui 3,2 miliardi. Decisamente più rilevante la capitalizzazione di Tenaris, oltre i 18 miliardi di euro, che però ha un business e un andamento in Borsa di fondo spesso poco correlato ai prezzi del greggio.
Le mid cap dell’Oil&Gas
Appare più uniforme la dinamica dei prezzi delle due mid cap del settore petrolifero, ossia Maire e Saras, anche se con intensità dei movimenti dei prezzi che varia da periodo a periodo. Se su un orizzonte di medio periodo, ad esempio da inizio anno, spicca Saras con un +21%, seguita da Maire con un rialzo attorno al 15%, negli ultimi tre mesi infiammati dal surriscaldamento dei prezzi del greggio è la seconda a mostrare una performance più forte con un +17% circa a fronte del +11% della prima. È utile ricordare il differente business delle due società, pur rientranti entrambe nel perimetro dell’Oil&Gas. Maire è un gruppo industriale internazionale specializzato nella trasformazione di risorse naturali tramite ingegneria impiantistica in petrolio e gas, mentre Saras gestisce raffinerie in Europa.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.