Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. Tutti noi abbiamo sentito almeno una volta parlare di terre rare, ma in pochi sanno esattamente cosa siano, perché siano così importanti e come ci si possa investire. Oggi ne parliamo con Alessandro Rollo, Product Manager di VanEck.
Ecco, Alessandro, partiamo proprio dalla base: ci puoi spiegare brevemente cosa sono le terre rare, dove si trovano e perché sono fondamentali per l’economia mondiale?
Alessandro Rollo: Allora, le terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici presenti sulla tavola periodica e accomunate da proprietà chimiche simili. La denominazione rare non deriva dal fatto che è difficile trovarle nella crosta terrestre, quanto al fatto che è difficile trovarle in quantità sufficientemente abbondanti da rendere il processo di estrazione conveniente da un punto di vista economico. Inoltre, sono spesso mischiate, si trovano spesso mischiate ad elementi radioattivi, il che rende il processo di estrazione ancora più difficile e complesso, cosicché sono veramente solo pochi player altamente specializzati a poterlo realizzare.
Passando al perché le terre rare sono fondamentali per la nostra economia globale, la risposta risiede nelle loro proprietà chimiche, quindi parliamo di proprietà magnetiche, luminescenti ed elettriche. Le terre rare sono infatti utilizzate alla luce di queste proprietà nella maggior parte dei dispositivi elettronici di uso quotidiano, dai telefoni, computer, monitor, ma anche sistemi di difesa, laser, LED. Inoltre, trovano applicazione anche nella transizione energetica. Sono infatti ampiamente utilizzate, ad esempio, nelle turbine eoliche e nelle batterie dei veicoli elettrici.
Baselli: L’investimento nelle terre rare fa parte degli “investimenti tematici”. Voi lo sapete bene, in quanto VanEck, tra i tanti ETF tematici che ha, ne offre anche uno sulle terre rare. Che tipo di aziende troviamo all’interno di queste strategie?
Rollo: Le aziende per poter ottenere esposizioni alla tematica delle terre rare sono quelle coinvolte principalmente nella loro estrazione, lavorazione e raffinazione. Si tratta principalmente di aziende dalla media capitalizzazione di mercato, in particolar modo australiane, cinesi, statunitensi e canadesi, rispecchiando un po’ quindi le zone geografiche dove si trovano la maggior parte dei giacimenti al momento, le quali aziende sono spesso coinvolte anche nell'estrazione di altri metalli strategici, come ad esempio il litio. Queste aziende presentano un profilo di tipo growth, nonostante recentemente abbiamo comunque assistito ad una contrazione anche considerevole delle valutazioni e allo stesso tempo un miglioramento notevole dei principali margini e delle principali metriche di profittabilità.
È importante sottolineare che quando si sceglie queste aziende bisogna assicurarsi che esse effettivamente derivino una parte consistente dei ricavi proprio dalle terre rare, in modo da assicurarsi un approccio di tipo pure replay a questa tematica.
Baselli: Appunto, se andiamo ad analizzare l’andamento di queste strategie negli ultimi due anni circa, vediamo che le performance sono state deludenti (-8% dall’inizio dell’anno, -27% nel 2022). Quali fattori hanno pesato sulle terre rare, in un momento in cui in realtà il settore delle commodity preso in generale ha beneficiato del picco inflazionistico?
Rollo: È vero, sembra un po’ un paradosso questo della performance, perché abbiamo assistito ad un regime inflazionistico elevato che a livello storico ha molto spesso beneficiato, appunto l'asset class delle commodities. Non è stato così per le terre rare quest'anno, a nostro avviso ci sono diverse spiegazioni.
La prima risiede nel fattore Cina, nel rischio paese Cina. Come dicevo prima, numerose di queste aziende sono attive proprio in Cina, sono impegnate nell'estrazione lavorazione e raffinazione di terre rare in quel paese e quindi senz'altro possono aver pesato tutte le notizie negative che sono emerse in merito alla Cina. Parliamo quindi delle paure di un regime deflazionistico che sta emergendo, piuttosto che l'implosione del settore immobiliare. Insomma, tutte queste notizie possono aver spaventato gli investitori, i quali, appunto, potrebbero non aver deciso di investire in questo tipo di aziende. E in secondo luogo abbiamo anche il fattore rappresentato da molte aziende, come ad esempio la famosa Tesla, le quali, di fronte a difficoltà sempre più grandi nell'ottenere terre rare, stanno cercando di trovare delle alternative. Per esempio, Tesla ha dichiarato pochi mesi fa che sta cercando un'alternativa basata sulla ferrite per realizzare le batterie dei propri veicoli elettrici. Quindi senz'altro anche annunci di questo tipo, che come ho detto sono dovuti alla difficoltà di approvvigionamento delle terre rare, possono aver pesato sul settore quest'anno.
Baselli: Ora, invece, per chiudere, qual è l’outlook per i prossimi anni e quali sono o driver e le tendenze principali che voi vedete per l’investimento in terre rare?
Rollo: L'outlook delle terre rare, a nostro avviso, resta positivo. Esse, alla luce delle loro proprietà chimiche notevoli, sono utilizzate in numerosi trend globali che daranno forma, influenzeranno le nostre società per le decadi a venire, a nostro avviso. In primo luogo saranno un driver fondamentale della digitalizzazione, che avanza sempre di più in tutto il mondo. Trovano infatti applicazione, come dicevo, in quasi tutti i dispositivi elettronici e tecnologici di uso quotidiano, da computer, monitor, televisori.
Sono anche ampiamente utilizzati nel settore della difesa e alla luce degli eventi del 2022, quindi lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, pensiamo possa crescere molto. Sono ad esempio utilizzati in sistema di difesa, sonar, led e altre apparecchiature. E inoltre le terre rare sono molto utilizzate nella transizione energetica. Le loro proprietà magnetiche, in particolare, sono sfruttate da un lato nelle turbine eoliche e dall'altro nelle batterie di veicoli elettrici.
Si stima infatti che laddove nel 2040 riuscissimo a raggiungere gli ambiziosi obiettivi degli accordi di Parigi, circa il 40% della domanda delle terre rare arriverà proprio dalle energie rinnovabili. Quindi senz'altro ci aspettiamo che negli anni a venire la transizione green sia un driver importante per la domanda di terre rare.
Baselli: Perfetto, grazie ancora ad Alessandro Rollo. Per Morningstar, Valerio Baselli, alla prossima.
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