In totale, i soci di Pechino hanno il 46%, ma dopo l'esercizio del Golden Power da parte del governo italiano hanno perso praticamente ogni potere concreto sulla Bicocca.
Primi segnali di disimpegno cinese in Pirelli. Lo scorso 29 settembre, è scaduto il patto parasociale su un 5% di azioni Pirelli detenuto da Silk Road Fund e stretto con Sinochem. In totale, i soci di Pechino hanno il 46%, ma dopo l'esercizio del Golden Power da parte del governo italiano hanno perso praticamente ogni potere concreto sulla Bicocca.
A Piazza Affari, il titolo Pirelli passa di mano a EUR4,45, con un calo dello 0,5%. Nell'ultimo anno, ha fatto segnare un recupero del 33%; mentre, in cinque anni, ha ceduto il 37% e la sua capitalizzazione di Borsa è a quota EUR4,47 miliardi.
Ai prezzi attuali, dunque, il 9% di Silk Road Fund varrebbe EUR400 milioni e il 37% di Sinochem varrebbe EUR1,65 miliardi. I cinesi, controllati direttamente dallo Stato e dal Partito comunista, erano entrati in Pirelli nel 2015 investendo circa EUR7 miliardi (di cui EUR4 di debiti rilevati). Marco Tronchetti Provera, che ha sempre mantenuto il comando nonostante la sua Camfin avesse appena il 14%, con i capitali di Pechino ha potuto rimborsare larga parte del debito con le banche italiane ed evitare che di Pirelli si impadronissero i fondi locusta.
Va ricordato che, nell'autunno del 2016, fu il presidente cinese, Xi Jinping, ad affermare pubblicamente in una riunione di manager pubblici che "il Partito comunista cinese conta più di ogni consiglio di amministrazione perché è la radice e l'anima della società". E aveva teorizzato che le aziende partecipate all'estero fossero "un prolungamento dell'azione del PCC anche oltre i nostri confini". Sette anni dopo, il proposito ha rischiato di realizzarsi anche in Pirelli.
Dopo aver garantito per anni che i soci cinesi non sarebbero mai stati un problema, nella scorsa primavera Tronchetti ha dovuto bussare a Palazzo Chigi, denunciando il tentativo dei soci orientali di cominciare a comandare su Pirelli. Il governo di Giorgia Meloni ha dato ascolto al genero di Leopoldo Pirelli e ha esercitato il Golden Power, estromettendo i soci cinesi da qualsiasi decisione che avesse a che fare con strategie, tecnologie e investimenti. Uno dei motivi dell'intervento è stato anche il lancio degli pneumatici con microchip, che permetteranno una puntuale geolocalizzazione dei mezzi.
Oggi, Pirelli ha comunicato che non è stato rinnovato il patto del 29 marzo 2021 tra Sinochem e Silk Road Fund, nel quale erano contenuti patti parasociali sul gruppo milanese. Il patto aveva come oggetto l'impegno di SRF a votare in assemblea secondo le indicazioni del socio e su un capitale del 5%. La notizia della cessazione del Patto parasociale è stata regolarmente depositata presso il Registro delle imprese di Milano questa mattina.
"Di fatto, si tratta di un segnale di disimpegno che prelude a una probabile vendita", spiega un analista, aggiungendo che "stiamo parlando di un 5%, per adesso, ma il processo potrebbe essere lungo e di sicuro i cinesi vorranno minimizzare le minusvalenze". Oltre a tutto, le regole di Sinochem prevedono che le partecipazioni detenute in altri gruppi siano di controllo e non meramente finanziarie.
Sull'altro fronte, resta sempre in vigore il patto sottoscritto a marzo scorso su Pirelli da Tronchetti (Camfin) e Brembo, che vincola oltre il 20%. Proprio Brembo (oggi a EUR11,6, con un calo dello 0,9%) è da tempo guardata con interesse in Piazza Affari come possibile socio in ascesa.
Pirelli, come Brembo, in questi anni difficili ha saputo imboccare la strada dell'alto di gamma e ormai fa parte del segmento del lusso come Michelin, Goodyear o Continental. Per questo motivo ha un buon consenso del mercato e adesso che le quote cinesi potrebbero essere gradualmente dismesse non è escluso che siano alcuni grossi fondi di private equity a prendere posizioni importanti sulla Bicocca.
Nelle prossime settimane, intanto, il governo italiano lascerà scadere l'adesione alla Via della Seta, siglata nel 2018 dal premier Giuseppe Conte. L'Italia à l'unico Stato del G7 ad aver firmato il patto. Resterà in piedi un accordo di partenariato e l'intenzione di Giorgia Meloni è di mantenere ottime intese commerciali con Pechino, facendo solo attenzione a preservare le tecnologie.
Di Francesco Bonazzi, Alliance News columnist
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