Un numero crescente di studi suggerisce che a parità di ogni altra condizione, le aziende più preparate nella gestione delle questioni legate alla sostenibilità sono in grado di sovraperformare il mercato.
Ma è davvero così? Questa è la tesi che abbiamo voluto provare utilizzando il Morningstar ESG Risk Rating su un campione di azioni europee.
Cos’è l’ESG Risk Rating
L’ESG Risk Rating misura il grado in cui il valore economico di un’azienda può essere messo a rischio a causa di fattori ESG o, più tecnicamente, quale sia l’entità dei rischi ESG non gestiti da un’azienda. L’ESG Risk Rating di un’azienda si esprime sotto forma di un punteggio quantitativo e una categoria di rischio.
La valutazione è di natura molto granulare, poiché le questioni considerate e gli indicatori utilizzati sono determinati a livello di sottosettore. Il rating è anche specifico dell’azienda, vale a dire che la selezione dei temi e la ponderazione degli indicatori riflettono la specifica condizione di ogni azienda.
Nonostante questo, il rating consente un confronto diretto e un'analisi comparativa oltre i confini settoriali. L’ ESG Risk Rating è un rating “assoluto” e non relativo. Ciò significa che consente di mettere a confronto una banca con una compagnia mineraria.
A livello aziendale, i punteggi di esposizione vengono calcolati guardando sia alle caratteristiche del sottosettore di appartenenza sia al beta specifico dell’azienda.
Ci sono quattro fattori principali che possono influenzare il beta di un’azienda. Il primo è il rischio finanziario. La misura in cui una problematica ESG impatta sul valore attuale dei flussi di cassa di un’azienda dipende dalla sua salute finanziaria. A parità di ogni altra condizione, la probabilità di sopravvivere alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, ad esempio, varia a seconda della solidità finanziaria di un’azienda, della sua leva finanziaria e della sua disponibilità di cassa.
Il secondo fattore è l’esposizione geografica. Ovviamente, può fare una differenza significativa il paese in cui un’azienda ha i propri impianti di produzione o vende i propri prodotti. L’esposizione ai rischi idrici, ad esempio, è determinata dalle condizioni regionali di scarsità d’acqua. Mentre per quanto riguarda i ricavi, può fare una grossa differenza il luogo in cui un’azienda ricava il suo fatturato, perché da questo dipende la normativa a cui attenersi.
Il terzo fattore è rappresentato dagli eventi precedenti. Se un’azienda ha una storia di fallimenti gestionali è probabilmente più esposta a un maggiore controllo da parte della società civile e/o del regolatore.
Il quarto fattore è il prodotto che l'azienda produce. Un’azienda automobilistica che si è in gran parte allontanata dalla produzione di automobili alimentate a combustibili fossili, ad esempio, è molto meno esposta ai problemi legati al carbonio rispetto ai suoi competitor.
Cinque livelli di ESG Risk Rating
L’ESG Risk Ratings di un’azienda quantifica la probabilità che il valore di un’azienda possa essere danneggiato da problematiche finanziarie innescate da fattori legati alla sostenibilità e si articola in una scala di cinque giudizi: trascurabile, basso, medio, alto e severo.
Rischio e rendimento ESG
Se analizziamo i rendimenti delle azioni europee raggruppate in base all’ESG Risk Rating giungiamo ad una conclusione inattesa, in quanto le società con i rischi di sostenibilità più elevati (i.e. alto o severo) hanno realizzato negli ultimi mesi, e soprattutto negli ultimi anni, rendimenti molto più elevati rispetto alle società con un rating ESG migliore e a quello dell’indice Morningstar Europe NR (vedi tabella seguente).
Questo risultato si può spiegare con la distribuzione settoriale dell’ESG Risk Rating. Dal Barometro europeo di Morningstar sappiamo che il settore energetico è stato quello più redditizio negli ultimi 3 anni, con un guadagno annualizzato del 37%. Inoltre, i titoli energetici, sono anche quelli che contano la più alta percentuale di aziende con un rischio ESG alto o grave (pari al 46% su un totale di 46 aziende).
Al contrario, le società dell’immobiliare hanno la più alta percentuale di ESG Risk Rating positivo: trascurabile per il 21% e basso per il 69%, ma sono quelle che hanno performato peggio negli ultimi 12 mesi (7,4%) e negli ultimi 3 anni (-2,8% annualizzato).
Guardando questi risultati, quindi, non sorprende che negli ultimi anni l’ESG Risk Rating abbia avuto una correlazione negativa con il rendimento: migliore è il rating ESG, peggiore è la performance di mercato. Questo, però, non significa che la stessa correlazione debba verificarsi necessariamente anche in futuro. La buona notizia per gli investitori è che i titoli con un rating pari a trascurabile o basso non sono particolarmente costosi al momento. Il loro P/FV è rispettivamente pari a 0,78 e 0,8.
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