I piani pensionistici stanno affrontando sfide che non si vedevano da decenni: prima gli effetti della pandemia, poi i conflitti globali, accompagnati dalle interruzioni della catena di approvvigionamento, l'inversione di tendenza rispetto alla globalizzazione e l’esplosione inflazionistica. Questi sviluppi hanno generato un forte aumento dei tassi d'interesse e una maggiore incertezza delle condizioni economiche, mentre le aspettative di vita continuano a salire e con esse l'invecchiamento della popolazione.
Tutte queste pressioni si verificano in un momento in cui gli individui sono chiamati ad assumersi maggiori responsabilità in relazione al loro futuro previdenziale, dato che i piani basati sul modello contributivo diventano prevalenti in tutto il mondo.
Olanda campione del mondo
Il regime previdenziale olandese, dopo due anni al secondo posto, torna in vetta alla classifica stilata dal 15° Global Pension Index annuale compilato dal Mercer CFA Institute. L’Islanda e la Danimarca si sono classificati rispettivamente al secondo e terzo posto. Molto bene anche Israele, Australia, Finlandia, Singapore e Norvegia. In fondo alla classifica, invece, troviamo India, Filippine e Argentina.
L’Italia, dal canto suo, guadagna una posizione rispetto al 2022, piazzandosi al 31esimo posto su 47 Paesi presi in considerazione. L’unico Paese europeo (nonché unica nazione sviluppata) dietro di noi è l’Austria, mentre Stati come Colombia, Kazakistan e Uruguay ci superano.
La metodologia
Il Mercer CFA Institute Global Pension Index 2023 è uno studio approfondito di 47 regimi previdenziali a livello globale che copre il 64% della popolazione mondiale. Quest’anno sono stati inclusi tre nuovi regimi previdenziali: Botswana, Croazia e Kazakistan.
Il benchmark confronta i sistemi pensionistici di tutto il mondo, mettendo in luce le lacune di ogni ordinamento e suggerendo possibili aree di riforma che assicurerebbero un trattamento pensionistico più adeguato e sostenibile. Sotto il termine “sistema pensionistico” s’intende la somma di previdenza pubblica, complementare e del risparmio previdenziale, anche attraverso strumenti assicurativi e di risparmio gestito.
L’indice finale utilizza la media ponderata dei sotto-indici di adeguatezza, sostenibilità e integrità per misurare ogni sistema pensionistico sulla base di oltre 50 indicatori. Con adeguatezza si intende il livello delle prestazioni erogate per la media dei lavoratori. Il sotto-indice integrità, invece, considera diversi elementi di normativa e governance del rischio pensionistico, così come il livello di fiducia che i cittadini di ogni Paese hanno nel loro sistema. All’interno dell’indice dedicato alla sostenibilità, infine, si trovano indicatori quali la percentuale di adesione a fondi di previdenza complementare e a fondi pensione, aspetti demografici ed alcune evidenze macroeconomiche come contribuzione e debito pubblico.
Per ciascuna di queste macro-categorie, i sistemi previdenziali che hanno conseguito i valori più elevati sono il Portogallo per l’adeguatezza (86.7), l’Islanda per la sostenibilità (83.8) e la Finlandia per l’integrità (90.9). I sistemi con i punteggi più bassi per macro-categoria sono la Corea del Sud per l’adeguatezza (39.0), l’Austria per la sostenibilità (22.6) e le Filippine per l’integrità (25.7).
Italia poco sostenibile, ma migliora in adeguatezza
Per quel che concerne l’Italia, lo studio sottolinea che “si sono evidenziati dei progressi in merito al sotto-indice di adeguatezza” e che “il costante peggioramento del debito pubblico italiano viene compensato da altri elementi, tra i quali la trasferibilità tra fondi pensione dei benefici maturati e un buon replacement ratio”.
In merito alla sostenibilità, invece lo Stivale migliora il suo punteggio (principalmente dovuto all’aumento di persone con età superiore a 50 anni che risultano iscritte a forme pensionistiche complementari) ma rimane nella parte bassa della classifica e nello specifico al penultimo posto. Gli elementi negativi sono rappresentati da una crescita economica bassa, da un livello del debito pubblico elevato e da un’alta spesa governativa per le pensioni.
L’indice dell’integrità, invece, rappresenta il valore più alto per l’Italia, tra i 3 sotto-incidi. Fattori a supporto sono certamente la presenza di un regolatore in ambito fondi pensione (la COVIP), anche se si dovrebbe fare di più nel favorire un aumento del tasso di adesione alle forme pensionistiche complementari, che rimane ancora molto basso.
Il calo della natalità esercita pressioni su molte economie e sistemi previdenziali nel lungo termine e incide negativamente sui punteggi di sostenibilità di Paesi come l’Italia e la Spagna. Alcuni regimi pensionistici asiatici invece, tra cui la Cina continentale, la Corea, Singapore e il Giappone, hanno avviato importanti riforme che hanno portato al miglioramento dei punteggi negli ultimi cinque anni.
Il crescente impatto dell’IA e i suoi vantaggi
Oltre a individuare i modelli previdenziali migliori a livello mondiale, il report di quest’anno esamina il potenziale dell’intelligenza artificiale (IA) per contribuire a migliorare i sistemi pensionistici e di welfare, in modo da permettere alle persone una migliore qualità di vita negli anni della pensione.
“L’attuale espansione dell’IA nelle attività e decisioni dei gestori di investimenti potrebbe condurre a processi decisionali più informati ed efficienti che a loro volta potrebbero determinare un aumento del rendimento reale dell’investimento per i sottoscrittori dei piani previdenziali”, ha commentato Marco Valerio Morelli, amministratore delegato di Mercer Italia. “L’IA può potenzialmente accrescere l’impegno dei risparmiatori e aiutarli a prendere decisioni finanziarie adeguate di lungo termine. Entrambi gli sviluppi dovrebbero migliorare le prestazioni pensionistiche.”
Il report, tuttavia, chiarisce che l’IA non è priva di rischi, per esempio la modellizzazione dei problemi o le preoccupazioni di ordine etico, a cui si aggiungono la necessità di garantire una privacy ottimale dei dati e la cybersecurity. Nell’elaborazione di questi sistemi, è pertanto essenziale che i modelli di intelligenza artificiale siano disciplinati da una governance rigorosa e un sistema chiaro di responsabilità, per ridurre le distorsioni e le reazioni ingiustificate. È fondamentale istituire garanzie adeguate per tutelare i piani pensionistici in modo che godano della fiducia dei risparmiatori nel lungo termine.
“L’intelligenza artificiale di per sé non è la risposta a tutto. Il controllo e la supervisione umana saranno sempre necessari. Nonostante i rischi l’IA offre l’opportunità di fornire uno standard di vita più elevato negli anni della pensione, un obiettivo non secondario per tutti i regimi pensionistici”, ha concluso Morelli.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.