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Debito pubblico italiano: i numeri sono da emergenza?

Mazziero: “Abbiamo assistito a un aumento delle entrate, ma le uscite sono salite ancora di più. Il prossimo anno sfioreremo i 3 mila miliardi. Non vedo un default, ma diversificare le scadenze riduce i rischi”.

Sara Silano 25/10/2023 | 11:19
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Lo spread tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi è di nuovo sotto i riflettori. Nel suo Osservatorio trimestrale sui conti pubblici, Maurizio Mazziero, fondatore della Mazziero Research, analista finanziario ed esperto dell’economia italiana, ha parlato di “deriva”. Dobbiamo veramente preoccuparci? Lo abbiamo chiesto direttamente a Maurizio che oggi è nostro ospite.

Sara Silano: Buongiorno Maurizio e benvenuto. Nel tuo ultimo Osservatorio hai detto che i numeri sui conti pubblici italiani sono “da emergenza”. Perché?

Maurizio Mazziero: Quello che io ho potuto riscontrare è una deriva dei conti pubblici. Nei primi sette mesi del 2023 si è assistito a una differenza tra entrate e uscite di ben 135 miliardi. Ebbene, questa forbice tra le entrate e le uscite della pubblica amministrazione si è riscontrata solamente nel 2020, quando eravamo in piena emergenza pandemia del Covid-19.

Ecco, appare abbastanza bizzarro che questo tipo di forbice, che poi è leggermente migliorata nei conti del mese di agosto, sia avvenuta con invece un incremento delle entrate tributarie di oltre 24 miliardi. Quindi ci troviamo in una situazione in cui le entrate tributarie, cioè le tasse che tutti quanti paghiamo, aumentano e aumentano anche, diciamo le spese, molto di più di quanto non siano le entrate.

Silano: Quali sono le previsioni per il debito pubblico e il PIL italiano nei prossimi mesi?

Mazziero: Allora, per quanto riguarda il debito pubblico, abbiamo visto sino al mese di luglio record su record, arrivare a 2.859 miliardi. Poi è sceso a 2.841 miliardi. Ecco, da qui a fine anno molto probabilmente continuerà a oscillare e terminerà in una fascia che può essere tra 2.840 e 2.875 miliardi.

Il problema che cos'è: è che il debito -  dallo stesso governo nei documenti ufficiali di finanza – è previsto in continuo aumento e arriverà a sfiorare i 3 mila miliardi l'anno prossimo. Anzi, probabilmente in qualche mese riusciremo addirittura a superare questa soglia di 3 mila miliardi per poi chiudere leggermente al di sotto e portarci stabilmente oltre i 3 mila miliardi a partire dal 2025. Sempre rimanendo sul debito, quello che si assiste è un incremento, che nel 2023 sarà superiore ai 100 miliardi. E la stessa cosa succederà anche nel 2024.

Se invece passiamo al PIL, a fronte di un anno 2022 che era stato tutto sommato favorevole con un incremento del 3,9%; quest'anno a fatica riusciremo ad arrivare a +0,6/+0,7%. Dopodiché ci sono varie stime. Per il momento, come Mazziero Research stimiamo +0,6%, ma non è escluso che dovremo ancora ritoccare verso il ribasso.

Da qui che cosa succederà l'anno prossimo? Beh, l'anno prossimo ci sono molte incognite. Non ultima il conflitto tra Gaza e Israele, che potrebbe avere delle ripercussioni su quelle che sono le quotazioni dell'energia. E questo, diciamo ci importa un pochettino, visto che dobbiamo importare assolutamente l'energia, sia essa petrolio o gas. E quindi insomma, anche con un dollaro forte, è tutto da vedere. Difficile oggi fare delle previsioni su quello che potrà essere il 2024.

Silano: Ecco, ma quali sono i rischi di questo scenario per gli investitori?

Mazziero: Senz'altro serve grande attenzione a quelle che sono le valutazioni delle agenzie di rating. Standard & Poor's ha confermato il suo rating BBB con outlook stabile, ma a novembre avremo un altro passaggio delle altre due principali case di rating, Fitch e Moody's. Soprattutto Moody's è quella più critica, perché è proprio a un passo dal rating speculativo - quello che si dice anche bond spazzatura o speculativo. Se effettivamente Moody's dovesse fare una mossa per bocciare quella che è la nostra economia, beh ci potrebbero essere delle ripercussioni che potrebbero portare lo spread in alto.

Uno spread più in alto significa rendimenti dei Btp - che sono oggi  a ridosso del 5% - più alti. Questo determina un aumento della spesa per interessi e questo determina, a sua volta, un maggiore rischio (e la percezione di maggiori rischi per gli investitori) e quindi un ulteriore allargamento degli spread. Da un lato, gli investitori, tutto sommato, potrebbero anche gioire del fatto che ci siano dei rendimenti dei titoli di Stato così alti perché può essere un'opportunità. Dall'altro (dal punto di vista dello Stato), c'è una spesa per interessi maggiore e quindi, diciamolo, qualche problema per l'economia in generale.

Chiudo dicendo come difendersi da un incremento dei rendimenti qualora si abbiano dei titoli in portafoglio: cercare sempre di fare un portafoglio diversificato con diverse scadenze, in modo che possiamo guardare con un po’ più di rilassatezza a quello che è l'andamento mark to market, quindi del mercato, e portare a scadenza i titoli del debito italiano. Io non vedo un default davanti a noi, almeno in questa situazione qua.

Silano: Ecco Maurizio, grazie che ci hai ricordato l’importanza della diversificazione e grazie per la tua disponibilità oggi. Per Morningstar sono Sara Silano, grazie per averci seguito.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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